Laos

Volontariato in Laos, come e perché

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VOONTARIATO IN LAOS, IL RACCONTO – Mia moglie Serena ed io da circa sei anni abbiamo lasciato il lavoro e cambiato vita scegliendo la strada del volontariato.
Siamo fortunati, mio nonno ci ha lasciato una casa a Viareggio che, affittata, ci dà da vivere, per questo abbiamo deciso di viaggiare e di iniziare l’avventura da volontari. Sono passati 2 anni da quando, insieme a tre amici, abbiamo fondato una piccola Associazione di Volontariato che si chiama “Ink for Charity” una scelta nata nel 2014, quando abbiamo iniziato a collaborare con l’associazione canadese “Adopt a Village in Laos”.
Siamo partiti da Siem Reap, in Cambogia, dove abbiamo concluso una splendida collaborazione di 2 anni con l’Associazione di Rimini “Una Goccia per il Mondo” decisi a dare una svolta alla nostra vita con un cambiamento. Abbiamo attraversato il Laos dal confine con la Cambogia in pullman fermandoci a Pakse, Vientiane e Vang Vieng fino a Luang Prabang.
Durante questo viaggio abbiamo visitato diverse associazioni per cercare una nuova collaborazione ma, nessuna di queste ci aveva convinto a pieno; eravamo tristi e sconsolati quando siamo arrivati a LP; “ avremo fatto bene a lasciare la Cambogia?!…” ci chiedevamo spesso durante gli infiniti spostamenti in bus da un luogo ad un altro.
Fortunatamente Luang Prabang ci ha ridato energia con la sua straordinaria bellezza. Abbiamo trascorso qualche giorno facendo lunghe passeggiate attraverso le stradine acciottolate di quella che sarebbe stata la nostra seconda casa di lì a breve. Siamo rimasti affascinati dai suoi templi sparsi nel centro e passavamo ore ammirando gli splendidi tramonti sulle rive del Mekong ed esplorando in lungo e largo il mercato che ogni sera si affollava di turisti nella via centrale della cittadina, ed è proprio lungo il fiume che una sera abbiamo conosciuto Steve Rutledge presidente dell’Associazione canadese “Adopt a Village in Laos”.

Steve da tre anni lavorava in Laos costruendo scuole e distribuendo filtri in ceramica per purificare l’acqua alle famiglie dei villaggi rurali. Proprio in quel periodo stava finendo la costruzione di una scuola nel villaggio di Hat Kham e decidemmo di trascorrere del tempo proprio in quel villaggio rurale fuori dal mondo senza energia elettrica, nè segnale per i cellulari nè servizi igienici, per capire come realmente si vive in Laos al di fuori delle mete turistiche.
Il viaggio per Hat Kham è lungo e bellissimo allo stesso tempo, la prima tappa è Nong Khiaw: piccolissimo villaggio sulle sponde del Fiume Ou, tappa chiave per chi vuole andare in Vietnam o nel nostro caso per risalire il fiume con un barca. Il paesaggio che offre il fiume Ou è degno di un film. 2 ore di barca è la distanza che separa Nong Khiaw dal piccolo villaggio e lo scenario lascia a bocca aperta: foreste incontaminate e montagne calcaree che svettano al di sopra del verde; bambini che si tuffano dalle sponde del fiume e pescatori che lanciano le reti dalle piccole lance di legno, finalmente il vero Laos.
Hat Kham è un piccolo villaggio situato non lontano dalla sponda del fiume; circa 50 famiglie ci vivono in case costruite prevalentemente in bamboo. Siamo stati accolti dal capo villaggio che ci ha subito fatto vedere la scuola in costruzione dopo averci offerto il pranzo e mostrato dove avremmo dormito per le 3 settimane seguenti. La “camera”, situata al secondo piano della sua abitazione, è una spaziosa stanza dove avremmo dormito tutti insieme su tavoloni di legno ammorbiditi da coperte che ci erano state date dalla moglie del proprietario di casa. Di notte e la mattina presto era freddo, circa 0 gradi: ci alzavamo prima dell’alba per accendere un fuoco con cui scaldarci. Cercavamo di comunicare con le persone ed i bambini, che ci osservavano incuriositi, con un piccolo frasario che avevamo con noi.

