Bergen

Viaggio in Norvegia


Autore: ilPrincipediCasador

18 ottobre – Italia-Oslo

Finalmente si parte. Arrivo a Roma in macchina, dove mi attende la mia ragazza Anna a casa di una sua amica, passo a prenderla verso le 5.00 e insieme ci dirigiamo verso Ciampino dove parcheggiamo al Low cost parking (5 giorni 33 euro). La navetta ci accompagna in aeroporto dove dopo aver sbrigato le formalità di imbarco saliamo sul volo Ryanair per Milano.
Arriviamo in orario a Milano Orio e subito ci dirigiamo al banco del check-in per Oslo. Alle 9.55 si decolla, sempre con Ryanair, anche questa volta in orario e atterriamo a Torp alle 12.20. Il viaggio è andato bene, ci aspettano 5 giorni davvero stupendi. All’aeroporto ci accoglie subito un’aria fresca e un leggero venticello ci costringe ad indossare i cappotti che avevano fatto solo bella mostra nelle cappelliere dell’aereo. Fuori dall’aeroporto prendiamo l’autobus per Oslo, facciamo il biglietto di sola andata (150kr), perché al ritorno arriveremo direttamente a Sandefjord in treno.
Il trasferimento in autobus è lungo, circa un’ora e mezza ma è davvero piacevole, un primo assaggio di una natura incantevole dai colori netti e decisi. Si susseguono fino a pochi km dal centro della città, stupende casette colorate  con i tipici tetti neri (mica stupidi??...con il freddo che fa, assorbono tutto il calore!) , campi verdi,  boschi e foreste di abeti , insomma un quadretto di benvenuto non male che ci lascerà solo quando ormai a tragitto finito ci troviamo alla stazione degli autobus.
Da lì chiediamo informazioni per trovare il nostro albergo (Best western, due notti, una doppia 2000kr, circa 240 euro). Finalmente dopo un po’ di giri e dopo aver mangiato quasi una intera busta di tarallucci che preventivamente avevo messo nel mio piccolo ed unico bagaglio, arriviamo finalmente a destinazione.
L’albergo sembra bello, lo stile è quello Ikea, ma la qualità è italiana, ci accorgiamo, infatti, che le poltroncine della hall sono firmate Sergio Tacchini.

Saliamo in camera, dopo che i due gentilissimi ragazzi della reception ci avevano dato il benvenuto, ci laviamo velocemente,  consumiamo gli ultimi taralli, (in verità ne resterà uno che, nascostosi in fondo allo zaino, a nostra insaputa ci farà compagnia gli altri giorni e che solo a casa, ormai sbriciolato segnalerà la sua presenza) e scendiamo di nuovo nella hall, dove di pomeriggio servono gratuitamente waffel con la marmellata, biscotti e panettoni fatti da loro! Che idea simpatica e soprattutto golosa. Decidiamo quindi di dedicare cinque minuti all’approvvigionamento calorico e dopo aver sorseggiato anche un ottimo tè caldo, ci immergiamo finalmente nel nostro primo pomeriggio norvegese.
L’approccio con la città è buono, la vita scorre rilassata ma si vede che si è comunque in una grande città, in giro ci sono manager indaffarati che corrono con le loro ventiquattrore di pelle, giovani con i lettori mp3 sugli skateboard, ragazzi che fanno shopping, mamme che portano i bambini al parco, insomma, il primo spaccato di questa città ne offre un’immagine viva e al tempo stesso di normale calma cittadina.
Intanto il pomeriggio scorre tranquillo, passeggiamo lungo tutta la Karl Johans Gate, un’immensa arteria pedonale che attraversa Oslo, dalla stazione al palazzo Reale, lungo la quale c’è praticamente tutto, il Parlamento, l’Università,il Teatro nazionale, il Museo nazionale, la Cattedrale e appunto il palazzo Reale.
Ci sono innumerevoli negozi, pub, alberghi, in una piazza troviamo un gruppo di artisti che dipinge, un altro che suona (con il tamburriello!!...ma non era napoletano? W l’Europa unita), ma la cosa che più sorprende è l’infinito susseguirsi di elegantissimi palazzi.
In un negozietto compriamo una piccola scultura in pietra di un re vichingo e felici di questa bella atmosfera autunnale, ci accorgiamo che una volta percorsa tutta la Karl Johans Gate e aver preso anche qualche cartolina, siamo giunti dapprima al municipio di Oslo, ai piedi del quale c’è una mostra fotografica all’aperto e poi all’Aker brygge, il vecchio quartiere portuale di Oslo, oggi annoverato dai norvegesi come il quartiere più alla moda dove trascorrere le serate, prima con un aperitivo, poi con una “very expansive dinner” e poi con la ovvia conclusione sulle piste da ballo.

