Kazan

Tre giorni a Kazan

10 ottobre 2007 - giorno 1

Arrivo a Kazan di prima mattina, dopo una notte insonne all'aeroporto Domodedovo di Mosca -cosa non si fa per risparmiare. Il volo con S7 è tranquillo, si tratta di poco più di un'oretta, ho giusto il tempo di appisolarmi.

Malgrado faccia il gradasso ostentando ben 2 terminal, l'aeroporto della capitale della Repubblica del Tatarstan è piccolino. Il ritiro dei bagagli avviene con un unico nastro e in una stanza poco più grande di uno sgabuzzino; controllano a mano che il numero su bagaglio e biglietto coincidano, perciò occhio a non perdere il tagliando altrimenti la borsa rimane lì -e voglio vedervi a reclamarne la patenità in russo.

Un angelo dagli occhi blu mi indirizza poi verso il bus rosso che porta a Kazan (25 rub per un'ora e passa di viaggio); contrariamente a quanto afferma la Lonely, il bus non porta in stazione ma dall'altra parte del fiume Volga. Quando me ne accorgo scendo e, su indicazione del bigliettaio prendo al volo la marshrutka n.15 che va in centro e mi lascia proprio davanti al mio glorioso ed un po' vetusto Hotel Tatarstan.

kazan

Il Tatarstan è un classico hotel ex-Intourist rifatto alla bell'e meglio per dargli una parvenza di modernità; da segnalare la babuschka al piano (mi perdo con l'immaginazione fantasticando di una vita rigorosamente confinata tra le scale e lo sgabuzzino delle scope) e l'ascensore con doppio pulsante a scatto: uno per scegliere il piano e uno per chiudere le porte e partire. Pago 2.200 rub (tanto) per una doppia uso singolo con colazione sostanziosa inclusa.

Il tempo di recuperare un paio d'ore di sonno e poi mi lancio in una prima sommaria esplorazione della città. Kazan è ricca di storia e di abitanti ed è stata fondata mille anni fa alla confluenza dei fiumi Volga e Kazanka dai Tatari, popolazione dell'Asia Centrale che diedero a più riprese del filo da torcere ai Rus, la tribù dominante di Mosca.

Proprio davanti all'hotel si apre la centralissima e pedonabile ulitsa Baumana che porta al famoso Cremlino di Kazan.

E' un bel vialone costellato di negozi e ristoranti con qualche vecchio edificio collassato ed altri in piena ristrutturazione: il sindaco sta risistemando il salotto buono della città. Come a Ulan-Ude, le vie laterali non sono altrettanto sbarluccicanti e per ogni facciata rimessa a nuovo ci sono almeno un paio di retri e di cortili in completa desolazione...

Il Cremlino di Kazan merita decisamente, ma ci tornerò con più calma domani. Anche questo comunque sembra tutto rifatto. Oltre le mura scorre il fiume Kazanka, mentre sul lato dell'accesso principale partono le altre ulitse di rappresentanza piene di palazzi rifatti e la Kremlyovskaya con l'imponente università ed una statua del giovane Lenin, che effettivamente frequentò qui (e fu pure espulso).

Al contrario dei giorni precedenti che ho trascorso a Mosca, qui non piove. In compenso il cielo è plumbeo e fa un freddo cane... Le soste-caffè per ripararmi dal vento gelido diventano quindi numerose; eleggo miglior pusher di caffeina di Kazan la prestigiosa Capital Coffee House, casualmente di fronte all'hotel e all'inizio della Baumana.

La sera ceno bene al Beer Loga, mi faccio lì un paio di birre e poi giro un attimo per vedere chi c'è in giro. Praticamente nessuno, i locali o son chiusi oppure vuoti... Kazan di notte è comunque molto suggestiva, con le chiese e i vari monumenti tutti illuminati.

11 ottobre 2007 - giorno 2

Il Cremlino di Kazan, dichiarato nel 2000 sito di interesse mondiale dall'Unesco, è la trasposizione locale di quello di Mosca. E' molto meno imponente del più famoso cugino, le sue mura sono bianche invece che rosse e sorge su una collinetta; all'interno ci sono un paio di giardini, i palazzi governativi, la Moschea di Kul Sharif (cintura nera di moschee in Russia), la Cattedrale dell'Annunciazione e la Torre di Syuyumbike.

