Lofoten

Norvegia – II parte

Mer 28 giugno

Facciamo colazione a base del nostro merluzzo freschissimo, ed e’ una sensazione strana pensare di essermi procurata da sola il mio cibo come gli uomini primitivi. Verso le 10 saluto tutti e parto in bus all'esplorazione del sud delle Lofoten. Per prima cosa bus Stamsund-Ramberg, cambiando a Leknes (12 euri in totale). Scendo a Ramberg verso le 11:30, lascio lo zainone alla reception di un albergo-ristorante (in Norvegia sono tutti gentilissimi e ci si puo’ fidare tranquillamente) e mi godo un’oretta passeggiando sulla famosa spiaggia bianchissima di Ramberg.
L’acqua e’ azzurro chiaro e trasparente e sembra di essere ai tropici, se non fosse che il panorama dietro la spiaggia non sono palme ma casette colorate e montagne con le cime innevate. Metto anche un piede nell’acqua, ma e’ decisamente fredda! Mi riprendo lo zainone, mangio un panino e all’una circa prendo l’autobus successivo che va verso sud.
Dopo 45 minuti scendo a Reine (Ramberg-Reine costa 6 euri), recentemente eletto da un sondaggio il paesino piu’ caratteristico della Norvegia. In effetti e’ decisamente carino, con tutte queste casette rosse o giallo ocra spesso costruite su pali che escono dall’acqua. Lascio di nuovo lo zaino alla reception di una rorbu (ex casette di pescatori che vengono affittate) e faccio un giro. Reine e’ affacciata sull’omonimo fiordo e alle 15 parte una barca (10 euri) che fa tutto il giro del fiordo in un’ora, toccando alcuni micro-paesini di poche case ciascuno che si trovano in fondo al fiordo e che sembrano non avere nessuna strada di collegamento. L’unico contatto col mondo e’ quella barca...
Mi sembra impossibile che siano abitati d’inverno, suppongo quindi che siano luoghi di villeggiatura estivi per le famiglie norvegesi, delle seconde case insomma. Comunque e’ di nuovo sorprendente vedere il capitano della barca che un paio di volte scende a infilare la posta nelle cassette che ci sono sul molo di un paesino, o a consegnare un pacco in un’altro.

C’e’ un’intera famiglia con bambini, sacchetti di plastica della spesa e biciclettine al seguito, che scende in uno di questi paesini. Pero’ ci sono anche un sacco di turisti che fanno il giro intero, come me.
Rientriamo a Reine, mi riprendo lo zaino e alle 16:30 prendo un altro autobus verso l’ultima tappa del giorno, il paese di A, che e’ anche il piu’ a sud dell’isola. E’ solo una mezz’oretta di bus e costa 4 euri. Sull’autobus incontro Freeman, un ragazzo americano conosciuto la sera prima all’ostello di Stamsund, col quale pero’ non avevo scambiato che qualche parola. Anche lui stanotte si ferma ad A, quindi quando arriviamo al paese andiamo all’ostello (21 euri per un letto in camerata), ci sistemiamo, e facciamo assieme un giro esplorativo del paesino.
E’ decisamente pittoresco, anche se sa un po’ di “falso” con tutte le casette dipinte di rosso, e anche qui molte di esse sono costruite su pali nell’acqua. E’ anche pieno di graticci su cui sono appesi i merluzzi ad essiccare, la principale risorsa della zona oltre al turismo. Poi decidiamo di fare la spesa assieme e di prepararci una cena coi fiocchi all’ostello: e tra un’italiana e un americano, la proposta di mangiare pasta arriva… dall’americano! Io non sono un gran che come cuoca ma lui e’ abbastanza bravo e la cena esce bene.
Pero’ la giornata non e’ ancora finita. Visto che c’e’ sempre luce, decidiamo di fare una passeggiata nei dintorni del paese, sui prati e lungo la costa. Finalmente, dopo due giorni che mi sposto qua e la’ per le isole, trovo il tempo per assaporare il posto, e mi rendo conto di essere davvero arrivata alle Lofoten, un altro dei luoghi che avevo sognato a lungo, e le mie aspettative sono perfino superate dalla realta’.

La sensazione di essere in un posto remoto, selvaggio, solitario, e’ fortissima, aumentata anche dal cielo grigio che ci accompagna fin dal pomeriggio.
Ad un certo punto ci sediamo su una roccia vicino al mare, e in questa atmosfera chiacchieriamo di noi, delle nostre rispettive vite, dei nostri viaggi, e dei sogni e delle speranze che ci portiamo dietro. Con questo ragazzo mi sento davvero a mio agio, come se ci conoscessimo da una vita. E’ bellissimo quando con uno sconosciuto incontrato in viaggio si crea questa sensazione di vicinanza, di confidenza, e si starebbe a parlare per ore. Questi momenti sono sicuramente tra i piu’ belli dell’intero viaggio.
Dopo un bel po’ iniziamo ad avvertire il freddo e decidiamo di rientrare in ostello, ma rimaniamo ancora alzati a chiacchierare nella sala comune fino alle 2 di notte. E pensare che nel pomeriggio, poco prima di incontrare Freeman sull’autobus, avevo pensato che finalmente oggi sarei andata a dormire presto. Beh, sono contenta che sia andata diversamente. Grazie per esserci stato Freeman!
Gio 29 giugno

Dopo una colazione a base di uova e bacon, decido di non fare il giro che avevo in mente. Visto che stasera dormo ancora qui, originariamente oggi pensavo di fare un po’ di trekking in zona: andare a Reine in autobus, riprendere la barca che fa il giro del fiordo, e scendere a meta’ del giro all’imbocco di un sentiero, che in circa 5 ore di cammino attraverso le montagne e vicino a dei bellissimi laghetti (avevo visto delle foto) mi avrebbe riportato ad A. Purtroppo anche stamattina il tempo non e’ dei migliori, potrebbe piovere, e oltretutto dovrei fare questo bel giro tutto da sola. Rinuncio e invece visito assieme a Freeman gli edifici di A adibiti a museo della vita dei pescatori.
Poi facciamo una breve passeggiata costeggiando per un pezzo il lago che si stende appena dietro il paese, anche se non riusciamo a fare tutto il periplo perche’ si sta facendo tardi.

