Dublino

Irlanda: in giro per l’isola verde

Connemara

Grati a Ryanair e muniti di solo bagaglio a mano atterrano a Dublino verso sera.
Dopo aver consumato il primo timido irish pasto, ci dirigiamo verso il desk della Murray's dove ad attenderci c'è la sorridente signorina e soprattutto la splendente Micra Rossa con volante a destra.
Attorno all'aeroporto ci sono lavori stradali ovunque, particolare che arricchisce di pathos e bestemmie i miei primi chilometri di guida a sinistra.
Abbiamo prenotato una stanza in un albergo sulla Naas Road. Ci arriviamo con discreta difficoltà. La prima pioggia ci accoglie: ok siamo in Irlanda. Ci mettiamo a letto, la vacanza partirà domani.


Giorno 1

Ci svegliamo presto, paghiamo la stanza, saliamo in macchina, cerchiamo un posto dove fare colazione (thè e dolcino) e siamo fortunati perchè lì possiamo pagare anche la M50. Per chi non lo sapesse la M50 è una sorta di tangenziale di Dublino a pagamento senza casello. La tariffa (3 euri per le auto) si può pagare in benzinai-market-edicole convenzionati.

La prima tappa del nostro tour è Cill Chainnigh (Kilkenny), per la birra, ma anche perchè è stata capitale medievale. Arriviamo a metà mattina. Parcheggiamo facilmente, a pagamento. La cittadina è piccolina e si gira piacevolmente a piedi. Le tappe obbligate sono il castello con annesso parco e la Cattedrale con cimitero e abbondanza di croci celtiche.

La pioggia ci accompagna e ci rifugiamo nel Kyteler's Inn, un pub ex-stazione postale abitato nel 1300 da Alice Kyteler, una strega che scampò al rogo. Mangiamo. Eh sì, si mangia bene e tanto. 'Sti pezzi di carne enormi e ben cucinati, 'ste patate, 'sti contorni. Tutto buono. Nei pub d'Irlanda mangeremo benissimo per tutta la vacanza.

Ovviamente beviamo Smithwick's e Kilkenny. Mi vergogno a chiedere "a glass" per Loredana. Arrivano due pinte che berrò io senza pietà.

Ripasseggiamo per Kieran's street perchè Loredana cerca un caffè, bontà sua. Si accontenterà di una pastarella ripiena di qualcosa che le durerà fino a Cill Airne (Killarney).

Il tragitto (circa 200 km), causa acquazzone persistente, è lungo e faticoso. Ma la terra verde è già nei nostri cuori. La guida a sinistra è sempre più piacevole. Mi abituo allle rotonde, a sorpassare i trattori, alle pecore sul ciglio della strada, ma ho ancora qualche difficoltà a svoltare a destra. Gli alberi a volte formano delle gallerie naturali, impermeabili, lucenti. Ecco un rivolo, un altro che magicamente attraversa la strada. La vegetazione è sempre più folta: chissà dove sto andando, poi la strada s'apre, sbuca un pub con tre case attorno, scompare alle spalle, ora una scuola, un cimitero. Continuo a chiedermi perchè questa normalità mi appare così meravigliosa. Anche fermarsi a far pipì dietro un albero è normale e meraviglioso.

Arriviamo a Killarney in pieno pomeriggio, raggiungiamo il B&B e dopo breve doccia siamo già fuori, diretti verso lo sterminato parco: prati, boschetti, laghi e castelli. Passeggiata che durerà ore e che esalterà il nostro stupore bambino. L'umile perfezione della natura, la serenità che ci regala. Sarà solo a sera inoltrata che io e Loredana condivideremo le prime pinte di Guiness. 

Ci tocca la festosa aria che si respira solo nei pub dell'isola color smeraldo. Le chiacchiere con gli irlandesi, con i turisti, con il classico gruppo folk che in due metri quadri organizza un super concerto. Felicemente barcollanti e con la vescica piena, più io che Loredana, torniamo a casina, sognando una piena colazione irlandese.

Giorno 2

Salsicce, funghi, uova, pancetta e fagioli (questi ultimi appena sfiorati) sono un ottimo carburante per cominciare la giornata.

Killarney è un buon bunto di partenza per il tour del Ring of Kerry: circuito di circa 180 km attorno alla penisola di Iveragh che offre i soliti, mai banali e sempre più entusiasmanti, scenari suggestivi. Oceano e monti, coste brulle, scogliere, villaggi di pescatori, itinerari poco battuti, deviazioni sconosciute. Il ring of Kerry è da prendere così: parti, magari focalizzi due/tre punti da guardare, e poi ti fai guidare dall'istinto.