Tutto rimesso a lucido nel 2005 per le celebrazioni dei mille anni di Kazan. Merita senz'altro una visita, dato che, altra differenza col parente più famoso, qui è tutto gratis...

La prima costruzione che si incontra è la Moschea, rifatta sul modello di quella distrutta da Ivan il Terribile quando nel 1552 conquistò la città; bisogna indossare dei sovrascarpe (3 rub) e si può tranquillamente visitarla insieme al sotterraneo Museo dell'Islam, che illustra l'espansione della religione di Maometto in questa parte del pianeta ed espone tutta una serie di corani ed altri oggetti di culto. Di sicuro il tutto risulterà interessante per qualcuno con più spirito religioso di me...

La Cattedrale dell'Annunciazione ricorda molto l'omonima chiesa del vero Cremlino ed è stata ideata dallo stesso architetto a cui si deve la Cattedrale di San Basilio a Mosca (che peraltro fu eretta proprio per celebrare la presa di Kazan), anche se questa è molto più sobria. Da notare come tutti gli edifici religiosi siano dotati di metal detector, evidentemente le richieste di separatismo locali (la regione vanta abbondanti giacimenti di petrolio ed una maggioranza non russa) generano il timore di attentati...

Il giro turistico si conclude con la Torre di Syuyumbike: prende il nome dalla bellissima principessa che rifiutò di sposare Ivan il Terribile facendolo inca**are di brutto -donne, mai dare il due di picche ad uno zar- e provocando l'assedio di Kazan. Per salvare la città Syuyumbike accettò di sposare lo zar a patto che costruisse in una settimana una torre più alta della più alta moschea di Kazan. Detto, fatto. Di tacco. Sembra che poi la sfigata principessa si gettò proprio da questa nuova torre verso la morte.

Quando lo stomaco inizia a reclamare la sua parte, pranzo nel caffé all'interno del Cremlino.

E' un'esperienza: si tratta di un self service vecchia maniera, con cucina a vista e con le cuoche che seguono i vari pentoloni e ne versano il contenuto nei piatti in esposizione. Prendo delle polpette con del purea e del tè da bere per meno di 30 rub!

I tavoli sono in una sala restaurata di fresco e degna del re di Francia: stucchi e lampadari di cristallo si sprecano, peccato per i tavolacci da dopolavoro ferroviario. Mi mimetizzo così bene da russo che dei ragazzi mi chiedono delle informazioni e, quando spiego che non ho capito una cippa, si giocano le due parole d'inglese che conoscono: il fatto che venga dall'Italia suscita molta ammirazione...

Proprio davanti all'ingresso principale del Cremlino si trova poi il Museo Nazionale della Repubblica del Tatarstan (150 rub), classico museo omnicomprensivo sulla regione: da segnalare la costosissima e pacchianissima carrozza originale con cui Caterina II visitò la città. Il fatto che io sia l'unico turista non russo nei paraggi mi fa vincere una visita guidata gratuita ad opera di un anziano guardiano, per nulla intimorito dal mio non capire una parola che sia una... Tutte le didascalie del museo sono comunque bilingue: russo e... tataro (sic!).

La sera mi dirigo lungo la canalizzata ulitsa Pravobulachnaya in direzione del fiume Kazanka. Qui è zona di teatri e del migliore albergo della città, il Mirage, nonché di un paio di locali che avevo individuato durante il giorno. Purtroppo nè il Joker (bar fighetto), nè il night Le Chat contengono più di una decina di persone -ok, per il night è ancora presto, ma non mi è sembrato lo stesso un granché. Ripiego allora verso la Baumana e mi faccio un paio di birre al Tre Moschettieri e poi al El Goucho, entrambi segnalati dalla Lonely, giusto per dire di esserci stato, visto che sono desolatamente vuoti pure questi.
Alla fine me ne torno sconsolato in hotel.