Infatti alle 13 Freeman deve prendere l’autobus per iniziare la sua lenta discesa verso Oslo, e io dopo averlo salutato torno all’ostello e pranzo.
E’ strano come per la prima volta dall’inizio del viaggio mi senta sola. Nei giorni scorsi non avevo mai avuto questo problema, ma dopo aver trascorso un po’ di tempo con una persona con cui stavo davvero bene, la differenza si fa sentire. Per fortuna che questo pomeriggio mi aspetta una bella escursione che ho prenotato ieri.
Nel frattempo, cercando qualcosa da fare, nel primo pomeriggio visito il museo dello stoccafisso, davvero interessante, e faccio quattro chiacchiere con il padrone: parla 5 lingue e l’italiano e’ una di quelle che sa meglio, visto che l’Italia e’ uno dei principali mercati a cui vendono merluzzi e stoccafissi. Pensa un po’...
Alle 16 mi presento sul molo per la mia escursione in gommone al Moskenstraumen, il famoso gorgo dovuto alle maree che si forma a sud dell’isola dove si trova A. Per 65 euri, oltre a portarci sul luogo ci danno anche l’attrezzatura: degli occhiali da neve e delle fantastiche tute tipo quelle da sci, che a detta loro possono anche tenerti a galla nel caso si cada in acqua.
Spero di non doverle sperimentare di persona! Partiamo e gia’ il fatto di essere su un gommone che salta sulle onde mi esalta. Mi sembra di essere a cavallo o sugli sci, e’ troppo divertente! Arrivati in zona gorgo, le onde che prima erano piccoline sono un po’ piu’ forti, il mare e’ piu’ mosso, ma non ci sono veri e propri mulinelli come mi aspettavo. Forse non e’ il momento di maggiore marea? Boh.
Il ragazzo che ci fa da guida (d’inverno pescatore, d’estate pilota e guida di queste escursioni da ormai un sacco di anni) ci racconta storie di pescatori che hanno perso la vita in questo temibile gorgo, e chiacchierando con gli altri partecipanti conosco anche una giovane coppia di cui lui e’ norvegese e lei francese.

Poi l’escursione continua avvicinandoci alla costa dall’altro lato dell’isola. Facciamo una sosta a breve distanza da una spiaggetta bianca, e la guida ci spiega che qui c’era un villaggio isolato e che negli anni 50 (come altri villaggi della Norvegia) sono stati tutti costretti dal governo a spostarsi nel paese principale, per una politica di “accentramento”. Hanno smontato le case e se le sono portate via!
Poi passiamo davanti a una grotta al cui interno ci sono dei graffiti, ma l’escursione di oggi non prevede la visita della grotta. E intanto e’ uscito il sole, finalmente!! Il paesaggio e’ cosi’ molto piu’ suggestivo, sembra quasi di essere nel film de Il Signore degli Anelli. E, come ciliegina sulla torta, tra gabbiani e altri uccelli marini, vediamo anche una foca che fa capolino dall’acqua e sembra voler giocare a nascondino, si immerge e riemerge un po’ piu’ a destra o a sinistra, piu’ volte. Restiamo ad ammirarla per una decina di minuti, poi iniziamo il rientro: col sole la corsa sull’acqua davanti alle pareti a strapiombo del famoso Lofotodden, il “muro” delle Lofoten, e’ indimenticabile.
Scesa, decido di fare un bel po’ di foto col sole (finalmente) e poi vengo invitata dalla coppia conosciuta in gommone a cenare assieme. Dopo cena vogliono andare alla spiaggia di Ramberg con la loro macchina, perche’ essendo rivolta a ovest a differenza di A si vede bene il sole di mezzanotte, e mi invitano ad andare con loro. Forse stasera visto che e’ uscito mi riesce di vederlo per bene, il sole di mezzanotte! Ed e’ anche la mia ultima possibilita’ visto che domani torno a Oslo.
Peccato che mentre aspettiamo davanti alla spiaggia dentro la macchina, il sole venga pian piano coperto dalle nuvole, come le altre volte.

In 6 serate passate sopra il circolo polare, nemmeno una volta ho visto il sole esattamente a mezzanotte. Vabbe’...
Pero’ mi sconvolgo non poco a vedere un paio di bambini in pantaloncini corti che giocano immersi nell’acqua fino al ginocchio e ad un certo punto ci si buttano proprio dentro! Considerate che noi eravamo chiusi in macchina in jeans, pile e giacca a vento e avevamo freddo. I due bambini invece escono di corsa dal mare e se ne restano completamente bagnati e con i vestiti fradici a giocare sulla spiaggia, mentre i genitori tranquilli continuano a chiacchierare li’ di fianco. Roba che una mamma italiana si era gia’ messa a urlare dalla preoccupazione... Passata la mezzanotte e con tutte quelle nuvole, ci arrendiamo e torniamo in ostello. Peccato.

