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Napoli Segreta: 15 indirizzi da scoprire

Napoli Segreta

Oltre alle rinomate piazze e alle famose strade esiste una Napoli segreta che solo pochi conoscono.
Vigne panoramiche sulle colline del Vomero, ospedali che restaurano giocattoli, bizzarri atelier di artisti, chiostri del Cinquecento convertiti in spazi culturali, ipogei al di sotto di giardini profumati, siti archeologici nel piano interrato di antichi palazzi, acquedotti romani che ospitano mostre d’arte. Napoli offre infinite meraviglie a chi sa dove cercarle. Ecco 15 indirizzi della Napoli segreta.
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15 indirizzi della Napoli Segreta

  • La vigna di San Martino - Corso Vittorio Emanuele, 340
  • Ospedale delle bambole - Via San Biagio Dei Librai, 39
  • Casa Zevola - via Atri 3
  • Archivio Riccardo Dalisi - Rua Catalana, 27a
  • Casa Morra - Salita S. Raffaele, 20C
  • Casa Tolentino - Gradini San Nicola da Tolentino, 12
  • Chiesa Sant’Aniello a Caponapoli - Vico Sant'Aniello a Caponapoli, 9
  • Fondazione Made in Cloister - Piazza Enrico de Nicola, 48
  • Giardino e ipogeo di Babuk - Via Giuseppe Piazzi, 55
  • Molo San Vincenzo - Via Giardini Molosiglio
  • Museo Hermann Nitsch - Vico Lungo Pontecorvo, 29/d
  • Sito archeologico acquedotto augusteo del Serino - Via Arena della Sanità, 5
  • Vico Paradisiello
  • Vivaio Calvanese - Via Foria, 234
  • Spiaggia della Gaiola, Posillipo

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Napoli Segreta

  • La vigna di San Martino - Corso Vittorio Emanuele, 340

Lasciatevi alle spalle il rumore del traffico e raggiungete il numero 340 di corso Vittorio Emanuele per accedere a un’incredibile oasi verde con vista mozzafiato sul mare e sul Vesuvio. È la vigna di San Martino, dichiarata monumento nazionale dal Ministero della Cultura, che si estende ai piedi della maestosa certosa di San Martino, nascosta su una collina del Vomero. L’antico podere è un piccolo terreno agricolo urbano di sette ettari coltivati a vite, agrumi e altri alberi da frutto, dominati dal sovrastante museo di San Martino e dalla cinquecentesca fortezza Castel Sant’Elmo. Oggi è sede di un’azienda agricola produttrice di vino Dop gestita dalla Onlus “Piedi per la terra – centro per la cultura ecologica e le economie alternative” che organizza tour guidati, manifestazioni culturali e attività per bambini.

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  • Ospedale delle bambole - Via San Biagio Dei Librai, 39

L’Ospedale delle Bambole era un’antica bottega diventata recentemente un curioso museo. È un luogo unico che dal 1800, attraverso quattro generazioni, porta avanti il restauro di piccole opere d’arte. Statue sacre, bambole, orsetti di peluche e oggetti di ogni tipo qui ritrovano lo splendore perduto grazie alla famiglia Grassi che mantiene viva l’antica tradizione dell’artigianato. L’Ospedale delle bambole ha, infatti, un laboratorio di restauro dove tanti giocattoli d’infanzia rinascono a nuova vita.
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Una guida vi racconterà la storia dell’ospedale, le varie tecniche di riparazione delle bambole e i materiali che nel tempo sono stati usati. Un luogo fuori dal tempo dove ritrovarsi bambini.

