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Ecco perché devi visitare i Musei vaticani almeno una volta nella vita

Musei Vaticani

Far conoscere, preservare e condividere lo straordinario lascito di cultura, storia e bellezza che i pontefici romani hanno raccolto e custodito per secoli: questa è la missione dei Musei Vaticani oggi. Il polo museale della Città del Vaticano, fondato da papa Giulio II nel XVI secolo, custodisce una delle collezioni d’arte più prestigiose e grandi del mondo

I Musei Vaticani perciò vanno declinati al plurale, perché sono un complesso di collezioni diverse e tutte straordinariamente importanti. Egizie, etrusche, greche, romane, cristiane, epigrafiche fino ad arrivare alla pittura dei diversi secoli e al grande Rinascimento di Raffaello e Michelangelo delle “Stanze” e della Cappella Sistina. E poi ancora le arti decorative, le collezioni etnologiche, le raccolte storiche, le carrozze e le berline papali fino all’arte moderna e contemporanea. Nonostante la lunga storia che ebbe inizio nel 1506, i Musei Vaticani guardano sempre all’innovazione e riflettono lo spirito del tempo. Lo dimostra la scelta di Barbara Jatta, nominata da papa Francesco direttore dei Musei Vaticani nel 2017, prima donna ad assumere tale incarico.  

I Musei Vaticani sono, per i credenti, un viaggio dentro la bellezza che conduce alla fede, o semplicemente un viaggio alla scoperta di secoli di storia dell’arte. Seguiteci tra i capolavori da non perdere ai Musei Vaticani. 

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(Foto: © Phuong D. Nguyen / Shutterstock)

La storia dei Musei Vaticani

I Musei Vaticani furono fondati da papa Giulio II nel 1506 e aperti al pubblico nel 1771 per volere di papa Clemente XIV. Nacquero originariamente come collezioni di scultura classica, perché i pontefici si consideravano i legittimi eredi della storia romana. È il Cortile delle Statue, oggi Cortile Ottagono, ad ospitare nel 1506 il primo nucleo di opere classiche dei Musei Vaticani: qui Papa Giulio II della Rovere decide di allestire una mirabile raccolta di sculture antiche, tra le quali l’Apollo del Belvedere e il Laocoonte.

Lo stesso Giulio II nel 1508 incarica Michelangelo Buonarroti di modificare in parte la decorazione della Cappella Sistina, nata dalla ristrutturazione dell’antica Cappella Magna per volere di Papa Sisto IV della Rovere, da cui la Cappella Sistina prende il nome. Con una messa solenne nel giorno di Ognissanti, il 1° novembre del 1512, Giulio II inaugura la rinnovata Cappella Sistina. A papa Giulio II si deve anche la decorazione delle Stanze di Raffaello. Il Pontefice, non desiderando abitare negli ambienti utilizzati dal suo predecessore Alessandro VI, commissiona a Raffaello Sanzio la decorazione di alcuni locali collocati nell’ala fatta costruire da Niccolò V a metà del Quattrocento. Papa Giulio II lascia l’artista urbinate libero di condurre a suo piacimento gli affreschi e i lavori che proseguono poi sotto Papa Leone X de' Medici (1513-1521). Prendono così forma la Stanza della Segnatura, la Stanza di Eliodoro, la Stanza dell’Incendio di Borgo e la Sala di Costantino. 

Nel frattempo, nel 1508 erano iniziati anche i lavori della Loggia per opera dell’architetto Donato Bramante, ma alla sua morte nel 1514, fu Raffaello a sostituirlo nella direzione del progetto. 

In seguito, il duro e colto Papa della Controriforma, Gregorio XIII Boncompagni, commissiona al grande matematico e cosmografo Ignazio Danti e a una squadra di pittori guidati da Girolamo Muziano, un lavoro di notevole levatura: dedicare un intero ambiente nei pressi della Cappella Sistina alla rappresentazione dell’Italia attraverso 40 tavole geografiche. Nel 1581 nasce così la Galleria delle Carte Geografiche. 