Ven 30 giugno

Stamattina devo salutare le Lofoten. Prendo il traghetto (19 euri) da Moskenes (che e’ appena a nord di A a 10 minuti di bus) che in 3 ore mi portera’ a Bodo, sulla terraferma, e guardo le isole che si allontanano nel sole e nel cielo pulito, il primo cosi’ azzurro da quando sono quassu’. Ovviamente quando me ne sto andando...
Che tristezza, questi luoghi sono davvero meravigliosi, e so gia’ che prima o poi ci tornero’. Ci sono un sacco di cose che non ho fatto in tempo a fare e a vedere. Qui ho trascorso i giorni piu’ belli della vacanza (anche a riguardarli adesso dopo che sono tornata a casa) che mi rimarranno sempre impressi nella memoria.
La traversata e’ tranquilla, ne approfitto per pranzare, e prima dell’una siamo a Bodo. Da qui ho l’aereo per Oslo alle 19, ma nel frattempo cosa faccio? Bodo in se’ non e’ molto interessante, una cittadina moderna, ma a poca distanza c’e’ un altro famoso gorgo creato dalla marea, il Saltstraumen.

E’ il gorgo marino piu’ grande del mondo, dicono. Prima di partire avevo visto sul sito internet che l’orario di massima attivita’ oggi era proprio nel primo pomeriggio, cosi’ decido di occupare le ore a disposizione visitando questo posto.
Lascio lo zaino alle informazioni turistiche e prendo uno degli autobus (7 euri) che passano vicino al gorgo, gli orari incredibilmente si incastrano perfettamente con le mie esigenze. Ci si arriva in circa 45 minuti, e quando si scende si e’ proprio a fianco del ponte che scavalca il braccio di mare (un fiordo?) interessato dal fenomeno.
Dalla cima del ponte si vede benissimo, ed e’ uno spettacolo incredibile, molto piu’ forte di quello visto dal gommone alle Lofoten. Mulinelli d’acqua pazzeschi si formano e scompaiono in continuazione, schiuma bianca sul blu profondo del mare, mentre alcune barche temerarie si avvicinano per vedere meglio e sulla riva e’ pieno di pescatori, queste acque infatti sono molto pescose.
Dopo una mezz’oretta di contemplazione devo tornare alla fermata, tra poco passa l’autobus che mi riporta a Bodo. Arrivata, mi riprendo lo zaino e ora non mi resta che raggiungere l’aeroporto. E’ talmente vicino al centro che la tipa delle informazioni mi consiglia di non stare ad aspettare l’autobus che parte tra mezz’ora e di farmela a piedi. In effetti in mezz’oretta di cammino (con lo zaino e sotto il sole pero’ non e’ piacevolissimo) ci arrivo addirittura in anticipo. Mai visto un aeroporto con le case della citta’ al di la’ della strada come se fosse una stazione ferroviaria. Check-in, cena molto anticipata, e volo di un’oretta scarsa con SAS-Braathens (115 euri).
A Oslo devo aspettare quasi due ore che arrivi mia zia, in volo anche lei con KLM via Amsterdam. Nel frattempo mi guardo la partita dell’Italia con l’Ucraina (quarti di finale) in un bar dell’aeroporto.

Devo dire che dopo questi giorni in mezzo alla natura e ai paesini isolati, il rientro alla “civilta’” mi lascia un po’ stranita. Mi ero perfino dimenticata che ci fossero i mondiali di calcio.
Finalmente mia zia esce dalla dogana e prendiamo il treno che in 40 minuti ci porta in centro a Oslo - se non avete fretta prendete il locale che costa 10 euri, non il treno specifico espresso che ci mettera’ anche la meta’ del tempo ma costa il doppio! Morten, il ragazzo di HC della mia prima sera in Norvegia, ci viene a prendere alla stazione e ci porta a casa sua, dove saremo ospiti per 2 notti. E’ quasi mezzanotte ma e’ ancora abbastanza chiaro, e anche mia zia sembra colpita dalla cosa. Andiamo a dormire, che da domani si inizia l’esplorazione del sud della Norvegia.


Sab 1 luglio

Oggi la giornata e’ dedicata interamente alla visita di Oslo. Il sole e’ alto nel cielo, ma io arrivo dai 10 gradi del nord e mi metto un paio di jeans e una maglietta a manica lunga, consigliando anche mia zia allo stesso modo. E chi si aspettava i 28 gradi che c’erano invece fuori? Passeremo la giornata a fare la sauna dentro ai jeans...
Al mattino Morten dice che vuole andare a fare una passeggiata in montagna, e quindi si offre di portarci con lui in macchina fino alla zona del trampolino di salto con gli sci di Holmenkollen che si trova in periferia ma non molto lontano da casa sua. Da li’ si vede un bel panorama della citta’ e del fiordo, e poi noi possiamo prendere un trenino urbano per andare in centro mentre lui parcheggera’ la’ vicino e si fara’ la sua escursione in montagna. Si’ perche’ appena alla periferia di Oslo iniziano i boschi con dei bei sentieri per il trekking, e d’inverno ci sono le piste da sci.