  • Casa Zevola - via Atri 3

Una babele di oggetti colorati, collage e installazioni. Benvenuti nella casa-museo di Giuseppe Zevola, pittore, poeta e filosofo napoletano che ogni tanto apre le porte del suo meraviglioso mondo.
A farvi da guida sarà l’artista in persona. Nella nobiliare casa di famiglia di Giuseppe Zevola in via Atri 3, considerato il museo più privato del mondo, passeggerete tra soffitti alti, omaggi artistici a Teresa D'Avila e Giordano Bruno, Buddha, sagome di Alice nel Paese delle Meraviglie e personificazioni della filosofia in donne dal ventre composto di infiniti cassetti estraibili, segreti della conoscenza. Lasciatevi guidare in questa camera delle meraviglie dall’artista stesso che riceve su prenotazione.
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  • Archivio Riccardo Dalisi - Rua Catalana, 27a

Con l’idea di trasformare lo studio in un luogo di ricerca, Riccardo Dalisi, architetto, designer e artista, nel 2018, ha deciso di aprire un interessante archivio in un antico appartamento di un palazzo dei primi del ‘900. Dalisi, originario di Potenza, è un artista di rilievo internazionale; i suoi lavori sono presenti in numerose collezioni private e nei più prestigiosi musei europei e d’oltreoceano.

“Il lavoro di Riccardo Dalisi – scrive Achille Bonito Oliva - può essere sicuramente inscritto in un’area che possiamo definire architettura del comportamento”. L’archivio si trova a Rua Catalana, una stradina che nel 1997 ha visto riabilitare le sue botteghe dove si lavorano i materiali poveri con le tecniche dei lattonieri, trasformandosi così in un quartiere-laboratorio dichiarato Patrimonio dell’Umanità. Qui Riccardo Dalisi ha ideato, inoltre, l’illuminazione della strada con luci sostenute da sculture realizzate nei laboratori degli artigiani del luogo. È nato così il lume chiamato “Napolino” che, con i suoi bracci di supporto, rappresenta l’attività che si svolge nelle botteghe.

  • Casa Morra - Salita S. Raffaele, 20C

È uno spazio museale creato da Giuseppe Morra che ha sede nel Palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano. Al suo terzo anno di attività, si propone non come spazio statico di esposizione di opere, ma come archivio di arte contemporanea, luogo dinamico in grado di stimolare la riflessione e la ricerca. Una “casa delle idee” in cui il passato si fonde nel presente e nel futuro, fino a sfidare il tempo con una programmazione definita sino al 2116. Morra ha infatti pianificato 100 anni di mostre, attraverso il meccanismo del gioco dell’oca fatto di rimandi, attraversamenti e ritorni. Cicli espositivi regolati dall’alchimia dei numeri 3 e 7, che coincidono di volta in volta con il numero di artisti presentati o la quantità di opere e sequenze di mostre. Un complesso di 4.200 mq che sarà gradualmente ristrutturato per accogliere l’ampia collezione Morra: oltre 2000 opere presentate con percorsi tematici e focus su artisti. Un attraversamento nella storia dell’arte contemporanea e in fondamentali movimenti quali Gutai, Happening, Fluxus, Azionismo Viennese, Living Theatre, Poesia Visiva, fino alle più avanzate ricerche italiane e straniere.

  • Casa Tolentino - Gradini San Nicola da Tolentino, 12

Casa Tolentino nasce da un progetto di riqualificazione del monastero seicentesco San Nicola da Tolentino, situato ai piedi della collina di San Martino. Nel tempo è stata infermeria, poi scuola per novizi, casa per non abbienti, di nuovo convento fino ad ospitare oggi una casa d'accoglienza, gestita in forma di cooperativa sociale, rivolta a tutti, laici e religiosi, napoletani e viaggiatori.