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Nei cinquant’anni cruciali che si collocano tra Illuminismo, Rivoluzione, Impero e Restaurazione, i musei pontifici si rinnovano e si trasformano radicalmente. Per influsso del pensiero illuministico, i Musei del Papa si trasformano in un museo in senso moderno con il compito di tutelare le opere d'arte antica e di promuoverne lo studio e la conoscenza.

È in questo periodo che nasce la parte più antica e affascinante delle collezioni vaticane, il Museo Pio Clementino, fondato da due pontefici romagnoli: Clemente XIV Ganganelli e Pio VI Braschi.

Agli anni ’70 del XVIII secolo risale la nascita del Cortile Ottagono: il progetto dell’architetto Michelangelo Simonetti reinventa l’Antiquarium delle Statue di Giulio II. Da questo luogo, dove oggi sono esposti sotto il cielo di Roma i capolavori supremi della statuaria antica e non solo, si dipartono come una rosa dei venti gli altri settori collezionistici voluti dai due pontefici: la Sala degli Animali, la Sala delle Muse, la Sala Rotonda, la Galleria delle Statue e Sala dei Busti, il Gabinetto delle Maschere, la Galleria dei Candelabri. Pio VI è anche il promotore della prima raccolta di dipinti dei Musei Vaticani: la collezione risale al 1790 circa e comprendeva 118 pregevoli opere. 

Pio VII Chiaramonti amplia notevolmente le raccolte di antichità classiche tanto da istituire il nuovo Museo Chiaramonti nel 1806, che segna un momento importante nella storia delle collezioni vaticane, duramente ridimensionate dai trasferimenti in Francia di numerose opere in base al trattato di Tolentino (1797).

Il papa che la pubblicistica italiana liberale e risorgimentale ha considerato simbolo di reazione e oscurantismo, si dimostrò in realtà un intellettuale colto, un mecenate generoso e sensibile alle tendenze artistiche del suo secolo. Si devono, infatti, a Gregorio XVI Cappellari la fondazione del Museo Gregoriano Etrusco nel 1837 e del Museo Gregoriano Egizio nel 1839.

Nel 1854 Papa Pio IX, lungimirante sostenitore degli studi sulla Roma cristiana delle origini e degli scavi nella Roma sotterranea cristiana, fonda il Museo Pio Cristiano nella sede del Palazzo Apostolico del Laterano. Invece nel 1926 Papa Pio XI Ratti fonda il Museo Missionario-Etnologico, rappresentativo delle culture extraeuropee di Asia, Africa, Oceania e delle due Americhe.

Nel 1962 Giovanni XXIII annuncia il trasferimento dei Musei Lateranensi in Vaticano: le raccolte del Museo Gregoriano Profano, del Museo Pio Cristiano, dei Lapidari Profano, Cristiano ed Ebraico vengono trasportate dal Palazzo Lateranense in un nuovo edificio appositamente costruito in Vaticano. 

Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II poi si compie il completo restauro della Cappella Sistina, avviato nel 1979.

L’intervento complessivo copre un arco temporale lungo venti anni e la conclusione della “magna impresa” viene annunciata nella messa solenne celebrata da papa Wojtyła l’8 aprile 1994. 

Benedetto XVI avvia una serie di grandi restauri curati e realizzati dai Musei Vaticani, a partire dalla Sala dell’Immacolata e della Cappella Paolina. 

Infine, papa Francesco accoglie nei Giardini Vaticani due sculture in ferro, un Cristo operaio e una riproduzione della Vergine di Luján, realizzate con materiali poveri dall'artista argentino Alejandro Marmo. Ma papa Francesco è ricordato soprattutto per aver aperto le porte della Cappella Sistina a 150 clochard e poi a 50 detenuti del carcere romano di Rebibbia.

