Marrakech

Una settimana in Marocco, da Marrakech al deserto del Sahara

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Una settimana in Marocco

Qui sotto trovate il racconto del viaggio di una settimana in Marocco, da Marrakech al deserto del Sahara

  • Prima tappa: Marrakech

Alle 6 del mattino io e Andrea, decolliamo dall’aeroporto di Pisa “ Galileo Galilei”, l’entusiasmo c’è, anche se, causa tanto sonno, è un po’ inespresso. Dopo circa due ore e mezzo di volo, atterriamo a Marrakech.  Nonostante sia gennaio, il sole è caldo e avvolgente. Arriviamo nel riad, “ Marianis Riad”, la proprietaria è una deliziosa signora francese, ormai residente da anni in Marocco.

Il posto è affascinante, è una costruzione antica e tipica, che permette ai viaggiatori di immergersi nel cuore della città, seppur con stile e confort.  Usciti dal riad, ci troviamo nel fulcro della città: la medina vecchia. Un mercato a cielo aperto, dove si vende di tutto: spezie, carne, incenso, e oggetti tra i più disparati. E’ un incontro-scontro con un mondo totalmente diverso dal nostro, la povertà è palpabile.  Un po’ attoniti dalla confusione, cerchiamo un po’ di pace ed un caffè, che troviamo in una terrazza, che affaccia sulla piazza Jemaael-Fnaa. La vista è unica.

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Spinti dalla curiosità e dalla fame, ci infiliamo in uno dei tanti baracchini in piazza, e assaggiamo i primi piatti tipici, couscous e il tajine, ottimi, ma soprattutto speziatissimi, come piacciono a noi.  Il pomeriggio lo dedichiamo alla scoperta delle viuzze che costeggiano il nostro Riad, e ci intrufoliamo in ogni negozietto o bancarella, che sia, per strappare un buon prezzo e portare a casa più souvenir possibili.

Ovviamente tra i miei primi acquisti ci sono state le spezie, colorate e profumate. Bancarelle così invitanti, che non gli si può sfuggire.

Ormai sera e stanchi di tutte le “ contrattazioni”,  torniamo in Riad, la nostra oasi di pace. Ci affascina così tanto, che alla proposta della nostra proprietaria di cenare lì, restiamo.  Quella stessa notte, abbiamo scoperto quanto sia bello il cielo, visto da una terrazza marocchina, con in mano una tazza di tè alla menta.

Dopo una ricca colazione,  decidiamo di chiamare dal Riad un  taxi, che ci accompagni  a scoprire la nuova medina. La zona più occidentalizzata di Marrakech. Il nostro tassista, però, ci propone un giro nella zona Berbera della vecchia medina, accettiamo.  La prima tappa è una farmacia, o come verrebbe considerata in Italia, un’erboristeria. Ricca di spezie, conservate in barattoli di vetro. Sono coloratissime e  come si vede , rispetto ai baracchini c’è molta più scelta. Inoltre, vendono prodotti contro malanni, raffreddore, reumatismi che rappresentano il frutto di antiche ricette popolari.

Dopo aver svaligiato la Farmacia, la nostra “ taxi-guida”, ci porta nella Carnicerìa, un luogo dove si lavorano le pelli. Esperienza interessante, anche se la puzza è così tanta, che c’è stato dato un ramo di menta per coprire il naso.  Dopo queste due visite, abbiamo avuto qualche problemino con la nostra “guida”, ovviamente di natura economica.  Ergo, seppur sia stimolante  passeggiare con qualcuno del posto, si consiglia di parlare di prezzo, prima del “ giro turistico”.

Dopo questa esperienza, torniamo sui nostri passi e decidiamo di andare a vedere la nuova medina. Trovato un taxi, ci facciamo accompagnare in quella che appare una zona ricca, con grandi strade e bar in ogni angolo. I baracchini e la confusione sembra facciano parte di un altro mondo, che però dista pochi Km.

Le contraddizioni che esistono in ogni grande città, non ci attraggono, e dopo un pasto più americano che marocchino, torniamo nella nostra vecchia medina.  La giornata passa  tra acquisti in bancarella e bambini che ci rincorrono per venderci fazzolettini di carta e biscotti.

