Bastia

Tre giorni in Corsica

TRE GIORNI IN CORSICA - Vi è mai capitato di trovarvi improvvisamente a casa con tre giorni di ferie inaspettate, in quanto forzate?? A me si!! A questo punto, il vero “zingaro”, non può resistere alla tentazione di partire! Quindi spulciatina su internet….guardo un po’…..e spunta l’idea Corsica…formulo la proposta alla moglie che dice: ”Perché no?”

Allora facciamo i biglietti della nave, noi abitando vicino alla frontiera francese abbiamo optato per Savona, dove la Corsica Ferries effettua dei collegamenti giornalieri con Bastia. Andata e ritorno con cabina doppia è costato 110 euro. Direi che è un prezzo onesto! Quindi attrezziamo il nostro scooter in maniera fantozziana (con annesso ombrellone legato alla carena) e partiamo alla volta di Savona. Alle 22 la nave lascia il suolo ligure e noi andiamo a nanna dopo aver divorato tre panini al salame a testa e aver cosparso di briciole la già sudicia moquette della cabina.

Primo giorno
Sbarchiamo alle 7 a Bastia
ma sembra ancora di stare in Liguria, architettonicamente parlando. Ma appena entriamo al bar per fare colazione, ci accorgiamo che siamo all’estero! La lingua che parlano i corsi è il francese, ma è fortemente cadenzato, qualcuno storcerà il naso ma io direi quasi simile al sardo. Naturalmente non faccio in tempo a bere il caffè che mi piglia il maldipancia, ma ormai sono abituato alle purghe quando vado in Francia! E lo fanno pure pagare caro, alla faccia….un caffè, un cappuccino (almeno sembrava...) e due croissant (non cornetti) totale 5,70 euro?!?!! Beh, benvenuti in Corsica!

Con la pancia piena (e il portafogli vuoto) ci lasciamo alle spalle la ridente cittadina di Bastia e ci dirigiamo verso la località balneare di Saint Florent, dove abbiamo prenotato un albergo a tre stelle tramite booking.com.

Sulla cartina non avevo però notato che la strada per arrivarci sale fino ad un’altezza di 600 metri e attraversa un valico; noi, molto furbi, siamo arrivati in maniche corte e la cosa più pesante che abbiamo in valigia sono le calze di spugna. Più saliamo, più la temperatura scende. Più la temperatura scende, più il caffè fa effetti collaterali.

tre-giorni-corsica_1

Bene, arriviamo in cima che sembriamo due pesci fuor d’acqua…c’era gente che faceva trekking e noi in costume da bagno, ciabattine e ombrellone al seguito…La località si chiama Col de Teghime, il posto è molto bello e fa capire di quanto i paesaggi corsi possano cambiare in pochi chilometri. Da qua si può ammirare un bellissimo paesaggio, si vede il mare su entrambi i lati, dicono che nelle giornate terse si riesce a scorgere tutta la sagoma dell’isola. Noi non l’abbiamo vista! Finalmente cominciamo a scendere nuovamente, attraversiamo piccoli paesini dove la principale attività è la produzione del vino (dicono che non è molto buono…), la temperatura comincia a salire e forse comincio a digerire il caffè bevuto un’ora prima.

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Arriviamo a Saint Florent, piccola cittdina dalle sembianze di un luogo strozza-polli, nel senso che sembra il tipico luogo turistico dove tutto costa caro, carissimo. L’albergo che abbiamo prenotato, il “Madame Mere”, l’abbiamo pagato 60 euro a notte. E’ un tre stelle, e pensiamo di aver fatto un affare. C’è anche la piscina… anzi, mi sa che c’è SOLO la piscina! Infatti l’albergo lascia parecchio a desiderare, sembra che tutto ruoti intorno alla piscina (che a mio dire, è inutile in località di mare), mentre le camere sono antiquate e vecchie.

Ricordo ancora il disgusto quando entrando abbiamo sentito una temperura di circa 30 gradi e abbiamo poggiato i nostri piedi sulla sudicia moquette ancora sporca di briciole (qualcuno che come noi mangia i panini al salame?!?!). A completare il tutto, il bagno aveva lo scarico non funzionante, e inoltre l’aria condizionata consisteva in un ventilatore arrugginito a due velocità. Poi non so se avete presente le porte di un tempo, quelle con il pulsante che si schiaccia per aprire..ecco, tutte le porte erano così, giusto per farvi capire l’età dell’arredo...