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I capolavori da non perdere ai Musei Vaticani 

I Musei Vaticani custodiscono un immenso patrimonio che i numerosi pontefici hanno arricchito dal Rinascimento ad oggi. Il complesso oggi conta 54 musei e 70.000 opere, di cui solo 20.000 in mostra, sviluppato su 1400 stanze, cappelle e gallerie. Sarebbe impossibile visitarlo tutto, perciò vi consigliamo i capolavori da vedere in poche ore. 

  • Cortile della Pigna 

Come prima tappa del vostro itinerario nei Musei Vaticani troverete questo ampio cortile che prende il nome dall’enorme pigna di bronzo di epoca romana. In origine era la decorazione della fontana del bagno romano di Agrippa ed è citata anche da Dante nella Divina Commedia.

  • Cortile Ottagono 

Il Cortile Ottagono, in passato detto Cortile delle Statue, ospitò il primo nucleo delle collezioni pontificie di antichità classiche. Qui Papa Giulio II della Rovere allestì una straordinaria raccolta di sculture antiche, che mirava a far rivivere la Roma dei Cesari nella Roma dei Papi. Nella seconda metà del Settecento, quando i pontefici Clemente XIV e Pio VI decisero di trasformare la raccolta in un museo dalla struttura organica, il cortile venne inserito nel nuovo progetto museale e ne divenne il fulcro.

Nonostante i cambiamenti intercorsi nei secoli, alcune delle sculture in esposizione, tra le quali il Laocoonte e l'Apollo del Belvedere, si trovano qui fin dalla prima metà del Cinquecento.

  • Sala delle Muse 

La sala, aperta al pubblico nel 1784, fu ideata per esporre una serie di sculture ritrovate nella cosiddetta villa di Cassio presso Tivoli, dove si rinvennero numerose statue di muse, un Apollo Musagete, una Atena, erme e ritratti di uomini greci illustri, riconducibili all'età adrianea. Qui potrete ammirare il famoso Torso del Belvedere. Noto a Roma fin dal XV secolo, il celebre torso marmoreo entrò a far parte delle collezioni vaticane tra il 1530 e il 1536 e divenne una delle sculture antiche maggiormente ammirate dagli artisti fino ai nostri giorni. Nei secoli la statua è stata oggetto di varie interpretazioni. L'ipotesi attualmente più accreditata lo identifica con l'eroe greco Aiace Telamonio nell'atto di meditare il suicidio. Si narra che, nel corso della guerra di Troia, il guerriero fu preso da follia quando Ulisse gli sottrasse le armi di Achille.

L'iconografia è stata ricostruita grazie a varie testimonianze figurative: la testa era mestamente appoggiata alla mano destra, che stringeva la spada con cui l'eroe si sarebbe tolto la vita. La scultura, databile al I secolo a.C., è firmata dall'ateniese Apollonios. 

Notate, inoltre, gli affreschi di Tommaso Conca nella volta della sala che rappresentano Apollo e le Muse come ispiratori delle arti. 

  • Cappella Sistina 

È il motivo per cui visitare i Musei Vaticani. La Cappella Sistina prende il nome da Papa Sisto IV della Rovere che fece ristrutturare l'antica Cappella Magna tra il 1477 e il 1480. La decorazione quattrocentesca delle pareti fu eseguita da un'équipe di pittori costituita inizialmente da Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, coadiuvati dalle rispettive botteghe e da alcuni più stretti collaboratori.

