Marocco

Da Casablanca al deserto del Sahara

Deserto Sahara

Arrivo da Milano Malpensa il 10 di febbraio a Casablanca, dove affittiamo una Peugeot 206 (129€ per 5 giorni), destinazione deserto Erg Chebbi.
I primi due giorni sono di viaggio con tappe a Rabat, Meknes, dove troviamo uno dei souk più belli e autentici visti in Marocco e il cibo locale è ottimo e Fes, dove ci affascinano le concerie ma dove, a nostro modo di vedere, i turisti sono troppi e la pressione dei locali per farci da guida, a prezzi decisamente non modici (15€ per portarci ad una conceria facendoci girare per 30 min tra i vicoli in tutte le direzioni in modo da giustificare meglio l'esborso, quando il ritorno verso la piazza principale prendendo la via corretta è stato di soli 10 min) arriva alla scortesia.
Infine affrontiamo la catena montuosa dell'Atlante, dove nei pressi di Azrou incontriamo una bufera di neve con visibilità ridottissima che ci costringe a procedere lentamente per tre ore, e giungiamo ad Errachidia, dove l'indomani scopriamo temperature decisamente più alte e un paesaggio differente, arido e secco, che ci preannuncia il deserto. Siamo finalmente a Erfoud e dopo un giro nel piccolo mercato incontriamo Hicham, che sarà la nostra guida per i prossimi due giorni.
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Hicham è di famiglia Tuareg, i suoi parenti, ci racconta, vivono ancora legati alle tradizioni (sua mamma gli sta tessendo in queste settimane un tessuto con cui potrà costruire una tenda), quelle stesse a cui è molto legato lui stesso, ma a cui aggiunge le esperienze fatte anche fuori dai territori tradizionali Tuareg - per esempio durante una permanenza in Spagna - e una buona conoscenza di inglese e spagnolo e anche un poco di italiano.
Di lui ci colpiscono  in particolar modo le maniere garbate e la compostezza, tipica del suo popolo e che lo distingue nettamente dai modi di altre etnie marocchine.

Dopo essersi messi d'accordo sul giro che vorremmo fare, per il quale ci ringrazia anticipatamente per la fiducia riposta in lui e ci offre a garanzia il pagamento (veramente concorrenziale rispetto ad altre offerte avute e considerando il giro da fare) a conclusione del giro, Hicham sale in macchina con noi e ci dirigiamo a Merzouga dove si trova il suo piccolo ufficio e dove tiene i suoi cammelli.
Da notare che Hicham ha alcuni cammelli di proprietà, possiede diplomi di corsi di sopravvivenza e pur avendo lavorato per diverse agenzie come guida ha scelto adesso, dopo 5 anni di pausa, di riprendere questo lavoro in proprio per concludere, come dice lui stesso, la seconda metà della sua vita conducendola tranquillamente, a contatto con la sua terra e con un lavoro dignitoso in cui preferisce non scendere più a qualsiasi compromesso per guadagnarsi da vivere ma accompagnare nelle sue terre quelle persone che gli aggradano permettendosi anche di dire no ad altre. Preferisce quelli che lui chiama "travellers", mentre evita i "turists" che hanno poche capacità di adattamento e non sanno veramente apprezzare quelle terre.
A Merzouga saliamo sui cammelli e ci incamminiamo finalmente verso il deserto. I minuti passano e i segni di civiltà scompaiono pian piano dietro di noi. Lasciamo alle spalle le case, gli acquedotti sparsi intorno a Merzouga (il deserto del Chebbi è ricco d'acqua sotterranea), i rumori della civiltà e dei fuoristrada con cui alcuni turisti si addentrano nel deserto e infine anche la vista in lontananza del villaggio.
Davanti a noi le morbide dune, prima piccole e con piccoli cespugli, poi via via più grandi e spoglie e a un certo punto anche vergini, senza più neanche l'orma di un passaggio umano (di questa stagione per fortuna i turisti che fanno questo tipo di escursioni non sono ancora molti, ma lo diventeranno nei mesi primaverili), solo qualche piccola traccia qua e là lasciata da degli scarabei.

Dopo un certo tempo difficile da quantificare ma che sarà stato di circa 2 ore ci troviamo circondati da solo dune.
Qui Hicham ci fa scendere dai cammelli, ci invita a toglierci le scarpe e ci dice che è giunto il momento di avere la nostra oretta soli con il Sahara per sentirci veramente nel deserto. Quindi ci indica in lontananza all'orizzonte il crinale di una duna più alta delle altre e ci da appuntamento là dicendoci che lui con i cammelli prenderà una via parallela. Dopo un attimo di perplessità decidiamo di incamminarci. Di questo periodo le temperature non sono proibitive (intorno a 35-40 gradi) ed è stato un piacere scoprire che i nostri piedi scalzi erano avvolti in una finissima e piacevolissima sabbia tiepida. Di gran lunga il più bel momento di questo viaggio in Marocco e uno di quei momenti da portare nel bagaglio delle esperienze di una vita.
Hicham comunque non ci deve mai aver perso di vista e ogni tanto spuntava in lontananza sul ciglio di una qualche duna. Terminata la nostra oretta in solitaria e ricongiuntici con Hicham, rimontiamo sui cammelli in direzione del deserto nero. Impieghiamo qualche altra ora per arrivarvi e oltre le dune troviamo il letto di un fiume in secca e poi una piana sterminata di pietre nere, delimitata in fondo da un altopiano rosso che segna l'inizio del territorio algerino.
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Qui ci porta a mangiare presso le tribù di semi-nomadi che abitano in tende la cui copertura è tessuta dalle donne. Ci hanno preparato un'ottima medfouna (che qui chiamano piazza berbera e contiene verdura, spezie e un po' di grasso di cammello) cotta su di un cumulo di sabbia precedentemente riscaldata con sopra un cilindro di ferro e su di esso un fuoco vivo per qualche minuto.

Dopo un po' di relax e un buon tè abbiamo lasciato l'accampamento e ci siamo diretti nuovamente verso le dune, che questa volta abbiamo passato col calar del sole e infine, poco prima di arrivare all'oasi di destinazione, sotto un tappeto di stelle.
La serata si è conclusa stupendamente con un ottimo pollo cotto nel tajin con cipolla, uvetta, mandorle e spezie, qualche tocco con i djembe e qualche racconto di Hicham sul suo popolo che sta lottando in questi anni per l'indipendenza e per il riconoscimento dell'appartenenza ad un territorio che non può essere racchiuso nei confini di quegli stati che lo toccano - un territorio che va dell'Oceano Atlantico fino all'Arabia e segnato da secoli dalle rotte dei tuareg che portavano seta e spezie da Oriente a Occidente e metalli e pietre preziose verso il corso inverso.
Il giorno successivo ci siamo infine incamminati di nuovo verso la civiltà e abbiamo lasciato quella terra fantastica con l'idea di ritornarci magari un altro anno con un po' di tempo in più (Hicham organizza infatti escursioni da 1 a 15 giorni nel deserto).

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