Il quartiere è bello, c’è una continua commistione tra vecchio e nuovo, i vecchi depositi in pietra sono stati inglobati in avveniristiche strutture d’acciaio, tutto sembra amalgamato alla perfezione e dalla continuità delle linee ne esce fuori una bella e saggia idea di riciclaggio architettonico.
Intanto, comincia a fare buio, il sole qui tramonta un po’ prima che da noi in Italia e decido che è arrivato il momento di sfoderare il mio cannoncino Pentax per qualche bel panorama sul mare con in lontananza il castello medievale (l’Akershus slott)  arroccato su una piccola altura.
I colori e la luce sono un incanto, restiamo ben un quarto d’ora senza dirci una parola, immobili ad assaporare un fantastico tramonto e a sentire i suoni e i silenzi di una città che piano piano cambia volto mostrando la sua parte meno metropolitana e più romantica. Il passare dei minuti è scandito da un orologio montato su un molo dal quale si prendono i traghetti  per arrivare dall’altra sponda del porto, Bygdoy (dove si trovano il Norsk Folkemuseum e il Vikingskipshuset, purtroppo noi non ci siamo andati).
Che dire, lo spettacolo è poetico, ci accorgiamo che da qui il mondo ha veramente sedici milioni di colori e che la luce così bassa regala davvero piacevoli soddisfazioni fotografiche, sembra quasi che il panorama senta l’obiettivo meglio di una modella. Quando ormai comincia ad imbrunire, facciamo un altro giro tra le nuove architetture dell’Aker e decidiamo che è ora di incamminarci per far ritorno alla base. Intanto si è fatto buio, l’elegante Karl Johans Gate ci sembra ancora più affascinante, la gente per strada è di meno, comincia anche a fare freddo, ma molti sono i ragazzi che siedono all’esterno dei pub, riscaldandosi con copertine di pile, birre e long drink.
Rincontriamo percorrendo a ritroso la strada giovani artisti che dipingono mentre una piccola folla di curiosi guarda le loro opere, ai lati della strada, un giovane che vende muffin e waffel fatti al momento con un fornellino e una piastra poggiati su una pedana di legno sottratta chissà dove alle ferrovie tedesche (c’era un enorme DB stampato sopra).

Ormai stanchi, cerchiamo una scorciatoia per l’albergo. Il tentativo fallisce miseramente, ma tra un vicolo e l’altro ci ritroviamo davanti ad un McDonald’s che propone uno strano menu, il Wasabi, a base di salmone. Proviamo questa “prelibatezza”  e concludiamo che sarebbe stato meglio proseguire senza cena! Infine, stanchissimi e con uno strano sapore in bocca di cipolle, pomodori, salmone e chissà che altro, finiamo dopo circa venti minuti di nuovo sulla Karl Johans Gate. Non c’è scampo, l’unica direzione è quella.
Arriviamo finalmente a pochi decine di metri dall’albergo e sentiamo urla e grida, un tassista sta facendo a botte con due ubriachi, gli spettatori sono una decina di persone uscite da un night club, divertite dalla scena.
Ci sono almeno cinque uomini, due ragazze seminude e una persona anziana (forse il proprietario del night), ma tutti invece di intervenire, guardano interessati, il tassista comunque alla fine riesce a rientrare nella sua auto e a scappare via, nel frattempo noi, ci defiliamo, allontanandoci, attraverso il quartiere, accorgendoci che di notte nei dintorni dell’albergo c’è un giro di prostituzione non indifferente e che molti vecchi locali della zona sono stati adibiti a case chiuse. Comunque dopo questo piccola negativa sorpresa (ogni mondo è paese) riguadagniamo il nostro albergo e contenti e per la prima giornata ci abbandoniamo alle braccia di Morfeo.


19 Ottobre – Oslo

La sveglia suona puntuale e alle 9.00 siamo già pronti per l’abbondante colazione che ci permetterà di risparmiare anche il pranzo! Pane, dolci, affettati vari, formaggi, uova, pesce fresco, frutta, yogurt, marmellate, latte,the e caffè, ai nostri occhi affamati tutto ciò sembra il paradiso. Decidiamo anche di prendere qualche fetta di pane, se dovesse venirci fame, potrebbero essere più che utili.
Comincia così, il nostro giro in città, l’aria mattutina e fresca ma al sole si sta bene, i nostri obiettivi sono il Norsk Arkitekturmuseum,  l’Akershus slott e la Nasjonalgalleriet.

