Salvador de Bahia

Brasile – Salvador da Bahia

Autore: Giu
Periodo: 6 - 14 marzo 2006

Giorno 1 – partenza

Con il tragitto in automobile da Rimini all'aeroporto di Milano Malpensa ha inizio il nostro viaggio con destinazione Bahia, una delle regioni più suggestive del Brasile, con le sue spiagge idilliache di sabbia bianca circondate dalle palme, con i suoi ritmi di percussioni e tamburi ed i corpi che si scatenano in sensuali danze rituali e con i suoi aromi esotici di frutti tropicali. Bahia ha accolto in passato la maggior parte degli schiavi africani deportati in Brasile e sui volti dei suoi abitanti ne è scolpita la storia.

La compagnia oltre che dal sottoscritto è formata dalla mia fida-fidanzata Monica e dai nostri amici Luca e Federica. Anche questo viaggio è partito da una strepitosa offerta: sul sito web di Todomondo ho sfruttato con largo anticipo l’uscita dei voli invernali ed ho spuntato una prenotazione di quattro posti sul volo andata e ritorno della Blue Panorama Milano Malpensa – Salvador Da Bahia a 373€ a crapa!

In una settimana purtroppo bisogna veramente sapersi accontentare e visitare solamente una piccolissima parte di questa grande regione. Noi ci siamo limitati alla città di Salvador Da Bahia, la zona costiera a nord della città e l'isola di Tinharé con la nota località turistica di Morro de São Paulo.

Il Boeing 767-300 ci ha condotti a destinazione con circa due ore di ritardo ed arrivo in piena notte (le 2 circa). Superate le rapidissime pratiche di ingresso nel paese, un tassista di nome Geronimo, chiamato dall'albergo, ci aspettava fuori dall'aeroporto insieme al figlio che ha caricato i bagagli nel suo pick-up. La temperatura minima notturna di 26°C di Salvador è stata una piacevole accoglienza appena messo piede all'esterno del terminal.

Il prezzo del taxi concordato via e-mail in fase di prenotazione era di 50 real, ma il tassista ce ne ha chiesti 100 motivando la richiesta con la necessità di utilizzare anche la vettura del figlio per il trasporto bagagli.

Noi viaggiatori giunti alle 2:30 di notte in un paese lontanissimo, stanchi, dopo quasi dieci ore di volo, con un'escursione termica di 30°C e dopo essere transitati nelle vie di collegamento fra la città bassa e la città alta in cui la delinquenza di strada si poteva “ammirare” in ogni angolo, penso fossimo una fin troppo comoda preda da spennare. Così non ci siamo opposti (d'altronde la spesa extra era di soli 5€ a persona).

Compilati i moduli ci siamo sistemati in camera.
L'alloggio era la Pousada da Praça, localizzata a pochi passi dalla Praça Municipal in una traversa di Rua Chile. Le camere sono risultate discrete e la pulizia buona, inoltre la colazione è inclusa e ci è stata servita in una splendida veranda con vista sul giardino interno.


Giorno 2 – Praia do Forte

Da quelle parti il sole sorge veramente presto e di buon mattino la luce già inondava le stanze filtrando dagli infissi senza persiane o tapparelle. Perciò di buon ora eravamo già in piedi e poco dopo eravamo già pronti per la colazione.
Scesi in strada ci siamo diretti alla banca Banco do Brasil, in Cruzeiro de São Francisco, per prelevare qualche soldo dagli sportelli automatici. Con in tasca 250 real siamo tornati sui nostri passi cercando di reperire informazioni su come raggiungere la meta prefissata per la prima giornata: Praia do Forte.

L'Ufficio Informazioni Turistiche situato in Praça Municipal ci ha edotti riguardo ai mezzi di trasporto per raggiungerla, e nei pressi di Praça da Sé siamo saliti sul primo autobus diretto verso il famoso e moderno Shopping Center Iguatemi, vicino al quale si trova la stazione principale degli autobus di Salvador, collegata per mezzo di un ponte pedonale che attraversa la strada maestra.

Secondo i programmi prestabiliti, da lì saremmo dovuti salire sul bus della Linea Verde.