12 ottobre 2007 - giorno 3

Praticamente oggi non ho nulla da fare nè da vedere e posso quindi dedicarmi ad un sano e costruttivo cazzeggio in giro per Kazan.

Inizio col raggiungere il mercato centrale, uno sterminato budello in cui a malapena filtra la luce, praticamente costruito intorno a milioni di minuscoli bugigattoli in cui vendono l'impossibile.

Qui la maggioranza dei commercianti ha lineamenti asiatici. C'è un marasma incredibile, mi perdo nei viottoli almeno un paio di volte, finchè non guadagno l'uscita sul lato che porta alla prestigiosa stazione ferroviaria in mattoni rossi.

Trascorro il resto della giornata a ripararmi dal freddo facendo shopping nei numerosi centri commerciali dai nomi fantasiosi come Zum, Gum e SuperBum (giuro!!!). Le commesse di questi posti sono un vero attentato alle coronarie! Nessuna vale meno della copertina di Vogue, è incredibile!

Veniamo allora al capitolo ragazze: non ho mai visto una concentrazione così alta di bellezza in nessuno dei posti in cui sono stato. Punto. Io gelo dal freddo e loro girano in minigonna o shorts, oppure indossano jeans aderenti e gli immancabili stivaloni col tacco che le slanciano ancora i più; è una sofferenza, c'è davvero da stale male.
Alcune hanno lineamenti asiatici ma la stragrande maggioranza è russa; sono tutte molto giovani, il fatto che Kazan sia città universitaria si vede.

Per scelta consapevole non ne fotografo nessuna: non voglio far patire ad altri le pene che ho dovuto sopportare io. So solo che, come discusso anche quest'estate con ZoT, se mai avrò un figlio, verso i 20 anni lo spedirò quassù per un paio di mesi: mi ringrazierà per il resto della vita.

La cameriera del Coffe House mi dice che il venerdì sera al Joker c'è musica dal vivo, perciò decido di dargli un'altra chance. In effetti fatico a trovare un tavolo libero: sul palco si alternano ben 3 gruppi e tutti cantano in inglese. Scopro che il locale è una microbirreria artigianale e la loro ottima birra contribuisce a farmi sentire a mio agio.

Inizio un gioco di sguardi con una tipa mora seduta insieme ad altre tre amiche ad un tavolo vicino che viene a più riprese assaltato, con più perdite dell'assedio di Stalingrado, dai componenti di una tavolata mista di attempati russi e tedeschi in evidente tempesta ormonale (ci credo, son quattro bellezze!).

La mia classe innata e lo stile da gentiluomo -questo, oppure mi son giocato il bonus di culo per i prossimi anni- hanno la meglio sulla rozzezza della comitiva mista: con loro estremo scorno vengo invitato a ballare un lento dalla mora Katarina, 21enne studentessa di economia che parla pure inglese, e poi al suo tavolo.

Mi godo il successo e gli sguardi invidiosi dei russo-tedeschi che dopo un po' abbandonano il locale.

Katarina è l'unica a parlare inglese del gruppo e traduce alle altre (sua sorella e due amiche); loro mi chiedono dell'Italia di cui sono grandi estimatrici, io mi informo di com'è vivere a Kazan. Mi fa una certa impressione sentire che le ragazze si lamentano che non riescono a trovare marito ed ormai hanno 21 anni... qui son tutti matti!!!

Le birre continuano ad arrivare e, contrariamente alle abitudini che han da queste parti, pagano tutto loro, io non caccio una lira. Col passare delle ore il tasso alcolico raggiunge livelli belli alti; poco alla volta le amiche si dileguano e rimango solo con Katarina... Visti i discorsi precedenti mi viene il dubbio che abbia strane idee di carattere nuziale -metti mai che tutte le chiese di cui è disseminata la città raddoppino con cerimonie volanti alla Las Vegas- ma evidentemente non sono a target, poichè i suoi propositi sono solo di breve periodo: andiamo avanti a divertirci finché non è ora di andare...

Alla fine anche Kazan si è rivelata una piacevole scoperta: col senno di poi due giorni sono più che sufficienti per visitarla, tre son troppi. Di una cosa rimango comunque certo: questo grande paese non mi delude mai!

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