Decidiamo di cominciare dal Norsk Arkitekturmuseum, che è il più vicino al nostro albergo. Ci dirigiamo sul posto seguendo le indicazioni della guida, ci aiutiamo anche con una cartina, ma arrivati alla strada e al civico indicati non troviamo nulla, prendiamo un'altra mappa della zona e pure quella indica la stessa cosa, giriamo nei dintorni, ma del museo nemmeno l’ombra. Ci guardiamo spaesati e sconsolati, per strada non c’è nessuno a cui chiedere, l’unica soluzione sembra essere quella di rinunciare.
Dopo un ultimo tentativo di ricerca, anche questo fallito, ci spostiamo verso l’Akershus slott, che già la sera prima era finito sulle mie fotografie, immortalato dall’Aker Brygge. Il castello e la fortezza sono molto belli, furono costruiti nel 1299 quando Oslo divenne capitale per proteggerla da eventuali attacchi. Purtroppo possiamo fare solo un giro all’esterno perché la nostra presenza lì e gli orari di visita non corrispondono.
Anche questa volta, la fortuna ci ha voltato le spalle ma per niente scoraggiati riprendiamo la visita della città. Ripercorriamo la Karl Johans Gate, fermandoci davanti a qualche vetrina. Arriviamo così, dopo un po’ alla Nasjonalgalleriet che ospita la maggiore esposizione di arte norvegese, la mostra permanente copre tutti i periodi fino agli anni sessanta del 1900.
La galleria fa parte del complesso del Museo Nazionale e l’ingresso è gratuito. Ci sono parecchie cose interessanti, sono rappresentati il Romanticismo, il Realismo e il Modernismo, ma ciò che attira maggiormente la nostra attenzione è ovviamente la grande collezione di capolavori di Edvard Munch. Belle le sue opere, ma forse un po’ troppo osannate, certo è che l’Urlo è il loro orgoglio nazionale.
Il museo tra l’altro non è affollatissimo, è venerdì e ci sono oltre ad un po’ di turisti, qualche scolaresca e un paio di strani tipi che probabilmente passano le loro giornate andando per arte e cultura.

In un paio d’ore tutto sommato interessanti, siamo fuori, non prima però di uno sguardo alle pubblicazioni e alle riviste presenti nel book-shop del museo, che vende anche tante cose fatte in feltro.
Usciti dalla galleria, facciamo un giro, nei dintorni c’è l’Università e la zona è piena di giovani. Intanto compriamo qualche altra cosa da portare a casa e ci avviamo verso il Palazzo Reale dove alle 13.30 ogni giorno c’è il cambio della guardia. Nell’attesa facciamo qualche foto tra i verdi prati antistanti il palazzo e ci godiamo i piacevoli colori autunnali che lo circondano. Puntuale alle 13.30 si sente una tromba che annuncia l’inizio della cerimonia. Nella piazza antistante il palazzo si è radunata intanto una piccola folla curiosa di assistere al cambio.
Il tutto dura circa una mezz’ora, ci sono circa una ventina di soldati che si muovono agli ordini di due più alti in grado. Quando tutto è finito e ci apprestiamo a ritornare verso Karls Johans Gate, ci sorprende una bellissima auto d’epoca, scortata da altre due auto, all’interno della quale scorgiamo la regina, che velocemente entra nel palazzo. Contenti anche di aver visto la regina norvegese, ci spostiamo verso la piazza alle spalle del teatro, dove c’è parecchia gente. Molti si riposano sulle panchine, altri fanno uno spuntino, altri leggono, noi decidiamo di consumare quelle due fettine di pane con prosciutto che la mattina saggiamente avevamo sottratto al buffet dell’hotel.
Facciamo qualche altro passo e in Hausmannsgate  ci imbattiamo nel Norwegian Design and Architecture’s centre’s shop, un negozio, museo, esposizione di stupendi pezzi di design, si va dagli accessori per la cucina ai portafogli, dalle sciarpe di feltro a strane sculture in vetro, dalle lampade ai portaombrelli, dagli schiaccianoci ai porta cd, insomma ogni cosa che uno possa immaginare, rivisitata in chiave artistica.