Non sara’ piena di antichi monumenti o di quartierini caratteristici, ma Oslo e’ davvero una capitale immersa nella natura, e non solo per i parchi che ci sono all’interno della citta’!
Ovviamente accettiamo l’offerta, e ci godiamo il verde e il panorama di Oslo da lassu’. E pensare che leggendo la guida ieri pensavo: “al trampolino non ci andiamo, ci si mette troppo tempo solo per vedere il panorama”. Ma se ti ci portano in macchina...
Salutato Morten, e comprato un biglietto giornaliero dei trasporti (7.5 euri), col trenino in mezz’oretta siamo al centro di Oslo. Dopo un paio di faccende in stazione (biglietti per domani, soldi), iniziamo la visita ovviamente dal vialone centrale che collega in linea retta la stazione e il palazzo reale, su cui si affacciano quasi tutti i negozi e gli edifici importanti della citta’.
Un giro in un grande magazzino, la visita della cattedrale, passiamo davanti al Parlamento e poi ci infiliamo nella Galleria Nazionale (che e’ gratis) per vedere l’Urlo di Munch (non quello rubato, un’altra versione ma sempre originale di Munch) e altre opere famose. Usciamo e tornate sul vialone principale passiamo davanti al Teatro dell’Opera e arriviamo infine in fondo, davanti al Palazzo Reale.
Senza neanche saperlo, incredibilmente arriviamo mentre sta iniziando il cambio della guardia, alle 14. Sotto il sole cocente resistiamo un po’, ma poi decidiamo di tornare indietro ed andare verso il porto, dove nella zona commerciale di Aker Brygge ci sono ristorantini e altri posti per mangiare. Visti i prezzi pero’ optiamo per un supermercato e ci facciamo un panino! Placata la fame, ci accorgiamo che il porto e’ una zona carina e vivace con un sacco di barche e di gente che prende il sole. L’edificio dominante e’ il famoso quanto orrendo (secondo me) municipio di Oslo, marrone e squadrato, con un grande orologio.

Decidiamo di raggiungere la penisola di Bygdoy dove ci sono un paio di attrazioni interessanti, e per farlo prendiamo la barca che parte proprio davanti al municipio. Questa penisola e’ molto verde e ospita alcuni musei decisamente imperdibili, tra cui il piu’ interessante e’ senza dubbio il Museo delle Navi Vichinghe, dove sono esposte 3 navi recuperate dagli archeologi quasi intatte e tutto il materiale trovato durante gli scavi. A poca distanza c’e’ anche il Museo del Folklore, dove in un parco all’aperto hanno ricostruito case, fattorie e chiesette di legno provenienti da tutto il paese, e ci sono balletti in costume e dimostrazioni di artigiani. Nella parte al chiuso del museo ci sono esposizioni di costumi tipici e artigianato.
Quando ne usciamo, alle 18, il museo sta chiudendo, ma noi non abbiamo ancora esaurito del tutto le energie, e decidiamo di andare al parco Vigeland, che e’ collegato con un bus diretto da dove siamo noi. Questo grande parco e’ intitolato allo scultore moderno che lo ha decorato con le sue statue e i suoi monumenti. Alcuni sono un po’ inquietanti, ma nel complesso e’ davvero un posto piacevole.
Ne approfittiamo per sdraiarci al sole e riposarci un po’. Ormai e’ ora di cena, e anche se siamo stanche, seguendo le indicazioni della guida ci spostiamo verso la zona Grunerlokke, che dovrebbe essere piena di vita. In realta’ non e’ che ci abbia colpito molto, ma insomma, ci facciamo una cenetta all’aperto sulla via principale (un piatto non troppo grande e una birretta 15 euri) e stanche morte torniamo a casa verso le 22.30. Morten commenta “avete girato davvero tanto oggi!”, si vede che non mi conosce eh eh eh. Facciamo quattro chiacchiere e ci mettiamo d’accordo per domani mattina, e anche stasera non si va a dormire molto presto.

Dom 2 luglio

Oggi la giornata prevede lo spostamento da Oslo a Bergen. Si potrebbe fare in 6 ore circa (in treno) e gia’ cosi’ si vedono dei bei panorami. Ma lungo la strada vale la pena fare una deviazione e vedere un paio di cose interessanti prima di proseguire per Bergen.
Il pacchetto di biglietti treno-trenino-nave-bus-treno viene venduto tutto assieme a un prezzo scontato di circa 140 euri (pero’ potreste risparmiare ancora di piu’ trovando un minipris per il primo tratto di treno, Oslo-Myrdal, e comprando poi separatamente gli altri biglietti). Il giro si chiama “Norway in a Nutshell”, Norvegia in un guscio di noce (noi diremmo “in un palmo di mano”) perche’ in poco tempo si possono vedere i paesaggi tipici del paese, montagne, neve, fiordi, cascate...
Dunque noi ieri abbiamo comprato i biglietti, e il nostro treno parte alle 8 da Oslo. Una persona piu’ gentile di Morten non esiste: si alza alle 6 e mezza per accompagnarci alla stazione!! Non lo ringrazieremo mai abbastanza. La linea ferroviaria tra Oslo e Bergen e’ una delle piu’ panoramiche al mondo, specialmente il tratto tra Geilo e Finse, dove si passa su un altopiano in mezzo a montagne innevate. Arrivati a Myrdal verso le 13 scendiamo (come molti altri del resto) e mentre il treno prosegue verso Bergen noi (con bagagli al seguito) prendiamo invece il trenino che da Myrdal scende per la vallata fino a Flam. La ferrovia Myrdal-Flam e’ una delle piu’ ripide al mondo, e attraversa paesaggi da cartolina.
Ad un certo punto si ferma davanti a una cascata impressionante e permette di scendere a fare foto. Parte una musica simil-new age-celtica e da lontano vediamo una ragazza con un vestito blu che danza vicino alla cascata. Decisamente turistico ma tutto sommato carino. Certo non ti aiuta ad ammirare la grandiosita’ della cascata...