Dopo aver acquistato qualche bevanda fresca al supermercato ci siamo messi in cerca dell'autobus, ma il caos di persone e traffico rendeva veramente difficoltosi gli spostamenti, e la calura contribuiva di suo. Alla fine, dopo avere vagato dal centro commerciale alla stazione un paio di volte, ci siamo affidati ad un gruppo di "irregolari" che con il loro piccolo bus ci ha portati a destinazione. Sottolineo che il mezzo si è fermato ad ogni fermata raccogliendo numerose persone che alla fine della corsa hanno riempito completamente il veicolo e il "controllore" ha rimediato una bella somma di real.

Sorvolo sullo stile di guida altamente spericolato dei conducenti perché questa è una pratica comune a quasi tutti i brasiliani. Giunti a destinazione ci siamo incamminati verso la spiaggia lungo il percorso (Alameda do Sol) costeggiato da graziosi negozietti e locali vari destinati per lo più ad una clientela turistica. Ci siamo concessi una sosta per il pranzo mangiando una moqueca (piatto a base di pesce) accompagnata come da consuetudine da abbondanti contorni (riso, fagioli e insalata). Praia Do Forte può considerarsi un bel luogo "ecologico" di villeggiatura che ha mantenuto quasi intatto il suo fascino originario.

La sua attrazione principale è però il parco del progetto TAMAR (dal portoghese TArtaruga MARinha). Questo progetto nazionale è stato ideato nel 1980 per proteggere e salvare dall'estinzione cinque specie di tartarughe di mare. Il parco offre, pagando un ingresso di 7 real, numerose vasche con tartarughe di varie specie e dimensioni, ricci di mare, anguille ed altre specie marine. Un visita mi sento sicuramente di consigliarla, se non altro per compiere una piccola offerta per la salvaguardia di questi magnifici animali.

Al termine della visita al parco ci siamo distesi in relax al sole pomeridiano, sotto le palme che crescono rigogliose lungo tutta spiaggia.
Con l'approssimarsi del crepuscolo ci siamo affidati ad un'altro team di "irregolari" che ci hanno ricondotti alla stazione degli autobus, da cui siamo saliti, non senza difficoltà, sul primo autobus per il centro storico.

Giorno 3 – Praia Stella Maris

Il giorno seguente, dopo la sempre ottima colazione, siamo tornati alla fermata degli autobus nei pressi di Praça da Sé e siamo saliti sul primo bus per Praia Stella Maris, una stupenda spiaggia situata a circa 31 km a nord di Salvador.
Appena scesi alla fermata ci siamo riforniti di bevande e ci siamo quindi dedicati al più "selvaggio" relax da spiaggia, distesi sulle brandine a sorseggiare noci di cocco direttamente con le cannucce, il tutto accompagnato da qualche saltuario ma piacevolissimo bagno.

Nel primo pomeriggio siamo tornati in città, ma giunti nella città bassa, ci siamo imbattuti in un ingorgo infernale causato da una manifestazione femminile in occasione della festa dell'8 marzo.

Il traffico era bloccato ed abbiamo passato un bel po' di tempo in taxi aspettando che la situazione si sbloccasse.

Prima dell'arrivo dell'oscurità della sera, io e Monica ci siamo dedicati all'esplorazione della città, battendo la zona compresa fra il suggestivo panorama di Praça Castro Alves e la splendida chiesa Igreja e Convento São Francisco, un edificio barocco nel quale si può ammirare un lampadario d'argento di 80 kg e sculture in legno rivestite di lamine dorate; una curiosità è il fatto che i volti dei cherubini sono stati realizzati storpi dagli scultori, gli schiavi africani costretti ad edificare le chiese dei padroni e non autorizzati a praticare il proprio culto.

Degno di nota anche il Palácio Rio Branco, la cui struttura originale del 1549 ospitava gli uffici di Tomé de Souza, il primo governatore generale del Brasile, con il suo bel terrazzo a colonnato da cui si può ammirare un panorama mozzafiato sulla Baia De Todos Os Santos.

Giunto il buio siamo tornati in alloggio, e dopo una doccia ristoratrice ed un cambio d'abiti siamo usciti per desinare. Abbiamo consumato un'ottima cena nel bel ristorante Dona Chika-ka, il cui piatto forte è il bobó de camarão, a base di granchi.