Naturalmente ci coglie poi seriamente il dubbio che molti di quegli oggetti non vengano affatto destinati all’uso per cui sono nati. I prezzi ovviamente sono a dir poco proibitivi, ma se proprio uno vuole un portatovaglioli da museo o una cravatta esotica, questo è il posto giusto dove andare.
Dopo l’affascinante giro tra questi piccoli e grandi pezzi di design, imbocchiamo per l’ennesima volta la Karl Johans Gate per avviarci all’albergo. Lungo la strada ci fermiamo all’Hard Rock Cafè, fuori c’è un cartello che dice che la sera ci sarà musica dal vivo. Decidiamo che la serata la passeremo lì. Camminiamo ancora un po’ e arriviamo all’incrocio con Lille Grensen, strada nella quale dovrebbe esserci, Husfliden, uno sweater-shop, rivenditore dei famosi maglioni norvegesi, dovrebbe, perché in realtà noi non ne abbiamo trovato traccia. Ripartiamo alla volta dell’albergo; intanto il sole comincia a tramontare e anche questa volta restiamo incantati dai colori del cielo e di tutto ciò che ci circonda. Arriviamo in albergo e prima di salire in camera, prendiamo qualche fetta di dolce e due tazze di te che sorseggiamo riposandoci sulle comode poltrone. Io intanto controllo anche la posta dalla postazione internet.
Dopo un’oretta di relax psicofisico ci rinfiliamo i cappotti e via un’altra volta a piedi fino all’Hard Rock Café. Entriamo e ci accorgiamo che il locale è gremito di gente, attendiamo qualche minuto e poi uno dei camerieri ci fa accomodare ad un tavolo. Ordiniamo le nostre cose, un legendary burger, un piatto di ribs and chips, una coca-cola e una birra. Nel frattempo discutiamo un po’ del viaggio, del locale, della musica e notiamo due cose, la prima, che da una certa ora in poi il look dei tavoli cambia, le tovaglie, le posate e i bicchieri diventano più eleganti; la seconda, che ognuno paga quello che consuma con la carta di credito, arriva a fine pasto il cameriere al tavolo e ogni persona seduta dà la sua carta, facendosi addebitare solo ciò che ha consumato.

Dopo circa un’oretta e mezza passata a mangiare e ad ascoltare la musica, decidiamo che per oggi può bastare, chiediamo il conto, paghiamo (64 euro!) ed usciamo dal locale parecchio stanchi. La giornata è stata lunga e bella, domani però la sveglia suonerà prestissimo, alle 8.00 si parte per Bergen, quindi meglio avviarsi in albergo e riposarsi. Per l’ultima volta percorriamo la Karl Johans Gate, ci lasciamo alle spalle quello che Oslo offre di venerdì sera, poco a dire il vero, e dopo pochi minuti siamo a letto, dicendoci che tutto sommato Oslo è una bella e vivibile città e che ci è piaciuta.
20 ottobre – Oslo-Bergen

La giornata inizia alle 6.30, alle 8 abbiamo il treno per Bergen, noi però ci fermeremo prima per fare un tour ”artigianale”, il “Norway in a Nutshell”. Artigianale perché, questo tour è proposto dalle agenzie locali e costa molto, invece avendo prenotato da casa treni e coincidenze, alla fine ci è costato relativamente poco.
Dopo una doccia veloce e una colazione altrettanto veloce (anche questa volta ci portiamo via un ricordino, qualche altra fetta di pane con salame) corriamo alla stazione, dove stampiamo ad una delle macchinette automatiche i biglietti già comprati via internet (intera tratta Oslo-Bergen 199 Kr con i “minipris”), noi però usufruiremo solo del tratto Oslo-Myrdal che comprato con tariffa standard sarebbe costato almeno il triplo.
Notiamo fin da subito l’ottima qualità e pulizia dei treni (certo, abituati con Trenitalia!), spiacevolmente però i due posti che ci sono stati assegnati con la prenotazione, si trovano vicino ad uno dei montanti delle vetrate del finestrino, che disturberebbe davvero la piacevole vista, in fondo questa tratta ferroviaria è una delle più belle del mondo e vogliamo godercela, per fortuna troviamo altri due posti. Nel frattempo il treno parte e cominciamo a goderci il paesaggio man mano che il treno si allontana dal centro cittadino.