Ma noi non ci perdiamo d’animo, visto che in albergo ci staremo solo per dormire. Quindi ci attrezziamo e partiamo subito alla volta del mare. Avevo spulciato tra i vari blog e forum di qualcuno che era stato nelle rinomate spiagge di Saleccia e del Loto. Però dicevano che si poteva arrivare soltanto con mezzi fuoristrada o moto da cross. Il mio scooter non è 4x4, anzi, è un vero cesso. Quindi è per questo che ho deciso comunque di sacrificarlo in cambio di una giornata in quella che tutti disegnano come un paradiso terrestre.
Ci dirigiamo dunque in direzione di Calvi, sulla statale D81. All’altezza della località di Casta (non fatevi ingannare dal nome, Letizia non sta qua..), dovete imboccare una stradina laterale, come mostrato chiaramente da questo mio video.

E qua inizia il bello. Ho visto persone che hanno lasciato la macchina sulla statale per poi incamminarsi a piedi. Non so se sono arrivati vivi alla spiaggia, in quanto sono ben 12 km di nulla, nel nulla.

La strada effettivamente è molto sconnessa, però pensavo peggio
. Con il mio piccolo cesso superiamo agevolmente ogni buca, facendo sempre attenzione alle mucche che ogni tanto sbucano dai lati della strada.

Circa a metà percorso abbiamo trovato un impavido che con una 500 (avete letto bene) si spaccava assi e semiassi vari andando a sbattere ogni 10 metri con il fondo dell’auto.


La temperatura qui è molto alta, il mio termometro dell’orologio indica 32 gradi e sono le 11 del mattino. E’ proprio un deserto, il deserto degli Agraties infatti…! Anche se non ci sono le dune di sabbia, ha comunque molte caratteristiche simili, come ad esempio l’assoluta mancanza di forme di vita umane nel raggio di 12 km e il caldo micidiale.

E’ stato comunque bellissimo fermarsi un attimo, spegnere lo scooter e stare in silenzio ad ascoltare…il nulla. E’ molto rilassante per chi come noi sono abituati al caos della città. Ma la temperatura continua a salire e siamo costretti a rimetterci in cammino per non finire arrosto. Ad un certo punto scorgiamo segni di civiltà… un campeggio! Ebbene si, qui in mezzo al nulla, un campeggio...come facciano non lo so, in quanto non penso abbiamo acqua corrente, ne tanto meno energia elettrica…deve essere proprio un posto molto “zingaro”! Per chi gli interessasse, si chiama “U paradisu”. Arriviamo alla fine della strada, c’è un grande piazzale dove parcheggiare, con mia soddisfazione vedo solo fuoristrada e moto da cross. Mi sento un gran fico ad essere arrivato fino a li con il mio piccolo cesso.

Li nel piazzale ci sono delle guardie forestali a cui chiedo informazioni in merito alla vicina spiaggia del Loto, a dir di tutti raggiungibile solo via mare con un’imbarcazione privata al costo di 10 euro. Ma guardando Google Earth mi ero accorto che c’era qualche piccolo sentiero via strada, quindi l’ho chiesto alle guardie.

Loro mi hanno risposto che la strada c’è, che siamo fortunati perche di solito è bloccata dal torrente, ma quest’anno è stato particolarmente caldo ed è in secca. Quindi ci promettiamo di tornarci nel pomeriggio, o al massimo il giorno dopo. Ci incamminiamo nel sentiero che conduce alla spiaggia di Saleccia e …meraviglia!! Di improvviso un magnifico scorcio mi si pone davanti agli occhi, guardate questa foto per credere!

E’ il 10 di agosto. La spiaggia è quasi deserta. Due o tre ombrelloni al massimo. Un silenzio quasi irreale ci dà il benvenuto in questo paradiso terrestre. Piantiamo l’ombrellone e subito ci lanciamo in acqua. Inutile dirlo, è spettacolare, non c’è neanche il bisogno di mettere la maschera per vedere il fondale, è tutto chiaro davanti ai propri occhi. Alcune barche sostano in rada e per un momento li invidio.