Giorno 4 – Salvador da Bahia e Morro de São Paulo

Io e Monica abbiamo dedicato la prima mattinata al proseguimento dell'esplorazione del centro storico di Salvador, addentrandoci nel vero e proprio Peolurinho (o Pelô), sito protetto dall'UNESCO ed il cui nome significa "luogo delle frustate" proprio perché nel periodo coloniale gli schiavi venivano pubblicamente torturati e messi all'asta nel Largo do Pelourinho, il cuore del centro storico coloniale, raggiungibile imboccando Rua Alfredo de Brito dal Terreiro de Jesus.

In cima al Largo do Pelourinho si pùò ammirare il palazzo turchese che ospita la Fundaçao Casa de Jorge Amado e la chiesa Igreja NS do Rosário dos Pretos, dipinta con la medesima tinta.

Questo edificio sorge su un terreno concesso dallo stesso re del Portogallo nel 1704 alla Irmanidade dos Homes Pretos (Fratellanza degli Uomini Neri), i quali impiegarono ben cento anni a completarla lavorando nel tempo libero.

Continuando a passeggiare lungo la Ladeira do Carmo siamo giunti ai piedi della Escadas do Carmo, l'irta scalinata che conduce alla Igreja do Santíssimo Sacramento do Passo. Pochi metri più avanti la via sbocca nel Largo do Carmo, ospitante anch'esso due chiese: la Igreja da Ordem Terceira do Carmo e la Igreja do Carmo. La prima delle due, fondata nel 1636, è stata distrutta da un incendio ed è stata ricostruita in stile neoclassico nel 1828 ed al suo interno presenta un organo francese del 1889 ed un altare barocco con la statua di Nossa Senhora do Carmo; da non perdere la statua in legno a grandezza naturale del Cristo, scolpita in ben otto anni, ed il cui sangue è costituito da duemila rubini!

Nella Praça de Santo Antonio è terminata la visita al pittoresco centro storico, anche perché alle 10 del mattino avevamo appuntamento con Luca e Federica in alloggio. Dopo aver cambiato un bel gruzzolo di euro al Banco do Brasil abbiamo lasciato la camera e con gli zaini al seguito ci siamo diretti al Terminal Marítimo.

Dopo aver mollato 50 real cadauno ad un giovane senza aver ricevuto in cambio nessun biglietto d'imbarco (le procedure burocratiche sono una pura formalità) siamo saliti velocemente sulla lancia veloce diretta ad una meta turistica molto famosa: il Morro de São Paulo, un posto incantevole situato all'estremità settentrionale di Ilha de Tinharé, ricco di vegetazione, costeggiato da foreste di mangrovie e mare con acqua limpida, calda e poco profonda. Non esistono strade asfaltate, solo piste sabbiose costeggiate da pousadas, ristoranti e negozi, ed i "trasporti pubblici" sono effettuati da carriole “guidate” dai ragazzi locali dietro il compenso di pochi real (ovviamente la trattativa sull'importo è sempre d'obbligo).

Le feste in spiaggia sono all'ordine del giorno (anzi della notte...) ed i frequentatori dell'isola (in maggioranza giovani) provengono da ogni parte del globo.

L'orientamento è semplice, visto che l'isola è divisa in 5 spiaggie: la Primeira Praia, la Segunda Praia, il centro della vita della zona, ricca di ristoranti, locali notturni, negozi ed una spiaggia grande e sempre affollata. Seguono poi la Terceira Praia e la Quarta Praia, ben più tranquille. Lontana da tutte (a 5 km dalla Primeira Praia) sorge la Praia do Encanto.

Scesi dalla lancia dopo una traversata movimentata (con questo tipo di imbarcazioni piccole e veloci ogni onda è distintamente avvertita) siamo sbarcati sull'isola ed abbiamo oltrepassato la Porta della Fortezza posta all'ingresso del molo. Abbiamo quindi contrattato il prezzo con un giovane "carrettiere" e ci siamo diretti alla Terceira Praia, informandoci di volta in volta sui prezzi delle singole pousadas. La nostra scelta è caduta sulla Pousada Amendoeira, completa di piscina e situata di fronte alla spiaggia a due passi dal centro turistico dell'isola, accontentandoci delle camere interne più economiche rispetto a quelle affacciate direttamente sulla spiaggia. Il prezzo della camera, completa di aria condizionata, è stato fissato a 100 real a camera a notte (40 euro), veramente poco.