Il ripetersi di campagne e boschi ci accompagna via via che percorriamo i km, laghetti e foreste di abeti sono incantevoli, sembra davvero di essere in uno di quei dipinti sulla natura norvegese, visti il giorno prima alla Najonalgalleriet.
Passano un paio d’ore e lo spettacolo comincia a cambiare, capiamo perché questa è definita come la tratta ferroviaria più spettacolare del mondo quando arriviamo a Finse. Siamo a 1222 metri sul livello del mare, il cielo è grigio e si vedono intorno laghi semighiacciati e nevi bianchissime. Il treno si ferma qui per qualche minuto,  scendiamo così come fanno molti altri, ci guardiamo intorno, sembra il tempo si sia fermato,  c’è un lago e al centro di questo un’isola sulla quale ci sono una decina di case. La stazione è una piccola struttura in legno, fuori è appesa una tabella con gli orari dei treni per Oslo e Bergen.
Un gruppo di persone del posto guarda il treno che si è fermato (per loro lo spettacolo era l’intercity delle NSB) e nel frattempo tutti scattano qualche foto. Gli occhi restano incantati anche se è vero che gli unici colori che si vedono sono il bianco della neve e le mille sfumature di grigio del cielo e dell’acqua. Dopo pochi minuti comunque il capotreno fischia e si risale a bordo.
Il treno riparte, sono quasi le 12.50 siamo a poco più di mezz’ora da Myrdal, si scende di quota, la neve scompare e all’arrivo in stazione ci accorgiamo essere nel mezzo di una piccola valle, incastonata tra montagne, fiumi e cascate, dalla quale parte il nostro giro con su un’altra secondaria linea ferroviaria, la Flamsbana. Il cambio del treno è velocissimo, anche questa volta i biglietti già li abbiamo, (130kr, tariffa student) la coincidenza è studiata alla perfezione e così saliamo a bordo di quella che è la più ripida ferrovia del mondo.

Il tratto è breve, sono in totale 20km, ma è davvero una sfida tra la natura e l’uomo.
La discesa verso Flam è un’avvincente sequenza di tunnel e scorci fiabeschi. Il trenino, costituito da tre vagoni interamente in legno, è in grado di superare le pendenze del 55% dei ripidi fianchi della montagna ma per percorrere il tragitto impiega circa un’ora, attraversando in totale 20 gallerie scavate nella roccia e girando intorno alle valli sottostanti anche per più volte. Ciò che sorprende è l’assenza di ponti, molti fiumi infatti sono stati incanalati sotto la linea ferroviaria.  Ed è proprio presso uno di questi fiumi, con cascata annessa, che il trenino fa una sosta di circa una decina di minuti. Anche qui tutti scendono dal treno, sono tutti turisti, c’è anche un gruppo di giapponesi e ovviamente le foto si sprecano.
Dopo poco comunque si riparte e ancora una volta con lo sguardo rivolto al finestrino, ci accorgiamo che la Flamsbana presenta una panoramica su uno dei più selvaggi ed immensi paesaggi naturali delle montagne norvegesi. Qui si vedono fiumi che scorrono attraverso stretti crepacci, cascate che cadono a picco dai lati della montagne con le cime innevate, fattorie aggrappate ai pendii. Siamo finalmente a Flam, dove si ammira la naturale bellezza del paesaggio e si gusta il meraviglioso fiordo di Aurland, un affluente del Sognefjorden, il più lungo fiordo del mondo.
Scendiamo dal trenino e ci incamminiamo verso una costruzione rossa, all’interno della quale c’è tutto, punto ristoro, telefoni, bagni pubblici, negozi di souvenir. Dobbiamo aspettare qui la partenza del traghetto che ci porterà all’altra estremità del fiordo a Gudvangen da dove poi proseguiremo per Bergen. Flam comunque altro non è che una decina di case e fattorie ai piedi di una montagna, molto carina, ma preferiamo attendere la partenza del traghetto all’interno del souvenir-shop.

Qui acquistiamo qualche altra cosina e la solita tazza che arricchirà la mia collezione. Nel frattempo sono quasi le 15.00, è ora di imbarcarsi. Ci portiamo così al molo dove, senza successo, cerchiamo di capire dove si acquista il biglietto, a questo punto pensando di poterlo fare a bordo, mischiandoci tra la folla di giapponesi, saliamo sulla nave.
Per una serie di episodi, il viaggio a bordo risulterà piacevole e molto divertente! Innanzitutto, i norvegesi non ne vogliono proprio sapere di farci pagare il biglietto. Allora cominciamo a goderci seduti all’esterno l’affascinante natura che ci circonda. Il traghetto comincia a muoversi, fa freddo e tira molto vento, ma imperterriti restiamo fuori a mirare gli incantevoli paesaggi che la natura sembra aver dipinto magicamente su quelle montagne.
Intorno è tutto un susseguirsi di verde e azzurro, gli alberi e i prati si alternano a qualche casetta isolata, ci sono delle cascate e in quell’immensa tranquillità i nostri sguardi sembrano perdersi oltre l’orizzonte. Facciamo ancora qualche altra foto, e ce ne facciamo scattare anche qualcuna da una giapponesina, che contentissima di questa cosa, continuerà a sorriderci per tutto il resto del viaggio.
L’aria nel frattempo diventa sempre più fredda, decidiamo che forse è meglio entrare un po’ sotto coperta e ripararci nell’area della nave adibita a bar. Comincia qui la festa per i nostri occhi: su un tavolo al centro del salone c’è un buffet da urlo. Waffels e crepes, marmellata, yogurt, the e caffè. Ci appropinquiamo al delizioso ed invitante banchetto e mi rendo conto che abbiamo parecchi sguardi puntati addosso, mi sembra che la nostra presenza lì non sia tanto gradita.
Si saranno accorti che siamo a bordo senza biglietto oppure quella roba non possiamo prenderla?! Faccio finta di nulla e divertito dico ad Anna (che non si era accorta di un bel niente) che avrei cercato delle sedie all’esterno e che avrei aspettato lei e i waffel fuori.