E la sera, torniamo in piazza Jemaael-Fnaa.  Quando cala il sole, questo luogo si trasforma in uno spettacolo di luci e bancarelle, accompagnato da grida, balli e giochi. E’ una piazza  viva ed avvolgente.

Ma noi, non ci lasciamo trasportare fino a troppo tardi, domani la sveglia suona presto, per tre giorni salutiamo Marrakech e partiamo per il deserto.

  • Seconda tappa: deserto del Sahara

E’ mattina presto, e noi siamo in prima linea su un bus abbastanza moderno, circondati da turisti di ogni nazionalità. In viaggio verso Zagora, cittadina a ridosso del deserto. 

  • Zagora

Appena arrivati  abbiamo visto da lontano i cammelli e l’entusiasmo di tutti è salito alle stelle. Ci hanno aiutato a montarli e in fila indiana siamo partiti, è stato divertente, abbiamo fatto foto, riso e iniziato a scoprire cosa ci aspettava.

E’ un ambiente sterminato, enorme, che affascina e spaventa nello stesso tempo. Ma dopo qualche giorno, ci siamo resi conto, che la prima meta non aveva mostrato niente, di quel fascino, che ci ha poi rivelato il deserto. Dopo un’oretta circa di galoppo siamo arrivati nell’accampamento.  Lì dopo cena, abbiamo ballato e fumato  il narghilè, intorno al fuoco. Momenti unici.

Dopo una notte passata all'addiaccio dentro una tenda in mezzo al deserto, ci rimettiamo in cammino con il nostro bus.

  • Ait-Ben-Haddou

Raggiungiamo Ait-Ben-Haddou, patrimonio dell’ Unesco. E’ stupenda, la guida ci ha mostrato vie e antiche fortificazioni, e ci ha anche fatto ricordare in quale dei tanti film, potessimo averla già vista.

Dopo un pasto veloce, ci rimettiamo sul bus e passate tante ore, raggiungiamo un hotel in mezzo alle montagne.

Decidiamo di fare un giretto, per sgranchire un po’ le gambe, e quando cala la notte, siamo circondati da moltissime stelle. La compagnia è ottima, ormai abbiamo fatto amicizia con gli altri turisti ed il paesaggio è fantastico, nonostante il fresco.  Non ci resta che andare a dormire e prepararci per l’ultima avventura nel deserto.

  • Gorgesdu Todgha

Prima destinazione: Gorgesdu Todgha. Le gole sono affascinati e selvagge. Uno spettacolo naturale, da non perdere! Si rimane estasiati dalla grandezza e dal panorama che offrono.

Dopo tante ore sul bus, finalmente sera, arriviamo nel deserto. Dopo un’altra bella galoppata, ci accoglie un campo, più sprovvisto del primo, ma che affaccia nel “deserto negro”, definito in tal modo dai Berberi. I quali, inoltre  ci hanno avvisato che entrare in questa zona del deserto significa perdersi.

Affascinati da questi racconti, notiamo una duna, e dopo la cena decidiamo di salire. La duna alta più o meno 150 mt che sembravano irraggiungibili. Abbiamo mollato un po’ tutti, svariate volte, ma alla fine siamo arrivati in cima. Le stelle non sono mai state così nitide e la luna sembrava quasi potessimo toccarla. C’era freddo, ma nessuno lo avvertiva. Siamo stati a bocca aperta, decidendo  che saremo assolutamente tornati su quella duna, prima o poi.

  • Marrakech

Sveglia presto e giornata in bus, ormai abbiamo concluso la nostra escursione. Con un po’ di malinconia lasciamo la duna, la sabbia e il freddo mattutino del deserto.

La sera arriviamo a Marrakech e decidiamo, dopo il rientro nel Riad, di cenare con qualche amico, rientrato con noi dall’escursione. La serata la trascorriamo nella magnifica piazza, mangiamo un  super panino a pochi soldi, e ci godiamo gli spettacoli e la musica.

Ci svegliamo sapendo che  la vacanza è ormai terminata, e quindi ci attendono gli ultimi acquisti ma soprattutto mi aspetta un graditissimo regalo di Natale: un pomeriggio in un Hammam tipicamente arabo.

Ci hanno massaggiati, coccolati e offerto tè alla menta. Ottima attività ricreativa e rilassante post deserto. Un’altra oasi di pace. La sera, decidiamo di cenare nel Riad, avendo il volo l’indomani molto presto.

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