Dopo esserci liberati dei bagagli ci siamo concessi uno spuntino a base di gamberetti lessati al naturale, sempre abbondantemente accompagnati da insalata, riso, fagioli e farina di manioca, in un chiosco sulla spiaggia vicino al nostro alloggio. Abbiamo terminato poi il pomeriggio nella tranquillità della Quarta Praia, fotografando la spiaggia con le sue rocce lasciate scoperte dalla bassa marea e le sue belle piante di mangrovie con le nodose radici immerse nell'acqua marina.

Siamo giunti alla sera decisamente stanchi, e dopo una tranquilla quanto economica caiprinha e seguente cena a base di pesce in uno dei tanti ristoranti posti fra la Segunda e la Primeira Praia ce ne siamo tornati in camera passeggiando fra le pittoresche bancarelle dei succhi di frutta (disponibili anche con l'aggiunta di cachaça o altri liquori), con le loro esposizioni "artistiche" di ogni genere di frutto tropicale del luogo.

Giorno 5 – Morro de São Paulo

Ogni mattina trascorsa sull’isola mi vedeva desto di buon’ora (fra le 6 e le 7).

I motivi erano molteplici: il sole che sorgeva veramente presto, il fuso orario di quattro ore indietro e l'ora tutt'altro che tarda in cui ci coricavamo la sera. Sicché mentre tutti ancora dormivano, io me ne stavo già disteso nell'amaca sul balcone con un libro in mano. Prima di passare al resoconto della giornata in questione un doveroso plauso va alle abbondanti e ottime colazioni a buffet offerte dalle pousadas brasiliane (almeno in quelle testate da noi). La scelta spaziava dalle ottime torte alle altrettanto ottime pietanze salate passando per una buona varietà di frutti tropicali.

La mattinata in questione l'abbiamo trascorsa sulla Primeira Praia, le donne cocendosi al sole ed io e Luca immergendoci nelle piscine naturali fra le rocce marine. Con il trascorrere delle ore il caldo si faceva sempre più soffocante, e con il crescere della marea che via via si avvicinava sempre più ai nostri teli e ai nostri zaini, siamo stati costretti a levare le tende.

Leggendo a proposito del Morro de São Paulo sulla guida Lonely Planet, sono venuto a conoscenza di un bel posto tranquillo e lontano dalla massa dei turisti situato sull'altro versante dell'isola. Ci siamo così incamminati sulle strade sabbiose immerse nella lussureggiante vegetazione in direzione Praia da Gamboa, un percorso che offre numerosi idilliaci scorci e lungo il quale abbiamo racimolato più fotografie possibili.

Un piacevole intermezzo ci è stato offerto da una bella pousada in legno (Cabanas do Berni) situata "tatticamente" nell'ombra dei boschi nel punto in cui il sentiero scende direttamente sulla spiaggia, con un meraviglioso panorama sulle acque cristalline. Una buona e corroborante caipirinha è stata d'obbligo dopo la camminata.

Dopo essere discesi lungo il crinale della costa, siamo giunti direttamente sulla spiaggia sabbiosa e l'abbiamo costeggiata fino ad un molo sul quale stava ormeggiata un'imbarcazione locale dipinta in bianco, giallo e arancio.
Un ragazzo del posto ci ha convinti ad usufruire di un passaggio per Gamboa con la scusante dell'alta marea.

E' vero che quando la marea si alza la battigia non è percorribile a piedi, ma mentre solcavamo le acque turchesi potevamo vedere diverse persone che percorrevano il tratto a piedi, scoprendo a nostre spese che l'alta marea è sbandierata sempre nel tentativo di racimolare qualche real coi turisti. In fin dei conti il viaggio di dieci minuti ci è costato solamente 2,15 euro in quattro e ci ha anche permesso di scattare qualche bella foto e di riposarci un po'.

Praia da Gamboa ci ha colpiti a prima vista. Scesi dall'imbarcazione ci siamo trovati su una spiaggia di sabbia bianchissima in cui la luce solare era accecante. L'acqua turchina era veramente calda e a pochi metri dalla riva era già profonda. Noi maschi abbiamo alternato il pomeriggio seduti ad un tavolo con ombrellone o immersi nell'acqua del mare per fuggire al caldo opprimente. Veramente corroboranti le bevute di cocco verde. Le ragazze ovviamente lo hanno trascorso per lo più stese al sole.