Arriviamo a Flam, che si trova sull’Aurlandfjord, uno dei bracci dell’enorme Sognefjord e uno dei piu’ bei fiordi norvegesi. Da qui il programma prevede una nave-traghetto che in un paio d’ore ci porta a Gudvangen sul Naeroyfjord, altro fiordo da cartolina. Il mio primo viaggio in un fiordo! (O meglio, il primo della zona “dei fiordi” anche se ce ne sono pure nel nord).
Sono letteralmente rapita dal colore dell’acqua, che passa per tutte le tonalita’ del verde, dal verde scuro al verde petrolio al verde-azzurro. Senza contare i vari verdi che ci sono sulle montagne: gli alberi scuri, i prati squillanti... Solo le case rosse, gialle e bianche spiccano su quella tavolozza. Lungo il tragitto la nave si avvicina ad una cascata che scende dalla parete del fiordo direttamente nell’acqua. Allungano un grosso tubo e fanno arrivare l’acqua della cascata sulla nave, riempiono bicchieri su bicchieri e ci fanno bere quest’acqua freschissima!! Ci dicono che arriva da un ghiacciaio e fa bene alla salute. Anche se non fosse, e’ comunque uno spettacolo stranissimo e divertente.
A Gudvangen arriviamo verso le 17, e ci aspetta un bus che ci portera’ a Voss. Ma non segue la strada principale, bensi’ passa per una stretta strada tutta tornanti aperta solo d’estate (la strada piu’ ripida della Norvegia), che sale su per una montagna passando vicino ad altre due altissime cascate. Arrivati in cima fa una sosta all’hotel Stalheim per permetterci di vedere bene il panorama, e poi si scende verso Voss. Da qui passa la ferrovia principale Oslo-Bergen, da cui noi eravamo scese stamattina poco piu’ indietro. Alle 19:20 passa il treno per Bergen, e l’ultimo tratto non e’ poi cosi’ spettacolare.
Arriviamo in citta’ alle 20:30, raggiungiamo la guesthouse dove avevo prenotato, e sistemiamo i bagagli.

Si chiama Crowded House, la Lonely Planet lo segnalava come un posto rilassante con camere pulite e spaziose e una cucina e lavanderia. Non che non fosse vero, ma ci sembra un pochino desolato come posto. Paghiamo 37 euri a testa per una doppia senza bagno... Siamo talmente stanche che ceniamo in camera con quello che abbiamo in borsa e andiamo a dormire presto (credo sia la prima sera da quando sono partita!!).
Lun 3 luglio

Oggi si visita Bergen, la citta’ piu’ piovosa della Norvegia, e in effetti stamattina il cielo grigio non promette niente di buono. Lasciamo i bagagli alla guesthouse dopo aver liberato la camera, e andiamo in centro a piedi: Bergen e’ piccola e non c’e’ bisogno di autobus.
La prima tappa e’ il mercato del pesce che si trova vicino al porto. Avendo appena fatto colazione non ci attirano moltissimo, ma ci sono un sacco di panini pronti fatti con salmone o gamberetti suppongo freschissimi. Sono ovviamente la’ per i turisti, ma ci ripromettiamo di tornare per il pranzo. I ragazzi che servono dietro i banchi del mercato cercano ovviamente di venderci qualcosa e scopriamo che molti sono italiani. Pare che sia un lavoretto estivo molto ricercato da queste parti, e siccome ci sono un sacco di turisti italiani che sbarcano dalle navi da crociera, servono degli italiani anche a vendere.
Noi intanto proseguiamo verso la principale attrazione di Bergen, il molo con le casette di legno colorate chiamato Bryggen. Risalgono all’epoca in cui Bergen era un florido porto della Lega Anseatica, e sono forse la piu’ famosa immagine della Norvegia non legata alla natura. Le casette sono ormai diventate ristoranti e negozi di souvenir, che noi debitamente visitiamo e dove lasciamo una discreta quota del nostro budget di viaggio.
In fondo al Bryggen, dietro le case, c’e’ una bella chiesa in pietra, Maria Kirke, che visitiamo, e poi ci sono i resti di quello che e’ stato prima castello difensivo e poi residenza dei sovrani norvegesi.