Siamo stati fortunati perche oggi non c’è vento, e possiamo ammirare in tutta la sua trasparenza il mare, che molto spesso qua risulta molto mosso a causa della sua esposizione al maestrale, che flagella le coste sarde e corse. Pranziamo con due panini al salame, pagati pochi euro al market di Saint FLorent, e ci dedichiamo all’ozio. Questa è vacanza!

Conosciamo due ragazzi che sono arrivati li con la moto da cross. Facciamo due chiacchere e gli chiedo della vicina spiaggia di Ghignu, in quanto sarebbe bello andarci ma su internet dicono che è difficile da raggiungere. Effettivamente lui mi dice che con la moto da cross ha avuto problemi, quindi scarto questa possibile ipotesi.

Dopo pranzo arriva un po’ di gente dal vicino campeggio, e il mare comincia ad incresparsi. Facciamo una piccola passeggiata per digerire e scopriamo che la parte est della spiaggia è popolata dai nudisti.

Prima di andare via, immortaliamo in una scatto qualcosa che in Italia non vedremo mai: un cavallo che fa il bagno in mezzo alla gente. E nessuno si lamenta! Qui gli animali sono sempre i benvenuti, infatti ci sono anche tanti cani che corrono felici sulla battigia. Viva la natura!

Verso le 16, stanchi per il viaggio, decidiamo di tornare verso Saint FLorent per riposarci e mangiare qualcosa di più sostanzioso. Un’altra ora di sterrato e siamo di nuovo sulla statale, un’altra mezzora e siamo nuovamente in albergo. Andiamo al vicino supermarket per fare un po di spesa, visto che abbiamo notato come i ristoranti siano cari, quinid facciamo scorta di affettati, bibite e patatine . E’ abbastanza economico e penso sia il più grande della cittadina, sta sempre sulla statale per Calvi poco prima del porticciolo turistico.

Ancora c’è un po di luce e decidiamo quindi di andare nella vicina spiaggia di Saint FLorent per goderci il mare calmo del tramonto e rilassarci sugli asciugamani freschi. La spiaggetta di Saint Florent non è come quella di Saleccia naturalmente, ma è comunque ottima per qualche ora di mare. La caratteristica che mi ha colpito maggiormente è stata la presenza sul fondo sabbioso di innumerevoli “paguri”, ossia quegli animaletti con la chela che esce dal guscio (ci siamo capiti?!?!?)…ma veramente tanti!! L’acqua è trasparente è molto bassa, tanto che cammino per svariati minuti trovandomi ancora a toccare la sabbia con i piedi. Dopo il tramonto comincia a fare fresco, quindi andiamo nuovamente al nostro super-albergo e facciamo una mega-doccia.

Decidiamo di fare due passi per le viuzze del piccolo centro, ci sono dei mega yacht ormeggiati che fanno bella mostra dei loro interni, quasi a voler lanciare un messaggio ai poveri mortali che stanno sul molo.

Ci sono alcuni negozi di souvenir, tanti ristoranti e pizzerie, molto invitanti a dir la verità. Ci facciamo convincere da un cameriere sulla strada ad entrare in un ristorante. Sembra molto carino, c’è anche tanta gente. Si chiama “Le Petit Caporal”, si trova sul lungomare

Ci portano un po di antipasti di mare, poi chiedo una frittura mista che attenderò circa un’ora. Poi vedo un cameriere che inciampa e fa cadere a terra il MIO piatto con la frittura. Dopo due minuti è tornato...con la frittura ricomposta sul piatto. Inutile dire che l’ho lasciata li, anche perché è difficile e pure inutile andare a litigare quando non conosci bene la lingua e soprattutto non sei a casa tua. Il conto è stato di 60 euro per due antipasti, un primo e una frittura, e due birre corse. A proposito! Provate assolutamente la birra corsa, la “Pietra”: è buonissima e vi lascerà un ottimo ricordo, è fatta con le castagne. Se proprio non vi piace la birra, potete prendere una Coca Cola Corsa, non è come l’originale, ma vi porterete a casa una lattina che è sicuramente un bel souvenir!