Per il ritorno abbiamo furbamente rinunciato alla barca ed abbiamo percorso il cammino a piedi senza problemi, nonostante le raccomandazioni dei locali sulla marea a loro avviso già alta ed insuperabile... Prima di tornare alla pousada nella quale alloggiavamo abbiamo effettuato una deviazione verso le Rovine del Forte, costruito nel 1630, per ammirare il tramonto più bello dell'isola.

La sera ci siamo affidati alla Lonely Planet ed abbiamo cenato al Restaurante Tinharé, collocato lungo il Caminho das Praias.
Dopo l’ennesima caipirinha digestiva per noi uomini e un "genuino" succo di frutta preparato sul momento per la controparte femminile, ce ne siamo tornati in camera stanchi morti, come da consuetudine.

Giorno 6 – Morro de São Paulo

Al mattino il sole era coperto da uno spesso manto di nubi, ma dopo la succulenta colazione ci siamo comunque incamminati lungo la Quarta Praia per raggiungere la decantata Praia do Encanto.

La camminata lungo la battigia quasi deserta si è rivelata interminabile e, raggiunta una intricata foresta di mangrovie, al primo apparire di un timido raggio di sole ci siamo appostati sulla sabbia di fronte ad una pousada (Pousada Tatiba) e ci siamo lanciati in un bagno nelle splendide acque color cristallo, disturbati solo dagli affioramenti rocciosi sul fondale a cui occorreva prestare attenzione per evitare dolorosi imprevisti.

Abbiamo trascorso la giornata fino al tardo pomeriggio sorseggiando caipirinhe e birre, con l’accompagnamento di qualche panino, in assoluto relax. Solamente io ho abbandonato per qualche minuto il gruppo, a metà pomeriggio, per tornare fra le mangrovie (nel frattempo sommerse dall'alta marea) e scattare qualche bella foto ai paesaggi marini. Per giungere a Praia do Encanto avremmo dovuto camminare ancora un bel po'. Tornato sui miei passi ho raggiunto nuovamente il gruppo, e tutti insieme siamo entrati all’interno della pousada, un graziosa capanna in legno, per riposarci all'ombra e saldare il conto prima del rientro in alloggio.

Appena in camera abbiamo curato le ustioni con massicce dosi di creme solari idratanti e ci siamo preparati per la cena. Questa volta abbiamo opportunamente optato per un ristorante argentino (dal nome di Jamaica, tappezzato dai poster e dalle bandiere raffiguranti Bob Marley) gestito da giovanotti un po' "in erba" e dal retro del quale uscivano personaggi non del tutto raccomandabili. Comunque il menù a prezzo fisso è stato ottimo e a dir poco abbondante e comprendeva un buffet libero ed una vasta scelta di carni servite a rotazione ed a getto continuo.


Giorno 7 – Morro de São Paulo

Il giorno seguente, dopo la mia lettura mattutina disteso nell'amaca e dopo la solita buona colazione, abbiamo telefonato a casa da uno dei rarissimi telefoni pubblici, e ci siamo poi diretti di nuovo verso Praia da Gamboa percorrendo però questa volta le stradine nel centro dell'isola.

Un ragazzino locale ci ha "scortati" per qualche centinaio di metri, dopodiché gli abbiamo lasciato una piccola mancia ed abbiamo proseguito soli (calzando ciabatte infradito...) sui solitari sentieri accidentati e franati fino alla non facile discesa sulla spiaggia.

Uno dei motivi che ci ha spinti a tornare nuovamente a Gamboa è stata la possibilità di immergerci nei tonificanti fanghi argillosi trasportati dalle acque di falda fino ai piedi di un crinale dagli accesi colori, caratterizzati dalle sfumature di arancio, rosa, giallo e rosso. Il giorno precedente vi eravamo passati nel tardo pomeriggio ma avevamo scattato solo qualche foto.
Appena arrivato non ho esitato ad immergermi e ruzzolarmi nella "melma" fino a ricoprirmi di fango e poco dopo Luca mi ha seguito; le donne hanno evitato l'indecoroso trattamento.

Il clima in questa giornata è stato poco clemente e le nubi hanno prevalso per la totalità del tempo. Ad un tavolo di una pousada sulla spiaggia abbiamo pranzato con panini e birra e abbiamo bivaccato in spiaggia per l'intero pomeriggio. Ancora una volta ho abbandonato per un po' di tempo il gruppo per passeggiare fino al pittoresco villaggio di Gamboa, un minuscolo centro abitato da pescatori che conserva tuttora l'aspetto e l'atmosfera tradizionale.