Visitiamo sia la torre Rosenkratz che la Hakon Hall, interessanti e molto “medievali” anche se molto ricostruiti. Quando usciamo da li’ e’ ormai ora di pranzo e quindi torniamo al mercato del pesce e come avevamo pensato ci mangiamo dei panini al salmone e ai gamberetti sedute su una panchina.
Nel primo pomeriggio prendiamo la funicolare Floibanen che porta sopra alla montagna di Bergen e da cui si vede un bel panorama. Peccato che il cielo resti grigio e che addirittura inizi a piovere. Pero’ c’e’ una bellissima statua gigante di un troll con cui ci facciamo una foto. I troll (per chi non lo sapesse sono creature mitiche che vivono nei boschi) sono ovunque, statuine, cartoline, portachiavi, sembra proprio un simbolo della Norvegia. Visto che piove torniamo giu’ con la funicolare, e visitiamo il centro storico con le casette bianche e la cattedrale.
A questo punto abbiamo un altro paio d’orette libere e possiamo scegliere se girare ancora un po’ dove siamo gia’ passate oppure visitare qualche museo. Alla fine lasciamo stare i musei e torniamo sul Bryggen. Stavolta ci facciamo un giro dietro le casette colorate, e’ una zona carina anche se piccola e ci sono altri ... negozi di souvenir! Andiamo anche dall’altra parte del porto, insomma gironzoliamo un po’.
Poi, anche se e’ ancora prestino, torniamo alla guesthouse per riprenderci i bagagli e prendiamo l’autobus per l’aeroporto (quasi 10 euri!). Non dobbiamo prendere nessun aereo, ma abbiamo prenotato una macchina a noleggio alla filiale Avis che si trova la’, visto che quella del centro chiudeva alle 16 e a noi serviva verso le 19.
Stavamo quasi pensando di chiedere un upgrade della macchina, ne avevo prenotato una piccolina ma poi uno dei 2 bagagli sarebbe dovuto stare sempre sul sedile posteriore e preferivamo evitare. Se non che l’impiegato dell’Avis prima che io possa dire nulla mi fa: “Spero che non vi dispiaccia, abbiamo dovuto riservarvi un’auto piu’ grande di quella che avete chiesto, allo stesso prezzo ovviamente”.

Dispiacermi??? Che cu..!!
Era una station wagon, wow. Il prezzo del noleggio per 4 giorni comprensivo di tutte le assicurazioni e l’eliminazione della franchigia e’ stato di 165 euri a testa. Pero’ prenotato attraverso il sito Avis italiano perche’ quello internazionale dava prezzi ben piu’ alti! Inoltre ho risparmiato un pochino pre-pagando il noleggio.
Partiamo cosi’ per il nostro giro indipendente per la zona dei fiordi. Siccome domani vorremmo partecipare a un’escursione che parte prestino da un paesino un po’ lontano, Ulvik, stasera ci vorremmo avvicinare il piu’ possibile. Nel pomeriggio avevo chiamato il Mo Camping, un campeggio appena prima di Norheimsund, sull’Hardangerfjord, trovato sulla Lonely Planet, e avevo prenotato un bungalow (32 euri da dividere, si puo’ starci fino a 4 persone).
Dopo un’oretta di guida arriviamo alla periferia di Norheimsund e troviamo il campeggio proprio lungo la statale. Non avendo piu’ bungalow, ci danno un mini-appartamento intero, con tanto di bagno e cucina, allo stesso prezzo!! Seconda botta di fortuna del giorno! E qui ci rilassiamo, ceniamo a scatolette, e ci facciamo un giro vicino al campeggio sulla riva del fiordo, che sembra un lago. Peccato che piova un pochino. Pero’ che silenzio e che pace!


Mar 4 luglio

Invece stamattina c’e’ il sole!!! Colazione e via, in macchina verso Ulvik. In questa zona (Hardangerfjord e ramificazioni, come l’Eidfjord) le montagne sono meno ripide di altri fiordi e in primavera qui ci sono un sacco di frutteti in fiore, dicono che sia il giardino della Norvegia.
Il panorama sull’Hardangerfjord mi fa fermare diverse volte per scattare foto, e arriviamo un po’ piu’ tardi del previsto, ma perfettamente in tempo per parcheggiare, comprare i biglietti e aspettare l’arrivo della barca con cui faremo l’escursione barca+bus e ritorno. L’intera escursione costa circa 50 euri a testa, di cui meta’ per la barca e meta’ per il bus e l’ingresso.

La barca ci porta a Eidfjord, sul fiordo omonimo, e di nuovo i colori incredibili dell’acqua mi incantano. Poi da li’ c’e’ il bus che ci sbarca al Centro Natura del parco dell’Hardangervidda, l’altopiano piu’ grande d’Europa, pieno di animali selvatici, tra cui grandi branchi di renne. Certo, visitare il Centro Natura con le sue spiegazioni, i suoi modellini e il suo filmato, e non fare una gita nel parco, e’ come leggere un menu’ con le foto dei piatti e poi non mangiare nulla, ma purtroppo ci dobbiamo accontentare.
Il bus ci passa a riprendere dopo un’oretta e mezza, durante la quale abbiamo anche mangiato un panino (ormai e’ l’una). Tappa successiva e’ la cascata piu’ alta della Norvegia, la Voringfoss. Si arriva sul bordo dello strapiombo di fronte alla cascata, quindi la vediamo dall’alto e non dal basso. Davvero un bello spettacolo, e ci facciamo un sacco di foto. Infine il bus ci riporta a Eidfjord dove la barca ci attende per il rientro a Ulvik. In realta’ la barca (non il bus) e’ un mezzo di linea che collega questi paesi al resto dell’Hardangerfjord.
Sbarchiamo a Ulvik alle 15 e riprendiamo la macchina. Facendo tappa a Voss per fare un po’ di spesa, proseguiamo verso il Sognefjord piu’ a nord attraversando un paesaggio bellissimo. All’inizio siamo in una vallata, e ogni tanto costeggiamo un lago. Fa cosi’ caldo che ci viene voglia di fermarci e immergere i piedi nell’acqua trasparente. Che piacevole frescura!
Poi la strada sale e ci ritroviamo a superare un passo, circondate da pecore che molto amichevolmente cercano del cibo dalle nostre mani e nelle macchine (c’e’ altra gente) quando ci fermiamo a una piazzola di sosta. Poi si ridiscende, e a Vik facciamo una sosta per visitare la chiesetta di legno, la prima che vediamo tra le molte della zona.