Passano due minuti e arriva Anna con i due waffel, uno con la marmellata e uno con lo yogurt, comincio a ridere. Anna capisce tutto, ma ormai il danno è fatto, abbiamo sottratto due belle bombe caloriche ad un buffet di una festa privata a bordo della nave.
Viaggio e colazione gratis! Ci viene da ridere, ma in un batter d’occhio restano davanti a noi solo i due piatti vuoti che prontamente vengono cestinati ed occultati. Il viaggio continua e tra qualche altra risata, qualche foto e qualche pittoresca fattoria aggrappata ai ripidi fianchi della montagna, arriviamo a destinazione, soddisfatti della piccola crociera lungo i fiordi patrimonio dell’Unesco. Davvero sbalorditivi i paesaggi, incredibili e mozzafiato i panorami, semplicemente straordinaria la natura. Insomma un’esperienza incredibile che penso ci ricorderemo a lungo.
Quando arriviamo a Gudvangen ci sono già i vari bus per Voss che aspettano a pochi passi dalla nave.  Ci avviciniamo al primo, saliamo a bordo e facciamo i biglietti (63Kr a testa, tariffa studenti), sono ormai quasi le 17:30 e stanchi ci godiamo la strada tra i boschi e le montagne. In poco più di mezz’ora arriviamo a Voss, l’autobus si ferma nel piccolo piazzale antistante la stazione, una piccola costruzione in pietra, con annessi bar e albergo.
Voss è un piccolo centro incastonato fra le montagne, noto in Norvegia per l’ampia varietà di sport invernali che si possono praticare. C’è un laghetto, fa molto freddo e comincia a calare il buio. Alla stazione di Voss ci passeremo un’ora circa, nel frattempo mangiamo qualcosa, facciamo i biglietti alle macchinette elettroniche (115Kr a biglietto) e ci riposiamo su una panchina. L’intercity, proveniente da Oslo, arriva puntuale alle 19:20, saliamo a bordo e coricatici su di una intera fila di sedili (il treno è praticamente vuoto) ci addormentiamo e ci svegliamo direttamente all’arrivo.

Finalmente siamo a Bergen, la stazione si trova poco lontano dal nostro alloggio, questa volta un ostello, (Citybox, doppia con bagno in camera 600Kr). Appena fuori dalla stazione, cominciamo a sentire una folla di gente in lontananza che festeggia, urla e si diverte, così mentre con una cartina della città cerchiamo di capire la strada per l’ostello, con l’orecchio rivolto verso tanto frastuono ci chiediamo cosa mai ci possa essere in città.
Comunque, ci incamminiamo verso il CityBox e in cinque minuti siamo là, alla reception non c’è nessuno, è tutto automatico: c’è una macchinetta tipo bancomat nella quale si inserisce il codice di prenotazione, la carta di credito, si paga e con un’altra tessera che viene stampata al momento si ha accesso all’interno e alla camera stessa. La costruzione è da poco stata rinnovata e le camere che hanno anche un angolo cottura e un piccolo bagno sono abbastanza pulite e accoglienti; unico neo, non ci sono asciugamani. Alla fine però tutti e due riusciamo a lavarci, asciugandoci con la carta igienica e con il piccolo asciugacapelli del bagno.
Intanto sono quasi le 22:00 e pronti per la prima visita della città, ci buttiamo nella “movida norvegese”. Fuori dall’ostello restiamo impressionati dalla folla che c’è in giro, non credevamo di trovare tanto movimento! Ci sono tanti ragazzi ma anche meno giovani e la calca è qualcosa di esagerato. Notiamo che tutti hanno qualcosa di rosso addosso e che molti vestono la maglia della locale squadra di calcio. Ecco svelato l’arcano: la squadra locale ha vinto il campionato di calcio norvegese.
Divertiti da tanto movimento, ci infiliamo in un 7-eleven per rifocillarci e poi via nella piazza principale dove troviamo un’inverosimile adunanza di giovani. Sono tutti fuori a festeggiare, i litri di birra non si contano, c’è chi balla, chi canta, chi ubriaco si sveste, chi suona, c’è anche una endurance in cyclette, insomma, una folla divertita e felice di festeggiare la propria squadra del cuore.