Casa Tolentino è il risultato del progetto Napolixenìa, finanziato da Fondazione Con il Sud, che si prefigge l’obiettivo dell’integrazione, l’occupazione dei cittadini e la valorizzazione della zona dei Quartieri Spagnoli. Lo scopo è quello di creare un’occasione di emancipazione e riscatto attraverso l’inserimento lavorativo nel settore turistico e la promozione dell’enorme patrimonio di arte, tradizioni e cultura popolare, che solo alcuni quartieri conservano ancora. Quindi oltre alle 13 camere, Casa Tolentino val bene una visita per la sua terrazza panoramica da cui ammirare la bellezza del golfo di Napoli, ma anche per il suo giardino che dal 2010 è Bene di interesse storico e artistico oltre che Monumento Nazionale del Ministero dei Beni e Attività Culturali.

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  • Chiesa Sant’Aniello a Caponapoli - Vico Sant'Aniello a Caponapoli, 9

Sorta nell’area dell’acropoli della Neapolis greca, la chiesa Sant’Aniello a Caponapoli è oggi sito Unesco, oltre che una delle più significative testimonianze della peculiarità del centro antico di Napoli. La chiesa fu costruita nei primi decenni del ’500, a navata unica con cappelle laterali e decorazioni in marmo. La chiesa ha subito ingenti danni durante i bombardamenti del 1944 e il terremoto del 1980. Il crollo del pavimento della navata centrale però ha messo in luce tratti delle murazioni greche del IV sec. a.C. e romane del II sec. d.C., nonché tombe a fossa del periodo altomedioevale. Sul finire degli anni ’80 è iniziato, dunque, un processo di restauro che ha consentito di valorizzare tali preesistenze, creando un vuoto nella navata centrale contornato, mediante un gradino intermedio, da una passerella continua in vetro strutturale, collocata lungo il perimetro interno. Nel 2014 quindi è stata riaperta al pubblico la chiesa dedicata al culto di Sant’Agnello, compatrono della città di Napoli insieme a San Gennaro.

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Foto: marcobrivio.photo/Shutterstock

  • Fondazione Made in Cloister - Piazza Enrico de Nicola, 48 

Made in Cloister nasce nel 2012 con il progetto di riconversione del chiostro cinquecentesco della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, il cui grande complesso monumentale è tra i più importanti esempi del Rinascimento napoletano. Nell’Ottocento il complesso venne requisito ai monaci da Gioacchino Murat e successivamente trasformato da Ferdinando di Borbone in opificio per la produzione di lana e divise militari. Nella parte centrale del chiostro piccolo venne costruita perciò una meravigliosa capriata lignea destinata all’essiccazione delle lane, che ancora rende unico questo spazio, facendone un raro esempio di archeologia industriale borbonica. Dopo anni di abbandono, la fondazione Made in Cloister ha recuperato il chiostro e l’ha riconvertito in spazio culturale dove si tengono mostre, talk ed eventi. L’essiccatoio ligneo borbonico, al centro dello spazio, è diventato il cuore pulsante delle attività della fondazione e simbolo del progetto.
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  • Giardino e ipogeo di Babuk - Via Giuseppe Piazzi, 55

Poco distante dal famoso Orto Botanico di Napoli si trova il meno conosciuto giardino di Babuk, situato alle spalle di un palazzo fatto edificare nel ’700 dalla famiglia Caracciolo del Sole, a due passi dalla loro cappella in San Giovanni a Carbonara. È una silenziosa oasi verde dove camminare tra piante di limone, banani, fiori e un faggio antichissimo, databile intorno al XIV secolo. Tra le aiuole del giardino, abitato da numerosi gatti, si celano inoltre le tracce delle sepolture degli infanti delle suore del Convento dei Saponari, rimaste incinte per le brutalità dei soldati francesi entrati a Napoli nel 1799 al seguito di Championnet. Tra gli ambienti più suggestivi vedrete poi l’ipogeo, una cavità naturale posta al di sotto del giardino, composto da quattro caverne collegate da cunicoli, un tempo parte di una cisterna.

Divenuto ricovero antiaereo negli anni della guerra, l’ipogeo conserva l’impianto elettrico degli anni ’40 realizzato con isolatori in porcellana, e sulle pareti graffiti e simboli esoterici.