Ma Giulio II della Rovere (pontefice dal 1503 al 1513), decise di modificarne in parte la decorazione, affidando nel 1508 l'incarico a Michelangelo Buonarroti, il quale dipinse la volta e, sulla parte alta delle pareti, le lunette. Nell'ottobre 1512 il lavoro era compiuto e il giorno di Ognissanti (1° novembre) Giulio II inaugurò la Sistina con una messa solenne. Nei nove riquadri centrali sono raffigurate le Storie della Genesi, dalla Creazione alla Caduta dell'uomo, al Diluvio e al successivo rinascere dell'umanità con la famiglia di Noè. Verso la fine del 1533 Clemente VII de' Medici (pontefice dal 1523 al 1534) incaricò Michelangelo di modificare ulteriormente la decorazione della Sistina dipingendo sulla parete d'altare il Giudizio Universale. In questo affresco Michelangelo volle rappresentare il ritorno glorioso di Cristo alla luce dei testi del Nuovo Testamento. L'artista iniziò la grandiosa opera nel 1536 e la portò a compimento nell'autunno del 1541. Michelangelo, servendosi delle sue straordinarie capacità artistiche, ha fatto della Cappella Sistina "il santuario della teologia del corpo umano", disse poi Giovanni Paolo II. Nella Cappella viene ancor oggi tenuto il Conclave per l'elezione del Sommo Pontefice. Qui trovate le informazioni per la visita virtuale della Cappella Sistina. 

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(Foto: ©RPBaiao / Shutterstock)

  • Sala Rotonda

È una grande sala con volta emisferica, a imitazione del Pantheon adrianeo, scandita da una serie di nicchie per l'allestimento di statue colossali. Tra queste vedrete il Busto di Zeus, la statua d’oro di Ercole e la Statua di Adriano. Il pavimento è costituito da un mirabile assemblaggio settecentesco di mosaici dei primi decenni del III secolo d.C., rinvenuti a Otricoli e a Sacrofano. Al centro della sala è collocata una grande tazza in porfido rosso che, con le integrazioni moderne, raggiunge i 13 metri di circonferenza. La tazza doveva ornare un grande spazio pubblico della Roma imperiale.

  • Sala a Croce Greca 

La sala, inaugurata durante il pontificato di Pio VI Braschi (1775-1799), venne a costituire il vestibolo di ingresso al Museo Pio Clementino. Testimonia questa funzione l'iscrizione Museum Pium sull'imponente portale di accesso, ai lati del quale si dispongono due Telamoni egittizzanti in granito rosa, databili agli inizi del I secolo d.C.; al centro del pavimento è visibile un mosaico con il busto di Atena.

La sala è dominata dalla presenza dei due sarcofagi in porfido rosso, quello di S. Elena e quello di Costanza. Il primo fu realizzato per accogliere le spoglie di Elena, madre di Costantino, morta intorno al 335 d.C. e sepolta nel mausoleo imperiale a Tor Pignattara, poi trasferita in Vaticano. Il secondo sarcofago fu realizzato per accogliere le spoglie di una delle figlie dell'imperatore Costantino, probabilmente Costanza, morta nel 354 d.C. e sepolta nel mausoleo sulla via Nomentana accanto alla Basilica di S. Agnese. Nel 1790 giunse in Vaticano, trasportato da un tiro di 40 buoi.

Nella sala troverete anche il cosiddetto Augusto Verospi, ritratto dell'imperatore di tipo eroico e forse postumo, e una statua di Gaio Cesare, nipote dello stesso Augusto.

  • Galleria dei Candelabri 

La galleria prende il nome dai monumentali candelabri marmorei che, abbinati a colonne in marmo colorato, delimitano le sei sezioni espositive. Allestita sotto papa Pio VI Braschi tra il 1785 e il 1788, venne rinnovata poi sotto il pontificato di Leone XIII Pecci. Le opere vennero disposte come degli arredi, seguendo criteri di simmetria in linea con l’architettura della galleria, alla quale si accedeva tramite il monumentale cancello bronzeo tuttora conservato. 

  • Galleria delle Carte Geografiche  

Prende il nome dalle quaranta carte geografiche affrescate sulle pareti che raffigurano le regioni italiane e i possedimenti della Chiesa all’epoca di papa Gregorio XIII. Furono dipinte fra il 1580 e il 1585 sulla base di cartoni di Ignazio Danti, famoso cosmografo del tempo. Considerando come elemento divisorio l’Appennino, su di una parete sono raffigurate le regioni bagnate dai mari Ligure e Tirreno, sull’altra le regioni bagnate dall’Adriatico. Ogni carta regionale è corredata della pianta della città principale.