dovevamo lavarci al fiume o all’ unica fontana del villaggio recintata da uno steccato in bamboo per un minimo di privacy.
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Ogni giorno dal fiume arrivavano il cemento ed i forati per la costruzione della scuola; per diverse ore i bambini ci aiutavano a raccogliere i sassi che servivano per impasto del cemento. Alle ore del pranzo le donne urlavano: ”Kin Khao” letteralmente “mangiare riso” che era il segnale per andare a tavola.
Mangiavamo in uno spazio che era la “comune” dove normalmente si riunivano gli uomini del villaggio per parlare dei raccolti e decidere il prezzo del riso che è il maggior sostentamento dei villaggi rurali. Le donne cucinavano il pranzo: zuppe di pesce e/o pollo accompagnato dall’immancabile sticky rice una qualità di riso che una volta cotto al vapore in recipienti intrecciati con il bamboo manteneva l’amido indurendolo a tal punto che diventa una specie di pane.
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Trascorrevamo le giornate ad osservare la vita nel villaggio giocando con i bambini e cercandone di capire qualcosa di quella lingua per noi troppo difficile, aiutavamo nei lavori alla scuola ed andavamo a letto dopo aver trascorso alcune ore davanti al fuoco la sera. Non dimenticheremo mai quell’esperienza per noi “primitiva” senza contatti senza luce senza comodità come non dimenticheremo mai l’accoglienza dalle persone del villaggio di Hat Kham.
A quel punto abbiamo deciso di aiutare Steve nei suoi progetti e lo abbiamo fatto fino ad oggi. Per 2 anni abbiamo trascorso l’estate in Italia raccogliendo denaro attraverso cene, eventi, raccolte fondi per poter trascorrere 3 mesi invernali ed usare i fondi raccolti per aiutare Steve con altre scuole e sopratutto per distribuire filtri in ceramica che servono agli abitanti dei villaggi a purificare l’acqua prima di berla e/o utilizzarla per qualsiasi altra cosa.
Il Laos oltre ad essere uno dei paesi piu poveri al mondo vanta anche il record del più bombardato.

Durante la Guerra del Vietnam tra il 1964 ed il 1973 sul Laos, da parte degli americani, vennero sganciate più di due milioni di tonnellate di ordigni esplosivi, di questi ordigni il 30% non esplose, il che significa che nella parte orientale del Laos sono rimaste 80 milioni di bombe da disinnescare.
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Oltre, quindi, ai problemi di malnutrizione e carenza di acqua pulita in Laos si continua tutt’oggi a morire per colpa degli ordigni inesplosi. Nel 2016 dopo aver seguito i lavori per l’ampliamento di una scuola costruita nel villaggio remoto di Katang Xieng, abbiamo visitato dei villaggi nei dintorni della “Piana delle Giare” dove abbiamo incontrato piccole comunità di artigiani che creano bracciali ed altri “gioielli” prodotti con l’alluminio ricavato da materiali bellici e da ordigni esplosi disseminati in tutta questa vasta ed arida zona.
Abbiamo deciso di aiutare questi villaggi ed iniziare una collaborazione con loro, acquistando bracciali ed anelli. Abbiamo creato un packaging e stiamo provando a venderli di modo che, attraverso il ricavato, potremo continuare a fare progetti per contribuire al miglioramento di questo popolo. Il turismo in Laos è in continua espansione ma la maggior parte delle persone visita solamente le città principali come la “Parigi del SudEst Asiatico” Luang Prabang, la piccolissima capitale Vientiane o gli splendidi scenari di Vang Vieng ma purchè belli questi posti non sono tutto il Laos. l’80% della popolazione vive nei villaggi rurali e solo trascorrendo del tempo con loro potrete capire la straodinarietà di questo popolo.
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Chi volesse sapere di più sui nostri progetti può visitare le nostre pagine online: www.inkforcharity.it www.facebook.com/inkforcharityprojects www.facebook.com/nowarbracelets www.nowarbracelets.bigcartel.com

Autore: Massimo

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