Scorgiamo una gelateria dove c’è una fila lunghissima e pensiamo facciano un gelato buonissimo. Si chiama proprio così: “La Gelateria”. Stiamo dieci minuti in fila ma qua non si muove nessuno…sembra di stare alla posta…quindi decidiamo di recarci verso altri lido. Non notiamo grandissimo movimento, solo gente che fa avanti e indietro per il lungomare, non c’è ne musica dal vivo ne discobar, quindi mestamente verso le 23 torniamo in albergo. Buonanotte!

Secondo giorno
Oggi sveglia presto (si fa per dire) alle 8:00; dobbiamo tornare a Saleccia per la seconda volta, ma oggi dobbiamo anche fare un salto alla spiaggia del Loto.

Quindi ripercorriamo nuovamente tutta la strada del giorno prima, andiamo a Saleccia e ci passiamo tutto la mattinata. Il pomeriggio quindi saltiamo in sella al cesso e proviamo a trovare la strada indicataci dai rangers il giorno prima. Dopo varie svolte errate troviamo finalmente la strada che passa in mezzo al fiume….e poi più avanti la casa del pastore di cui ci parlavano… siamo sulla via giusta! Per capire dove andare, nel caso ci voleste andare pure voi, vi allego la cartina dettagliata.

Superata la casa del pastore (la trovate sulla vostra destra) costeggiamo lo stagno del Loto, popolato da numerosi volatili di specie a me sconosciute. Arrivati alla spiaggia, ci rendiamo conto che oltre a noi, ci sono solo due 4x4 che hanno utilizzato la strada costiera che da Saleccia porta a Loto, la cosidetta “Via dei Doganieri”, veramente difficile da percorrere. Di moto neanche l’ombra. Sulla spiaggia tanta gente, e l’idea che tutti quelli hanno pagato 10 euro per stare la, mentre io ci sono arrivato aggratiss o quasi…fa tanto fico!!

La spiaggia è molto bella, forse un tantino meno selvaggia, c’è parecchia gente e inoltre un pontile rovina parzialmente il paesaggio naturale. Proprio sul pontile una barca adibita a rivendita gelati propone un cornetto a 4 euro…vade retro SATANA!! Preferisco morire di fame e sete!! La sabbia qui assume delle colorazioni rosate, il fondo è ancora più trasparente rispetto a Saleccia.

Passiamo qui tre ore, ma non riusciamo a trovare quell’atmosfera che si respirava nell’altra spiaggia, la “caciara” (ci sono molti italiani) non fa assaporare quello che dovrebbe essere un posto molto…meditativo.
Andiamo via, il nostro piccolo cesso fa a fatica di nuovo i 12 km di sterrato, la ventola del radiatore si accende di continuo…poverino, non ce la fa più!

Appena sulla statale, troviamo un bar e decidiamo di fermarci. Ci mettiamo nella terrazza che da sul deserto e bevendo una birra Pietra ritrovo di nuovo la tranquillità che la spiaggia del Loto mi aveva fatto perdere. Siamo solo noi due e il paesaggio di questo posto desolato davanti a noi, completamente disabitato e soprattutto silenzioso.


A pomeriggio inoltrato decidiamo, su consiglio della reception dell’albergo, di andare nella zona di Patrimonio per assaggiare il vino locale. Arriviamo sul posto ma sembra tutto chiuso, le cantine espongono orari soltanto mattutini. Riusciamo solo a capire che il vino che producono è rosso, ma non ne sentiamo neanche l’odore… peccato.
La serata prosegue in maniera molto anonima, con il solito panino al salame con annesso sbriciolamento sulla moquette sudicia. :mrgreen: :mrgreen:
Stanchi e soprattutto bruciati dal sole, decidiamo di fare i pensionati e ci buttiamo a letto.

Terzo giorno
Oggi è l’ultimo giorno qui in Corsica. Abbiamo deciso di dedicarlo al mitico e celeberrimo “dito”, ossia la parte nord fino a Cap Corse, per poi riscendere verso Bastia per prendere il traghetto di ritorno. Sulla strada troviamo varie cantine, ma dato che dobbiamo fare parecchia strada decidiamo di non fermarci, e poi con il caldo che fa non è proprio il caso di bere e poi mettersi alla guida. Piano piano che maciniamo chilometri, non troviamo quasi più nessuna automobile sulla strada ma soltanto centauri che percorrono lentamente le curve che si arrampicano sul costone roccioso.