  • Molo San Vincenzo - Via Giardini Molosiglio

Il Molo San Vincenzo è un’importante opera infrastrutturale realizzata nell’ambito del piano di ampliamento della città di Napoli, promosso da Don Pedro di Toledo nel '500. Situato all’interno dell’area portuale della città, ad occidente rispetto al più antico Molo Angioino e a ridosso dei Giardini del Molosiglio, il molo San Vincenzo viene progettato da Domenico Fontana e costruito a più riprese (1597-1900). Oggi, dopo diversi lavori di prolungamento effettuati nel corso degli anni, il molo misura circa 2 km. Percorrerlo vi darà l’impressione di camminare sull’acqua e vi regalerà una vista inusuale sulla città. Napoli che sorge dal mare, vi sembrerà di osservare la celebre Tavola Strozzi ma dal vivo. Interessanti poi il bacino di carenaggio borbonico, inaugurato nel 1852, l’eliporto, realizzato in seguito al terremoto del 1980 e mai entrato in funzione, la lunga serie di archi che costituisce il fronte del molo verso il Beverello e, sulla parte terminale, il faro e la statua benedicente di San Gennaro. Il molo San Vincenzo è visitabile solo con visite guidate.
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Foto: pixels outloud / Shutterstock

  • Museo Hermann Nitsch - Vico Lungo Pontecorvo, 29/d

Il Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee Hermann Nitsch è situato in una ex fabbrica edificata nel 1892 per la produzione di energia elettrica. Concepito come spazio di documentazione e approfondimento delle tematiche filosofiche, poetiche e visive sviluppate dal grande artista austriaco Hermann Nitsch (Vienna 1938), è un luogo dove le opere dell’Orgien Mysterien Theater (Teatro delle Orge e dei Misteri) riprendono consistenza attraverso un percorso aperto alle sperimentazioni sinestetiche. Dal 1957 Nitsch comincia a scrivere la grammatica dell’Orgien Mysterien Theater, una forma complessa di opera d’arte totale incentrata sull’essere e sulla sensuale esperienza di eventi reali esperiti attraverso tutti i sensi, possibilmente in sinergia.

A realizzare il Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee Hermann Nitsch, nel cuore del vivace quartiere Pontecorvo, è Giuseppe Morra, amico del maestro e mecenate della sua opera sin dagli anni Settanta. Il museo si propone come territorio diversificato di progettazione e riflessione attorno all’essenza stessa dell’arte, dei suoi linguaggi, della sua drammaturgia, dei suoi fenomeni, a sostegno di un ampiamento delle conoscenze dei giovani, degli artisti, degli intellettuali, in una visione di apertura alle ricerche avanzate e alla cultura scientifica.

  • Sito archeologico acquedotto augusteo del Serino - Via Arena della Sanità, 5

Il sito archeologico è stato scoperto nel 2011 nel piano interrato dello storico Palazzo Peschici Maresca, di proprietà dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, e conserva alcuni resti dell'acquedotto augusteo, un'opera di ingegneria idraulica tra le più importanti dell'epoca romana. Costruito nel primo decennio d.C., l’acquedotto si sviluppava lungo un percorso di oltre 100 km, dalle sorgenti del Serino fino alla Piscina Mirabilis a Miseno, rifornendo d’acqua i più importanti centri campani tra cui Neapolis, Pompei ed Ercolano. Nel corso dei secoli, i due ponti rinvenuti, in tufo e laterizi, furono prima interrati a seguito dell’innalzamento del livello di calpestio, poi utilizzati come fondamenta per la costruzione del palazzo, nell'epoca in cui la città si espandeva al di fuori delle mura, nel Cinquecento, con la nascita dell’attuale area Vergini-Sanità. Gli spazi disegnati dai grandi archi, oggi nel sottosuolo, sono stati adibiti in tempi più recenti a cantina e deposito, rifugio durante le ultime guerre, poi trasformati in discarica e quindi abbandonati. Il sito archeologico oggi ospita eventi e mostre e site-specific in costante dialogo tra archeologia e arte contemporanea.

