Romania

Transilvania on the road da Sighisoara a Brasov

Brasov

E’ difficile trovare una parola che, da sola, sia capace di descrivere l’atmosfera e l’essenza della Transilvania e del suo popolo. Perché questa misteriosa regione della Romania vive di contraddizioni, perennemente in bilico fra gli opposti: fra turismo esasperato (quasi sempre legato al personaggio di Dracula) e scenari incontaminati (le splendide vette dei Carpazi); tra il sacro (un numero di chiese davvero impressionante) e il profano (il perenne aggiramento delle regole); tra lo squallore delle periferie cittadine e la bellezza di splendidi centri storici.

E infatti quando si giunge a Sighishoara, città decantata in ogni guida sulla Romania che si rispetti, non si può non rimanere interdetti: la periferia, e in particolare la zona della stazione dei bus e dei treni in cui arrivo, abbastanza spaesato, dopo il viaggio in bus da Targu Mures, sono desolate, le strade dissestate popolate da cani randagi e dominate da vecchi palazzoni abbandonati; diversi cartelli indicano la presenza di punti d’informazione turistica, ma quando si prova a chiedere alla gente del luogo (che, ovviamente non parla una parola d’inglese) nessuno sembra avere la più pallida idea di quanto tu stia dicendo.

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Eppure, fatte poche centinaia di metri, si comincia a salire nella cittadella vecchia di Sighisoara, uno dei centri storici più belli dell’est Europa: strade acciottolate, case colorate, una splendida torre dell’orologio nei pressi della piazza centrale, e una serie di mura e bastioni tutt’intorno alla città vecchia.

L’atmosfera magica è accresciuta dal fatto che questa è la città natale di Vlad Tepes, il signore dei Carpazi che ha ispirato Bram Stoker per il suo Dracula (e infatti ovunque si volga lo sguardo si trova un ristorante o un bar con le immagini di Dracula, e targhe che ricordano assiduamente al turista che lì, proprio lì, visse il celebre vampiro quand’era bambino).

In uno dei tanti ristoranti della città (da evitare quelli nella cittadella vecchia, che costano il triplo), si possono mangiare alcuni dei piatti tipici rumeni: dal fasole cu carnati (zuppa di carne e fagioli, talvolta servita all’interno di un piccolo panettoncino di pane svuotato della mollica) alla sarmale (involtini di polpette di carne trita avvolte in foglie di vita o di cavolo), il tutto accompagnato dalla classica birra nazionale, la bionda Ursus.

La contraddizione di cui parlavo prima si vive anche nei dintorni: una serie di bellissime costruzioni (delle chiese fortificate utilizzate dai sassoni per pregare ma allo stesso tempo per difendersi dai rumeni, che giustamente erano abbastanza incazzati con loro dopo che li avevano invasi) si trovano nel raggio di diversi chilometri da Sighisoara; ma quasi tutte sono abbandonate, in via di restauro, o aperte solo in parte: per cui il turista si ritrova ad entrare e uscire da queste imponenti chiese, circondate da gigantesche mura e bastioni difensivi, che però sono disseminate anche di transenne, o di cartelli che vietano il passaggio.

Per Brasov invece la contraddizione sta tutta nella scritta in stile hollywoodiano che campeggia in cima al monte Tampa, che sovrasta la città: un elemento esagerato e fuori posto, che deturpa il contesto scenografico in cui è stato impropriamente collocato.

Eppure Brasov è una città affascinante (specialmente di notte) con un centro storico ricco di piccoli gioielli (la strettissima Strada Sforii, ma anche l’imponente Chiesa Nera, o i torrioni e i bastioni che la circondano) e una vista che, dall’alto proprio del monte Tampa, è davvero impareggiabile (la vetta la si può raggiungere o tramite alcuni percorsi a piedi immersi nel verde, di un paio d’ore, o tramite una comoda teleferica).

Nei dintorni di Brasov poi si possono andare a visitare posti bellissimi: lo si può fare con mezzi propri, con tour organizzati o, per chi come me ha avuto la fortuna di alloggiare al Gabriel’s hostel, lo si può fare scortati dal gestore dell’ostello.

Gabriel parla 4 lingue, ed è una continua fonte di informazioni: e mentre vi accompagna al convento di Sinaia (splendidi gli affreschi che ne decorano gli interni, sorta di “antipasto” degli spettacolari monasteri della Bucovina), al castello di Peles (la residenza estiva di Carlo I, tenuto benissimo), a quello di Bran (che ispirò Bram Stoker per il suo Dracula: peccato che sia tutto ricostruito, e che con Vlad Tepes non c’entri una beneamata ceppa), o alla fortezza di Rasnov, vi racconta della storia della Romania, dei suoi re, della leggenda di Vlad Tepes, di un paese che prova a risollevarsi nonostante una situazione economica disastrosa e centinaia di problemi.

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