Lloret De Mar

Viaggio in Andalusia – parte II

Malaga
Viaggio in Andalusia - parte I

23 settembre NUOVA GIORNATA, NUOVI DOLORI A MALAGA
Dopo una nottata tranquilla, alle 09.00 suona la sveglia del mio cellulare. Ho quasi il terrore di alzarmi per constatare le mie condizioni fisiche. Titubante poggio un piede in terra, faccio leva e mi metto in piedi.

Mmm.....apparentemente sembro migliorato; il collo non mi fa male, la pancia è tornata più o meno piatta e la schiena non duole poi così tanto. MA, c’è un MA, mi fanno piuttosto male i piedi, mi sono venute un paio di vesciche e ho 2 taglietti poco sopra il tallone, chiari sintomi che ho fatto una cretinata scegliendo le scarpe per il viaggio, le NIKE AirSuperUberNonPlusUltraBestFuckingNiceJordanDelPieroWoods,AlonsoMAX da 200€, (da notare che il resto della roba che indosso arriva sì e no ad un valore di 15€ in totale).

Certo non sono così stupido da partire con delle scarpe nuove, (quella cazzata la feci a Praga e penai duramente per quasi una settimana), ma evidentemente queste Nike non le avevo mai indossate d’estate coi calzini corti, quindi scopro che mi danno seri problemi solo adesso. Stringo i denti, mi lavo, mi vesto, indosso le scarpe coprendomi i piedi di cerotti e carta igienica, (portateli sempre con voi quando viaggiate i cerotti) ed esco di buon’ora.

La giornata che mi attende, secondo i miei calcoli sarà: lunga, faticosa, intensa e purtroppo piovosa. Il tempo infatti è cambiato radicalmente, dal caldo sole di ieri si è passati alla fresca mattinata piovigginosa di oggi, una scocciatura beccare la pioggia, in primis perché le foto usciranno scure e non renderanno mai l’idea di quanto bello (eventualmente) possa essere un posto.

Malaga ha una fitta rete di bus che ti portano in ogni suo anfratto, ma io girerò sempre e solamente a piedi.

Prima di cominciare la maratona ho bisogno di fare colazione, una colazione importante. Mi fermo in una pasticceria e prendo una bomba fritta ricoperta di cioccolato fondente, appena sfornata, ancora bollente. Inutile dire che è una roba allucinante, buona sì, ma ti fai tre di queste e parli direttamente con Jimi Hendrix! Pago 3€ e prendo anche un succo alla pera.

Appena messo piede fuori dalla pasticceria mi ricordo che solo ieri stavo piuttosto male, spero di non aver fatto una cretinata co sta bomba!

Le tappe di oggi:
Casa Natal di Picasso (con visita all’interno)
Parque de Malaga
Plaza de Toros
Playa de la Malagueta
Paseo de la farola
Teatro Romano
Alcazaba
(con visita all’interno)
Castillo de Gibralfaro (con visita all’interno)

Mappa alla mano, è piuttosto impegnativo.
La Casa Natal di Picasso è a due passi a Nord di Plaza de la Merced, il costo del ticket d’ingresso è irrisorio, 1€. Qui è nato Picasso nel 1881 e ci sono conservate alcune sue opere di ceramica, su piatti, più alcuni suoi bozzetti a matita. I due piani si girano in 15/20 minuti al massimo, a dire il vero non è molto avvincente, sicuramente sarà più completo, ma anche più costoso, il Museo di Picasso, nel barrio vecchio, ma oggi non ho assolutamente tempo per vistarlo e mi accontento della casa natale.

Per raggiungere il Parque de Malaga, situato di fronte il porto, ripercorro tutto il centro pedonale e ne approfitto per fare acquisti; due cartoline e due calamite che pago molto poco, 3.40€ in totale. Ripasso davanti l’immensa Catedral ma rinuncio all’ingresso, scoraggiato dai 5€ di ticket, più o meno ho i soldi contati in tasca, meglio tenerlo a mente e fare prima di tutto quello che mi ero prefissato prima della partenza.

Appena raggiungo il parco, la sfiga torna a farmi visita prepotentemente: comincia a piovere di brutto e il dolore dovuto alla scomodità delle scarpe inizia a farsi insopportabile.

Mi seggo su una panchina e noto che ho le zone al di sopra dei talloni, di entrambi i piedi, letteralmente segate e sanguinanti, i calzini si sono colorati di rosso!

Dopo una sequela di bestemmie degna del peggior nonno Fiorucci, mi vedo costretto a continuare il giro, nella speranza di trovare un negozio che venda ciabatte o roba simile, in modo tale da togliermi questi ferri da stiro dai piedi. Nessun negozio, cammino sulle punte dei piedi come Carla Fracci, la postura è completamente errata, quindi ecco sopraggiungere di nuovo un forte mal di schiena.