Queste chiesette sono incluse nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco e sono decisamente carine. Pero’ noi siamo abbastanza di corsa e questa la vediamo solo da fuori. Sono gia’ le 18:30 e dobbiamo ancora arrivare a Vangsnes, prendere il breve traghetto per Balestrand (12 euri auto con autista e passeggero) e infine cercare da dormire.
Per fortuna la Lonely Planet riporta un paio di indirizzi di campeggi e nel primo dove chiediamo, il Sjotun Camping, hanno un bungalow libero. Costa solo 20 euri (da dividere), ma e’ decisamente spartano, due letti a castello, un mini-frigo, un tavolino, e manco il lavabo. Oltretutto e’ umidissimo e noi abbiamo solo lenzuola, non coperte. Vabbe’, ci sistemiamo, ceniamo di nuovo a panini e usciamo a fare un giro, visto che per fortuna il campeggio non e’ del tutto fuori del paese.
Balestrand e’ la localita’ di villeggiatura piu’ famosa del Sognefjord, gia’ dal secolo scorso, e infatti ci sono un paio di begli alberghi in stile inglese classico, una chiesa di rito inglese con prete mandato apposta dall’Inghilterra ogni estate, e dei ristorantini. E’ comunque un paesino, e quello che cerchiamo noi non c’e’: un pub o bar con una tv pubblica. Infatti stasera si gioca la semifinale dei mondiali con la Germania, e vorremmo proprio vederla.
Invece troviamo sulla riva del fiordo, vicino al molo, un paio di signore simpatiche che creano palline, cuori e altre forme decorative con la lana. Stanno la’, si godono il fresco della sera chiacchierando e lavorando ai loro oggetti, e noi stiamo un po’ con loro.
Quando torniamo in campeggio sta iniziando il secondo tempo della partita. C’e’ un camper con targa tedesca con davanti una mini-tv su un tavolino e attorno 4 di loro che se la guardano bevendo birra. Nonostante tifino ovviamente Germania “oso” andare a chiedere come sta andando, ma poi non riesco a chiedere anche di vedere la partita assieme.

Ci infiliamo nel nostro bungalow e ci prepariamo a dormire, quando un sms di un mio amico mi informa che a un minuto dalla fine abbiamo segnato e siamo in vantaggio! Evviva! Dopo un altro minuto mi telefona addirittura: secondo gol, siamo stati grandi, siamo in finale!! A questo punto sono felicissima ma mi do’ anche della stupida: quando a fine maggio ho prenotato l’aereo, ho deciso di non tornare il 9 luglio (giorno della finale) ma il 10, per poter visitare anche Stavanger. Ho pensato che era da stupidi perdersi un posto che volevo visitare (e chissa’ quando tornero’ in Norvegia) per la remota eventualita’ che l’Italia andasse in finale, “ma vuoi che ci riesca proprio a questi mondiali?” Infatti c’e’ riuscita... Mi dispiace davvero non poter essere in Italia, in mezzo a tutti gli altri pazzi italiani, a fare il tifo e soffrire per la finale dei mondiali. Ma ormai e’ tardi e quindi non ci pensiamo piu’.
Mer 5 luglio

Anche oggi sole e caldo! Alle 8:30 prendiamo il traghetto da Balestrand a Fjaerland. Durera’ anche un’ora e mezza, ma costa 60 euri per un’auto con guidatore e passeggero, e’ un furto! Durante il tragitto il capitano nota un’aquila di mare appollaiata su un albero lungo la riva e si avvicina e rallenta apposta per permetterci di guardare bene e fare foto.
Nonostante non sia la prima volta, mi stupisco ancora per la gentilezza e la disponibilita’ dei norvegesi. Non riesco proprio a immaginarmi l’autista di un bus di linea di un qualsiasi paesino italiano che si ferma per far vedere ai turisti a bordo la bella chiesetta che si vede laggiu’ in cima alla collina... Invece qui marinai e capitano sono disponibilissimi, chiacchierano coi turisti, rispondono alle domande di uno o dell’altro, e lasciano entrare in cabina qualcuno che stava tentando di fare una foto da appena fuori.

Il tizio viene fatto sedere divertito sulla sedia del capitano e scatta la foto da la’. Davvero gentili.
Il traghetto ci lascia a Fjaerland, che e’ praticamente attaccata all’enorme ghiacciaio Jostedalsbreen (si vedeva gia’ dal traghetto). O meglio, e’ attaccata a uno dei numerosi fronti del ghiacciaio, visto che a girarci tutto intorno in macchina ci vogliono ore e si passa per vari paesini. E’ come una gigantesca calotta di ghiaccio in mezzo alle montagne che straripa da varie vallate. La guida ci conferma che e’ il ghiacciaio piu’ grande dell’Europa continentale (suppongo che in Islanda ce ne siano di piu’ grandi, eh eh).
Il primo approccio col ghiacciaio noi lo abbiamo attraverso il Museo del Ghiaccio (Bremuseum, 11,5 euro), non lontano da Fjaerland, dove si trovano spiegazioni fisiche e chimiche, la storia della nascita dei fiordi, ma anche facili esperimenti col ghiaccio, e la ricostruzione di una caverna nel ghiacciaio con tanto di acqua che ti bagna.
Andiamo poi fino alla lingua del ghiacciaio piu’ vicina a Fjaerland, si chiama Supphellebreen, a cui si puo’ arrivare molto vicino anche in macchina. Solo gli ultimi 100 metri bisogna farseli a piedi, camminando accanto a un torrente dal colore grigio azzurro che nasce proprio dal ghiacciaio. Non ci si puo’ avvicinare fino a toccarlo, ma e’ comunque una vista imponente, con la lingua di ghiaccio sporco che scende dalla vallata e termina con la morena, una striscia di pietre piuttosto grosse, e da li’ diventa acqua che scorre rapida.
Riprendiamo la macchina e iniziamo a girare intorno al ghiacciaio verso nord-ovest, ma subito ci fermiamo a vedere un’altra lingua a cui ci si puo’ avvicinare abbastanza, il Boyabreen. Quella precedente era pero’ piu’ spettacolare, in questa il ghiaccio termina piu’ in alto e c’e’ un pezzo di nuda roccia prima del fondovalle, dove invece del torrente c’e’ un lago glaciale.