Comunque tanta confusione ci piace e ci immergiamo nel baccano, anche noi a modo nostro festeggiamo!
Giriamo a piedi per il centro, la città sembra carina, anche se in quel macello preferiamo rimandare all’indomani la visita della città, inoltre cominciamo ad essere veramente stanchi, ma non desistiamo e anche se quasi distrutti ci facciamo coinvolgere ancora per un po’ da quella bolgia. Quando ormai esausti decidiamo di far ritorno all’ostello è passata la mezzanotte e la gente comincia a far ritorno nelle proprie case. Ci avviamo e per strada cominciamo a vedere degli strani personaggi che con le loro biciclette raccolgono tutte le bottiglie vuote lasciate in giro, gli stessi che poco prima festeggiavano ora ripuliscono le loro strade senza aspettare che siano gli spazzini a farlo.
Dopo questo ennesimo confronto con i buoni costumi norvegesi, arriviamo all’ostello e in due secondi siamo già nel mondo dei sogni pensando che è stata davvero una fantastica giornata passata tra la spettacolare natura norvegese e la piccola sorpresa del movimentato sabato sera di Bergen.


21 ottobre – Bergen-Italia

Il risveglio avviene lentamente, quando apriamo gli occhi sono già passate le 10:00 e puntando gli occhi fuori dalla finestra ci accorgiamo del tempo grigio che come letto su parecchie guide accompagna questa città perennemente. Alzarsi dal letto diventa ancora più faticoso, ma ci aspetta la visita della città e quindi dopo qualche minuto ci alziamo e ci prepariamo per lasciare la camera. Scendiamo giù e per strada del baccano del giorno precedente non c’è più traccia, tutto è ritornato tranquillo e si respira una bell’aria fresca.
Per prima ci rechiamo in stazione dove per poche corone lasciamo i bagagli in un armadietto. Quindi ci dirigiamo verso il centro passeggiando attraverso un lungo viale alberato che ci porta direttamente sulla piazza centrale. Qui ci fermiamo a fare colazione con un bel cappuccino e dei muffin al cioccolato seduti su una panchina ma non ci fermiamo più di tanto, è l’ultimo giorno ed è ora di scoprire più da vicino la città.

Andiamo così verso Fisketorget, dove ogni giorno tranne la domenica, si tiene il mercato del pesce e si possono comprare anche frutta, verdura, fiori e articoli di artigianato. Purtroppo oggi è domenica e di cozze e baccalà non c’è traccia, ci sono solo i banchi vuoti. Anche la gente in giro è poca e molti negozi sono chiusi, forse sarebbe stato molto meglio vedere questa città in un altro giorno. C

omunque non ci perdiamo d’animo e da lì ci spostiamo al  Bryggen, il quartiere più antico della città, dichiarato patrimonio dell’umanità, che si snoda lungo la riva orientale del porto, davvero molto grazioso con le sue lunghe file parallele di edifici in legno colorati di giallo, rosso, bianco e verde.  Nel primo di questi edifici ci fermiamo ed entriamo in un negozio di souvenir dove compriamo delle cose fatte in feltro e delle palline di vetro decorate a mano. Torniamo all’esterno e passeggiamo lungo tutto il quartiere, fermandoci in un altro negozio tutto in legno, che vende i tipici maglioni norvegesi a prezzi davvero proibitivi.
Così usciamo e gironzolando ancora tra le case in legno arriviamo allo Hakonshallen e alla Torre di Rosenkrantz. La prima è una sala cerimoniale e la seconda una torre costruita come residenza del governatore di Bergen e postazione di difesa. Qui ci fermiamo a fare delle foto, facciamo un altro giro all’interno di tutto il complesso  e dopo un po’ ci avviamo di nuovo verso la piazza del mercato, ripercorrendo all’indietro tutto il lungomare del Bryggen. Tutto il quartiere ha un’anima particolare, l’atmosfera che si respira è quella di una piccola città ricca di tradizioni e cultura ma elegante e con lo charme di una grande città ed è qui che ci rendiamo conto che è possibile ancor di più cogliere le interessanti sfaccettature della vita di tutti i giorni di questa gente.