Panorami mozzafiato, ci fermiamo mille e una volta e mille e una volta svoltiamo tra torbiere basse e montagne alte. Scorci di laghi, residenze lontane, pecore sulla strada che sculettano felici e rallentano il ritmo, già davvero compassato della micra. E poi sali in cima al colle, il mondo ai tuoi piedi, il vento che ti fa piangere prima e asciuga le lacrime poi.
Mangiamo, e sarà il miglior pranzo, pesce fresco e buonissimo. Proseguiamo verso l'incanto. Case dipinte di colori vivaci, allegre come il popolo che le abita.
A sera siamo stanchissimi, siamo a Tralee, bestemmiamo per non avere un navigatore, chissà dov'è il nostro nuovo B&B.

Giorno 3

Ci svegliamo rinfrancati. Il B&B lo abbiamo trovato, ma non ricordiamo bene come.
La gentile signora mi propone salmone e uova: come rifiutare. Scrambled eggs with salmon rimarrà il mio breakfast preferito. Loredana sceglierà degli ottimi pancake con frutta fresca e marmellate. Succhi e yogurt e the. Ovviamente rastrelliamo tutto. Pure gli homemade biscotti. Tralee dovrebbe essere una tappa di avvicinamento al Clare, la regione delle Cliffs of Moher, le Scogliere. In realtà la signora ci consiglia di non tralasciare il tour del Ring di Dingle, altra penisola dai paesaggi incantevoli. Decidiamo che ce la possiamo fare. Partiamo a razzo. La giornata è anche soleggiata, di un sole timido, ma di una luce intensa.

I monti si fanno più aspri e ovviamente le spettacolari viste dietro l'angolo ancora più sconvolgenti.

Ci fermiamo a mangiare qualcosa, anche un gelato fatto in casa, in un bar a picco sull'oceano. Tra forti dell'età del ferro, capanne cristiane e croci pagane la natura si fa arrogante, invincibile. I segnali stradali abbandonano la lingua inglese, in favore della gaelica. Diamo un passaggio ad un giovane francese fino alla coloratissima Dingle.

Un traghetto ci risparmia un po' di strada. Raggiungiamo il Clare e con lo sguardo alla nostra sinistra vediamo le scogliere crescere in altezza, ci avviciniamo alle Cliffs.
Non credo di essere in grado di poter descrivere le sensazioni primordiali di gioia mista a paura. Di impotenza e di grandezza insieme. Meraviglia per occhi commossi. Io e Loredana che procediamo soli verso quella torre troppo lontana che mai raggiungeremo e che sarà un rimpianto, i gabbiani che nidificano sotto i nostri piedi, l'oceano che si infrange 200 metri più in basso, lo sguardo che perde il contatto con le forme. Seduti in silenzio a scrutare il cielo, il mare e ci guardiamo negli occhi, stupiti.

Non vorremmo andar via, ma è buio e mò dobbiamo trovare un posto che ci faccia da mangiare. Raggiungiamo Doolin, dove dormiremo. Ceniamo in un bellissimo e rumorosissimo pub. Due chiacchiere con abitanti del posto, un po' di musica dal vivo e tanta buona birra.

Giorno 4

A colazione troviamo il caminetto acceso. Per noi terroni, in pieno agosto, è davvero troppo.
La giornata è spettrale. L'acqua che non ha fatto nei giorni precedenti in cielo sta. Anzi, in cielo stava. Impossibile guardare il Burren, decidiamo comunque di metterci in macchina verso il Connemara. Lo spostamento è lungo, non sappiamo dove fermarci. Puntiamo Clifden. Dopo aver scelto il B&B per la notte e aver mangiato in un ristorante, ci rimettiamo in macchina sulla sky road, un percorso circolare, che offre ancora spettacolari panorami sull'atlantico e, tra i laghetti della torbiera, scopriamo la stazione radio dalla quale Marconi inviò il primo messaggio transatlantico.

Attraversiamo villaggi di pescatori, siamo di nuovo a casa. Un pub, la tradizionale musica di Mickey Martin e un saluto all'oceano, la testa ormai al rientro a Dublino.

Giorno 5

Ultima colazione in un B&B. Ne sentiremo la mancanza una volta giunti dall'altro lato dell'isola. In serata saremo a Dublino, ma prima ci dedichiamo al Connemara. Laghi, fiumi, fertili pianure si alternano vorticosamente a coste frastagliate. Scaliamo la Diamond Hill, colle nostre scarpe inadatte, fino a quando ci arrendiamo. Scendiamo a valle poi risaliamo, attraversando ponti sconnessi e vietati. Giochiamo a perderci nella vegetazione folta, scopriamo spiagge e bambini in costume da bagno, casette e pescatori al lavoro. Una lieve malinconia ci assale. Un cartello che ci invita ad usare occhiali da sole e creme protettive ci fa sorridere, l'ultimo pub della provincia. In serata siamo a Dublino, la Micra rossa ormai riconsegnata, le strade brulicanti.

Riproduzione riservata