Sembro un mentecatto, sotto l’acqua, con un ombrellino microbo, camminando sulle punte, mezzo storto e ingobbito. Raggiungo comunque Plaza de Toros, ma è circondata da enormi edifici, quindi non si riesce ad avere una panoramica ampia dell’Arena. C’è un supermercato, siccome è quasi l’una, decido che sia il caso di comprare qualcosa per il pranzo. La spesa consiste in 100gr di salsicion (il nostro salame) e una vaschetta di formaggi misti da 300gr. All’uscita mi dirigo verso la spiaggia, abbastanza mestamente direi, dato che piove a catinelle.

Per pranzare mi seggo su un marciapiede coperto di una palazzina. Il salsicion è ok, ma i formaggi fanno veramente pietà, sono tutti molli, come il gorgonzola che è compreso! Sembra che lo stia facendo di proposito per sfondarmi lo stomaco. Non esagero e a metà vaschetta butto tutto nella monnezza.

Dopo un riposino attraverso la strada e vado nella spiaggia de la Malagueta. Finalmente mi posso togliere le scarpe, anche se piove ancora, ma non riesco proprio più a tenerle ai piedi. La spiaggia è molto ampia, scura, ci sono ancora ombrelloni e stabilimenti aperti, di sicuro qui ancora si fanno il bagno se c’è il sole, l’acqua è caldissima e sembra anche piuttosto pulita nonostante sia vicina al porto.

Scatto le foto di rito e mi avvio verso il Paseo de la farola che taglia tutto il porto di Malaga.

Non ce la faccio a rimettermi le scarpe, quindi in pieno barbun stilish me na vado camminando a piedi nudi per la strada, ho almeno l’accortezza di srotolarli dalla carta igienica.

Finalmente smette di piovere. Nel porto c’è un aliscafo che va a Tenerife, è enorme, chissà quanto ci impiega? Ormeggiato nel porto, anche uno splendido galeone spagnolo, sicuramente una riproduzione sì, ma è veramente molto molto scenografico, soprattutto a poppa.

La camminata dalla Malagueta, passando per la Farola, fino a tornare a piedi della Catedral è molto lunga, saranno almeno 7-8km e infatti impiego oltre un’ora. Adesso viene il bello, mi attende un intero pomeriggio di arrampicate, scalate irte, sentierucoli sassosi e viscidi percorsi. In pratica debbo salire 1) sull’Alcazaba e 2) al Castillo di Gibralfaro.

Prima di tutto devo sistemare la questione calzature, trovo un negozio di souvenir e ringraziando dio, o chi per lui, posso acquistare delle infradito a 4€. La situazione migliora notevolmente, cammino dritto e anche se ho la scocciatura di girare con la busta con le scarpe dentro, mi sento veramente meglio!

Prima di affrontare l’Alcazaba faccio una sosta davanti il Teatro Romano, perfettamente conservato ai piedi del palazzo, è possibile farci un giro all’interno, senza pagare alcunché. L’ingresso per l’Alcazaba è invece a pagamento, 2.10€ ma sono veramente soldi ben spesi! Benché il clima sia ancora mutevole e nuvoloso, con sprazzi di pioggia, l’ascesa verso la cima è magnifica, regala scorci di Malaga a 360°, rivelando la grandezza e la bellezza di questa città andalusa. Salendo si ha la possibilità di riposarsi in diversi giardinetti e chiostrini disseminati qua e la.

L’unica raccomandazione è che bisogna essere molto accorti, soprattutto se si decide di percorrere le mura e le torrette, perché non ci sono parapetto, quindi se si scivola sono cavoli amari.

Io ovviamente percorro tutti i punti più pericolosi, con zaino, busta, macchinetta fotografica e infradito sul bagnato. Per adesso, non cado, per adesso!

Al culmine dell’Alcazaba ci sono le rovine del palazzo islamico, lo stile è quello dell’Aljaferìa di Saragozza. Qui passo un po’ di tempo a fare foto e video e vengo informato da un membro dello staff che per salire sul Castello di Gibralfaro, bisogna riscendere, uscire dall’Alcazaba e risalire da un’altra parte fino alla cima della collina! Ma che bella notizia! La discesa è più pericolosa della salita, ma almeno è più rapida.

Giunto di nuovo alla base, prima di cimentarmi nella seconda scalata, faccio merenda: un Magnum e una Red Bull. Acquisto tutto in un market continuando imperterrito a scegliere cibi e bevande potenzialmente letali ad un post attacco di colite.