Proseguiamo passando per Skei, Byrkjelo e Olden (mangiamo qualcosa per strada) e ci troviamo ormai sul lato nord del ghiacciaio. Da qui prendiamo una deviazione verso sud, e passando accanto a due laghi lunghi e stretti dal colore blu-verde incredibile con mucche e pecore che vi pascolano accanto, arriviamo al piu’ bello tra i fronti del ghiacciaio, almeno tra quelli che abbiamo visto noi. A dire il vero, una volta parcheggiato, la parete di ghiaccio che ci sovrasta e che si vedeva gia’ da lontano non sembra cosi’ facile da raggiungere e interessante. Pero’ ci sono un bar-ristorante e la stazione di partenza di alcune macchinine elettriche tipo trenino/carrozza da giostra.
Chiediamo informazioni, e ci dicono che quelle servono per raggiungere non la lingua di ghiaccio che vediamo, che si chiama Melkevollbreen, bensi’ il Briksdalbreen, un altro fronte molto piu’ bello ma che a piedi dista circa 1 ora di faticosa salita. Con quelle macchinine invece si arriva abbastanza vicino in 10 minuti e poi resta da fare solo l’ultimo quarto d’ora a piedi. Anche se 20 euri a testa ci sembrano un furto per fare andata e ritorno su quelle macchinette (per quanto corredate di autista), decidiamo di prenderne una, perche’ ormai sono le 15 e soprattutto perche’ un’ora di salita ci spaventa un pochino.
Mentre saliamo per il sentiero in mezzo ai boschi superiamo gruppi di escursionisti che ci guardano come povere sceme che non fanno manco la fatica di arrivare fin su a piedi, ma personalmente sono molto felice di non dover sudare cosi’ tanto, col caldo che faceva, su quel percorso decisamente ripido! Durante il tragitto passiamo anche molto vicino a una grossa cascata che ci spruzza addosso la sua acqua creando dei bellissimi arcobaleni, e poi la possiamo ammirare dall’alto mentre ci inerpichiamo su per dei bei tornanti.

Ovviamente e’ la cascata creata dal ghiacciaio.
Infine la macchina si ferma su uno spiazzo e il conducente dice che abbiamo 45 minuti e lui ci aspetta la’. L’ultimo pezzo a piedi e’ leggermente faticoso solo all’inizio, ma poi lo sforzo viene ampiamente ricompensato.
La lingua del ghiacciaio si erge in tutto il suo splendore davanti a noi, bianca e azzurra inondata dal sole, un colore cosi’ puro non l’avevo mai visto. Ai suoi piedi un laghetto su cui galleggiano grossi pezzi di ghiaccio che brillano al sole, e l’acqua grigio-azzurra che esce dal lago si trasforma in un impetuoso torrente. Arriviamo a toccare l’acqua, decisamente fredda, e poi io scavalco la catena che impedirebbe di avvicinarsi fino a toccare il ghiacciaio e ci arrivo praticamente sopra.
In realta’ l’”ingresso” sarebbe permesso solo a chi ha l’attrezzatura adatta alle escursioni sul ghiaccio, che si possono prenotare, e infatti ci sono alcune persone che stanno iniziando la loro passeggiata. Ma ci sono anche tantissimi che come me hanno superato lo sbarramento solo per qualche minuto, per vedere da vicino quel “mostro” enorme.
Qui non ci sono morene e sassi, il ghiaccio si getta direttamente nel lago da lui stesso creato, e mi sorprendo a pensare agli iceberg nel mare artico o a ghiacciai famosi come quello del Perito Moreno in Patagonia che un giorno spero di riuscire a vedere. Mi godo il paesaggio fino all’ultimo istante ringraziando il sole che splende e mi ha regalato questi colori meravigliosi, e poi corriamo alla macchinetta che ci aspetta poco piu’ giu’ per riportarci alla base.
E’ ora di riprendere la nostra auto e il nostro percorso verso nord: passando da Loen e Stryn e attraverso prati verdi costellati da fiori viola, in breve tempo arriviamo alla nostra meta per la sera, Hellesylt e il suo ostello in posizione panoramica, dove troviamo posto senza problemi (ostello ufficiale, camera senza bagno 23 euri a testa).

Hellesylt si trova sul Geirangerfjord, forse il fiordo piu’ famoso della Norvegia, quello che si vede su tutti i depliant pubblicitari, fotografato dall’alto con una nave da crociera che lo solca.
Domani mattina prenderemo il traghetto che lo attraversa da Hellesylt a Geiranger, che secondo le parole della Lonely Planet “piu’ che un semplice spostamento sembra una minicrociera”. Ma per ora ci prepariamo la cena in ostello (sembra non ci sia quasi nessuno ma scambiamo due parole con una ragazza coreana) e andiamo a dormire presto.

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