Al ritorno ci siamo imbattuti nella tanto paventata alta marea. Ad un angolo fra le rocce, dove l'acqua raggiungeva il torace, ci siamo separati: Luca e Federica hanno proseguito il percorso a piedi mentre io e Monica, condizionati anche dallo zaino e dalla fotocamera, abbiamo preferito tornare sui nostri passi e farci trasportare da un'imbarcazione da pesca fino al molo principale dell'isola, per la modica cifra di 2 euro in due.

Abbiamo atteso gli altri al tavolo di una gelateria e, una volta riuniti, abbiamo assistito al match di calcio Juventus-Milan trasmesso su Rai International in un bar stracolmo di italiani.

Devo ammettere che vedere in tv il clima della gelida e nebbiosa serata torinese faceva un certo effetto, visto che eravamo in costume ed infradito. La sera abbiamo bissato la cena al ristorante argentino Jamaica e ci siamo riposati in vista della giornata di rientro.

Giorno 8 – ritorno

Al risveglio, dopo la colazione, visto il tempo nuvoloso abbiamo passeggiato un poco sulle rocce emerse a causa della bassa marea, nelle cui piscine naturali erano "imprigionati" pesci e granchi in attesa dell’alta marea. Appena sbucato un raggio di sole le ragazze si sono fiondate sugli asciugamani e noi ci siamo lanciati in un ultimo bagno, il tutto in attesa della lancia di ritorno prevista, se non ricordo male, per le 14.

Giunti in prossimità dell'ora stabilita ci siamo caricati addosso i bagagli ci siamo incamminati sotto il sole cocente, rinunciando questa volta al ragazzo con la carriola visto che i real iniziavano a scarseggiare ed avevamo in mente anche una puntatina al Mercado Modelo, il celebre mercato di Salvador posto proprio di fronte al molo di sbarco.

Saliti appena in tempo sull'imbarcazione siamo salpati verso la terraferma. Le lance alla fine erano due e quella su cui siamo saliti è stata per tutte le due ore circa di viaggio sulla scia dell'altra, "cavalcando" tutte le onde emesse dallo scafo che ci precedeva. Il risultato è stato un viaggio un poco movimentato con un discreto traffico in entrata ed uscita dal bagno, Monica inclusa.

Appena sbarcati abbiamo visitato, come ci eravamo ripromessi, le numerose bancarelle del Mercado Modelo, il famoso mercato (ormai quasi interamente rivolto ai turisti) decantato da Jorge Amado nelle sue opere più famose. E' disposto su due piani e offre decine di bancarelle che vendono oggetti di artigianato locale. Noi abbiamo acquistato un paio di maschere scolpite e dipinte in legno rappresentanti probabilmente divinità celebrate all'interno dei candomblé (o macumba, le celebri danze rituali di origine africana importate proprio dagli schiavi) ed una dondoca (una bambola in ceramica dipinta con le sembianze delle donne del luogo).

Nel tardo pomeriggio, visto anche il carico di bagagli al seguito, abbiamo fermato un taxi e dopo aver contrattato un poco il prezzo della corsa ci siamo fatti trasportare in un ristorante nei pressi di Itapuã, in cui abbiamo mangiato a crepapelle dato che ci si poteva servire da un vastissimo buffet libero (vi si poteva trovare addirittura il sushi...) ed in ogni posto era appoggiato un cartellino verde da un lato e rosso dall'altro, che, a seconda del lato verso cui era girato i camerieri servivano vari tipi di carne a rotazione continua (il verde equivaleva al via libera, il rosso allo stop a causa dello stomaco in fase di scoppio).

Al momento di pagare il conto abbiamo dato fondo a tutti i real rimasti, obbligando anche il gestore ad un piccolo sconto di 1 real.
Prima di entrare nel locale abbiamo contrattato il prezzo col tassista per condurci all'aeroporto dopo cena, mentre lui ci avrebbe atteso in auto fuori dal ristorante per tutta la durata del pasto.

Giunti all'aeroporto abbiamo pazientemente atteso l'ora del check-in, abbiamo provveduto al pagamento della cospicua tassa d'uscita e ci siamo imbarcati a tarda notte atterrando a Malpensa nel tardo pomeriggio.

Comunque ricordate sempre: a satisfaçao do cliente es um dever a ser comprido.

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