Noi intanto sotto una scocciante pioggerella siamo arrivati alla piazza e un po’ affamati decidiamo di pranzare al ristorante Egon. Entriamo nel locale, dentro c’è un sacco di gente, aspettiamo qualche minuto e un cameriere ci fa accomodare. Per mangiare bisogna scegliere, pagare alla cassa e aspettare al tavolo il cameriere che porti tutto, nell’attesa si può mangiare la pizza a buffet. Noi prendiamo carne, salmone, patate e un paio di birre; spendiamo meno dell’Hard Rock ma mangiamo di più e soprattutto meglio e poi facciamo amicizia con uno dei camerieri, un tipo veramente simpatico.  All’uscita ha smesso di piovere e noi ritorniamo a fare un ultimo giro per il Bryggen.
Ci inoltriamo tra le casette di legno ed entriamo in una negozio-museo nel quale c’è esposto un carro di epoca vichinga che il proprietario ci mostra orgogliosissimo. Il pomeriggio passa tranquillo, così decidiamo di ritornare alla piazza centrale, Torgallmenningen, e da lì di andare alla cattedrale, la Johannes kirken, che si trova su di un’altura dalla quale si ha una bella vista sulla città. Giriamo intorno alla chiesa, che purtroppo è chiusa e ci rifermiamo davanti all’ingresso a contemplare il panorama che si apre davanti a noi, un’unica strada lungo la quale il nostro sguardo si perde fino ad arrivare alla piazza del mercato del pesce.
Restiamo qualche minuto lì anche per riposarci un po’, infondo è dalla mattina che camminiamo e fino alle 23:00, quando saliremo sul treno per Oslo, dovremo restare in piedi. Il sole intanto comincia ad abbassarsi, scendiamo dalla piccola altura e giriamo per le stradine lì intorno, a pochi passi troviamo altre tante casette in legno, questa volta sono strutture più basse degli edifici sul porto, molte sono abitate da studenti, altre invece sono state completamente ristrutturate ed abitate da persone del posto, il porto è a due passi e probabilmente questa zona, rimasta per tempo rifugio di chi non poteva permettersi altro, oggi sta ritornando di moda.

Comincia a piovere e ci allontaniamo, anche perché ormai è buio e dobbiamo cominciare ad organizzarci per il viaggio in treno. Così, percorriamo la strada che avevamo fatto all’indietro fermandoci in un supermercato. Compriamo alcune vettovaglie e ci incamminiamo, ormai stanchi, verso il Bryggen, per  l’ultimo saluto alla città.
Arrivati al molo, ci sediamo su una panchina a contemplare la bellezza delle luci che si specchiano nel mare, a guardare tutti quelle case di legno che di fila, tutte illuminate sono davvero un incanto ai nostri occhi. Facciamo qualche foto e un po’ malinconici ci allontaniamo verso la stazione, la strada non è tanto lunga, è meno di un km. Così in pochi minuti siamo alla stazione, compriamo i biglietti alle macchinette automatiche (807 kr a testa), ritiriamo i bagagli dagli armadietti, approfittiamo dei bagni pulitissimi della stazione per rinfrescarci.
Sono ormai le 22.20 quando il capotreno dell’intercity per Oslo dà inizio alle operazioni di imbarco, così ci portiamo alla nostra carrozza e in un batter d’occhio siamo ai nostri posti. Sfortuna vuole che siano gli ultimi due della carrozza e che quindi i sedili non siano reclinabili, quindi ci spostiamo e fortunatamente troviamo due posti liberi che subito occupiamo. L’accoglienza a bordo è ottima, a tutti viene servito un pacchetto contenente un plaid, una mascherina per gli occhi e tappi per le orecchie. Anche in questo caso la qualità dei servizi norvegesi non è mancata all’appello. Nel frattempo il treno parte e dopo pochi km ci addormentiamo.
Il viaggio procede tranquillo e alle 5.40 siamo a Drammen dove scendiamo per prendere dopo pochi minuti la coincidenza per Sandefjord. Da li, con un autobus arriviamo all’aeroporto, sistemiamo tutte le nostre cose e nell’attesa del check-in ci riposiamo un po’ su delle panchine e spendiamo le ultime corone rimaste comprando due panini.

Quando è ormai ora dell’imbarco, andiamo al gate e in pochi minuti saliamo sull’aereo per Bergamo che dopo ben due ore per un problema di conteggio dei passeggeri, finalmente parte. Il volo è tranquillo, dagli oblò salutiamo per l’ultima volta la splendida Norvegia e sperando di ritornarci ci addormentiamo. Anche a Bergamo la coincidenza per Roma purtroppo parte in ritardo, ma ormai abituati ci rassegniamo e cominciamo a goderci i ricordi di quello che è stato davvero un fantastico viaggio.
La Norvegia ci è piaciuta davvero tanto, tutto sembra incantato, la gente è cordiale, l’ospitalità buona. Forse è un po’ cara, ma tutto sommato è stata un’ottima esperienza.

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