  • Vico Paradisiello 

In una fenditura della secondaria via Veterinaria, alle spalle dell’Orto Botanico e dell’Albergo dei Poveri, si trova questa stradina che anticamente era la prosecuzione di via Michele Tenore, dal nome del primo direttore dell’Orto Botanico di Napoli. Vico Paradisiello oggi è una stradina chiusa che un tempo portava fino a Capodimonte.

La storia di Vico Paradisiello si intreccia col sorgere della chiesa Santa Maria degli Angeli alle croci, eretta nel 1583, sulla collinetta detta volgarmente fuori Porta San Gennaro, quando venne costruita la strada via Michele Tenore da D. Isabelle Cueva, moglie del viceré duca d’Ossuna. Nel XVI secolo si iniziò ad urbanizzare l’area che fino ad allora era immersa nella campagna: a destra verso Sant’Eframo venne costruito un monastero nel 1530, a sinistra nacque l’area del Moiariello e, tra i due, si cominciavano a intravedere alcuni edifici sparsi lungo la salita del Paradisiello che divenne poi un luogo ambito di residenza e villeggiatura per la nobiltà. Salite quindi i 150 scalini di vico Paradisiello per godervi il panorama mozzafiato che abbraccia Castel Sant’Elmo, il Vesuvio e Capri.

  • Vivaio Calvanese - Via Foria, 234

Davanti all’ingresso dell’Orto Botanico si trova un palazzo seicentesco, che custodisce uno dei vivai più antichi di Napoli, il vivaio Calvanese, un polmone verde nascosto nel centro della città. Il vivaio è l'erede dello stabilimento botanico Calabrese, fondato da Francesco Saverio Calabrese nel 1864 e poi reso famoso dal figlio del fondatore, Francesco Paolo, e dalla moglie tedesca Rita Stern, vera anima del luogo. Oggi vedrete ben 8 serre dismesse, che hanno ancora la struttura di quel tempo, al cui centro troneggia un'antica coffee house che ha visto passare anche Eduardo De Filippo e Pupella Maggio. Ora la coffee house è il piccolo studio d’arte contemporanea di Antonella Raio che, con il proprietario Giuseppe Calvanese, cerca nuovi modi per far convivere arte e natura.

Ai piedi della collina di Posillipo si trova il parco sommerso di Gaiola, una suggestiva area marina protetta di circa 42 ettari, che si estende dal Borgo di Marechiaro alla Baia di Trentaremi. Il Parco Sommerso di Gaiola deve la sua particolarità alla fusione tra aspetti vulcanologici, biologici e storico-archeologici, il tutto nella cornice di un paesaggio costiero tra i più suggestivi del golfo.

I costoni rocciosi e le alte falesie di tufo giallo napoletano, rimodellate dal mare e dal vento, ammantate dai colori della macchia mediterranea, regalano ancora oggi scorci magnifici. Il nome del sito deriva da quello dei due atolli che sorgono nei pressi della costa di Posillipo, conosciuta per la sua bellezza fin dai tempi antichi, come dimostrano i resti della villa imperiale di Pausilypon. All’inizio del XIX secolo, l’isola poi fu abitata da un eremita, soprannominato “lo stregone”, che viveva dell’elemosina dei pescatori. L’isola poi è appartenuta a Gianni Agnelli e a Jean Paul Getty. Ad ogni modo oggi la Gaiola è amata da chi si dedica ad attività subacquee, snorkeling e diving per esplorare i ricchi fondali, ma anche da chi vuole semplicemente fare il bagno nelle acque cristalline di questa minuscola spiaggia libera all’ombra del Vesuvio. Se ne avete sentito parlare recentemente è forse per via della canzone Gaiola portafortuna di Liberato.
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