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  • Stanze di Raffaello 

Le quattro stanze dette di Raffaello costituivano parte dell'appartamento situato al secondo piano del Palazzo Pontificio, scelto da papa Giulio II come propria residenza e utilizzato anche dai suoi successori. La decorazione pittorica fu realizzata da Raffaello e dai suoi allievi tra il 1508 e il 1524.

La prima è la Stanza della Segnatura, originariamente libreria personale nonché ufficio di papa Giulio II, famosa per “La scuola di Atene”.

L’ affresco che ricopre l’intera parete ovest della sala è un omaggio ai più grandi pensatori, filosofi e matematici del tempo di Raffaello. La seconda è la Stanza di Eliodoro dove poter ammirare “La liberazione di San Pietro”. La Stanza dell’incendio di Borgo, invece, presenta affreschi che illustrano le aspirazioni politiche e le storie tratte dalle vite di alcuni pontefici predecessori di Giulio II. Infine, la Sala di Costantino, destinata a ricevimenti e cerimonie ufficiali, fu decorata dagli allievi di Raffaello sulla base dei disegni del maestro, mancato prematuramente prima della fine dei lavori.

  • Pinacoteca 

Inaugurata nel 1932 per volontà di Papa Pio IX, la Pinacoteca Vaticana nacque con lo scopo di valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico artistico dei pontefici. Oggi qui si possono ammirare circa 460 dipinti disposti in diciotto sale, disposti in base a criteri di cronologia e scuola, dai cosiddetti Primitivi (XII-XIII secolo) al XIX secolo. Tra questi la Pinacoteca annovera alcuni capolavori dei maggiori artisti della storia della pittura italiana, tra cui Giotto, Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Crespi e Perugino.

  • Giardini Vaticani 

I Giardini Vaticani sono un luogo di riposo e meditazione a uso esclusivo dei pontefici fin dal 1279 quando papa Niccolò III riportò la residenza papale dal Laterano al Vaticano. Con un’estensione di circa 30 ettari, i giardini occupano circa due terzi della superficie della Città del Vaticano. Come una sorta di hortus conclusus, i giardini sono delimitati dalle mura che in seguito ai Patti Lateranensi sono diventati i confini di uno degli Stati più piccoli al mondo. Questi giardini che vantano il più antico impianto botanico d’Italia, che risale alla seconda metà del 1200, sono una vera oasi di pace dove passeggiare tra fontane, reperti archeologici, casine, torri e antiche mura.

I giardini però sono visitabili solo con una visita guidata collettiva o con un apposito bus elettrico. 

Informazioni pratiche per la visita 

A seguito dell’emergenza sanitaria le visite ai Musei Vaticani hanno subito variazioni di orari e norme d’accesso.

Dal primo febbraio 2021 gli orari di apertura al pubblico sono i seguenti: dal lunedì al sabato dalle ore 8.30 alle 18.30, con ultimo ingresso alle ore 16.30. 

Per accedere ai Musei Vaticani occorrerà obbligatoriamente prenotare la propria visita attraverso il portale ufficiale tickets.museivaticani.va. In questo periodo la prenotazione sarà gratuita, mentre di solito è pari al costo di 4 euro. Gli ingressi sono contingentati e organizzati su fasce di ingresso di 30 minuti ciascuna. Quindi al momento della prenotazione bisognerà selezionare l’orario preferito tra quelli disponibili. Occorre presentarsi all’orario richiesto con la massima puntualità. A causa dell'emergenza Covid, le visite gratuite dei Musei Vaticani sono sospese. 

Sono, inoltre, disponibili visite guidate per gruppi formati da massimo 20 persone ed è possibile usufruire degli apparati radio-trasmittenti e delle audioguide. 

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