La prima tappa della nostra “circumnavigazione” è Nonza. Arrivati all’uscita del piccolo paese, ci si trova dinanzi un paesaggio a dir poco incredibile. Una spiaggia di enorme dimensione di un colore grigio scuro, quasi nero, dove molta gente va a scriverci sopra con dei sassolini bianchi sistemati pazientemente, dando la possibilità di leggerle per chi guarda dall’alto.

Numerose sono le scritte legate alla sospirata indipendenza Corsa, segno che ancora qui molti vogliono staccarsi dalla “mamma” Francia.

Da notare che le foto sono fatte il 3 agosto. Non c’è quasi nessuno, forse tre ombrelloni in tutto. Si dice che la gente non ci vada poiché la spiaggia è frutto dei residui della lavorazione della vicina miniera d’amianto. Abbiamo il tempo di prendere un altro caffè-purga con dei motociclisti italiani che vengono da Verona, ma noi a differenza loro non siamo attrezzati con vestiario da motociclisti, ma con infradito e magliette smanicata…ci sentiamo un po dei grezzi….! Contiunuiamo la strada e la natura continua a regalarci degli scorci magnifici. Ad un certo punto il cielo comincia ad annuvolarsi e pioviggina. Il vento, tipico dei capi, si fa sentire.

Stupiti dalla natura selvaggia del posto ci facciamo immortalare una foto con questo sfondo e il nostro prode scooter ormai esanime. Continuiamo a salire verso nord e troviamo vari paesini, molto piccoli, ma tutti con una somiglianza: ai lati delle strade ogni tanto si trovano delle tombe di famiglia, piazzate un po a casaccio. E’ molto strano vederne cosi tante, poi sono tutte diverse.
A ogni curva si aprono dei piccoli golfi, alcuni apparentemente deserti, con annesse strutture turistiche. Sembra tutto addormentato, ma siamo ad agosto. Forse il turismo in questa parte della Corsica stenta a decollare? Eppure è tutto molto bello.

All’altezza del piccolo centro di Pino, decidiamo di tagliare verso l’interno, vorremo continuare fino a Cap Corse ma purtroppo non c’è abbastanza tempo. Il traghetto è alle 15 ed è sempre meglio arrivare con un leggero anticipo che in ritardo. Questa svolta verso l’interno ci fa capire ancora di più di quanto la Corsica sia bella e molto varia: si passa dal mare più blu ad una foresta molto fitta, con strade che si inerpicano su tornanti di montagna degni del giro d’Italia.

Becchiamo pure un temporale tipicamente estivo e troviamo quindi il tempo di fermarci per l’ennesima purga francese.

Appena smette riprendiamo il nostro cammino, troviamo vari paesini sulla strada, dall’ordine più svizzero che francese. Ma poi, quando ormai ci eravamo abituati al verde delle montagne, ecco di nuovo davanti a noi il mare. Questa volta è il Tirreno. La prima cittadina che incontriamo è Santa Severa, poi passiamo per altri deliziosi posticini questa volta un po’ più affollati rispetto all’altro versante.

Alcune calette sono davvero invitanti, la voglia di farsi un tuffo è tanta, ma purtroppo non possiamo fermarci. E’ davvero un peccato!! Man mano che ci avviciniamo a Bastia, il paesaggio lentamente cambia. Le spiagge sono sempre più rare e l’acqua cambia gradatamente colore. Non che sia sporca, ma quando ti abitui a certi colori, tutto assume un’altra tonalità. Abbiamo giusto il tempo di fermarci per magiare un boccone (sempre un panino, povero stomaco) ed arriva il nostro traghettone giallo per Savona.

E’ una giornata molto calda e parecchie persone si sono sentite male sul molo in attesa dell’imbarco.
Noi fortunatamente riusciamo a trovare un posto all’ombra. Alle 15 la nave parte, e alle 22 circa siamo di nuovo a Savona per poi tirare dritti fino a Imperia.

Consiglio a tutti di visitare la Corsica, è splendida anche per un sardo come me che nella vita di spiagge belle ne ha viste tante. E’ un posto molto selvaggio, adatto a chi si sa accontentare di poco dal punto di vista ricettivo ma che sa apprezzare la natura in tutte le sue varianti. Non mancate di visitare Salecciae seguite i miei consigli!!

Autore: iwantyou82
Periodo: agosto

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