La seconda salita parte quasi all’altezza della Plaza de Toros, presenta una prima parte “morbida” ma serpeggiante e una seconda spacca caviglie, con picchi di pendenza del 20%! Affronto l’ascesa con calma serafica, senza preoccuparmi che mi superino sgommando anche i vecchietti, a me basta un movimento falso per scatenare ogni tipo di dolore articolare possibile ed immaginabile. In pratica mi reggo in piedi per scommessa, sono una sorta di castello di carte ambulante a cui basta un soffio per demolirsi.

Quando sì è circa all’80% dal compimento del percorso, si apre un belvedere su una terrazza. E’ da questo punto che moltissime foto conosciute di Malaga vengono scattate, infatti è pieno di turisti. Il panorama è affascinante: ad ovest l’Arena de Toros con alle spalle la Malagueta e ad est il Parque di Malaga con l’Ayuntamiento, il porto e il resto della città di contorno!

Sono convinto che col sole sarebbe qualcosa di spettacolare, ma oggi sembra proprio che non voglia fare capolino nemmeno per cinque minuti l’infamone.

Qui scatta il riposino appagante. Sono circa le 18, sto camminando da ore ma sono soddisfatto del tour così come si sta snodando, nonostante gli intoppi fisici. Continuando la salita, raggiungo l’agognato castello, entro gratis perché dopo le 17 le visite diventano free, ma invece che tirare un sospiro di sollievo per aver completato le scarpinate, mi trovo all’interno di un labirinto di scale, torri, percorsi strettissimi e ripidi tornanti. In pratica del castello non sono rimaste che le mura di cinta e le torri, quindi si tratta di perimetrarlo spostandosi tra i suoi percorsi accidentati. Niente di più pericoloso data la stanchezza, le ciabatte e la strada bagnata.

Certo, anche da qua la vista è fantastica, riesco ad individuare addirittura lo stadio, sembro Carlo Verdone a Venezia con la Claudia Gerini in "Viaggi di nozze". Quando meno me lo aspetto, il sole fa capolino! Nonostante sia quasi sera, è un sole cocente, la temperatura sale immediatamente, per poi ristabilirsi una volta che il sole torna ad eclissarsi. A sto punto credo sia stata meglio una giornata piovosa piuttosto che una assolata, sarebbe stato più faticoso intraprendere tutti questi km con 1000mila gradi.


Sono ormai alla fine del percorso ed ecco immancabile la scivolata con le ciavattine da spiaggia su una ripidissima scalinata di pietra. Ruzzolo giù per una decina di gradini, atterrando non so per quale motivo metafisico in piedi. Una figura del cavolo colossale, ma ridimensionata dal fatto che dietro di me c’erano solamente tre vecchiette mezze orbe che magari hanno pensato stessi giocando a fare l’acrobata, infatti vedo che mi sorridono, battono le mani e fanno cenni di approvazione con il capo!

Claudicante mi accomodo su una panchina per constatare i danni fisici ed elettronici riportati: per quanto riguarda me, ho solo un’escoriazione all’altezza del ginocchio sinistro e una leggera storta alla caviglia destra, zitto va, pensavo peggio!

Per quanto riguarda la fotocamera che avevo in mano, si è salvata apparte qualche graffio ad un mm dall’obbiettivo, stavolta sono stato fortunato, la potevo veramente disintegrare e non è nemmeno la mia!

Si fanno circa le 19.30 e dopo una pausa contemplativa nel punto più alto delle mura, prendo la via del ritorno, che è tutto fuorchè comoda e breve. Raggiungo incolume la zona pianeggiante della città e compio a ritroso il cammino verso l’hotel, qui a Malaga c’è circa un’ora in più di luce nell’arco della giornata. Prima di tornare in camera però, devo cenare.

La scelta cade sul Larios Centre, un grosso centro commerciale poco distante dalla stazione dei treni. All’interno del centro si trovano diversi locali, dal Burger king, alla kebabberia, a Pans, ma soprattutto c’è la mia catena fast food spagnola preferita: 100 Montaditos!

Per chi non la conoscesse, 100 Montaditos è una paninoteca dove vengono serviti dei mini bocadillos, tipo delle mini baguette diciamo, che vanno da 1€ a 1.50€ a seconda dell’imbottitura. La scelta è vastissima, 100 gusti appunto e la cosa più strabiliante è che con 1€, ripeto UN EURO, si prende una jarra di birra, vale a dire una pinta! In Italia un locale così si trasformerebbe in una bisca/cantina/fumeria piena di ubriaconi e tossici, qui invece è pieno di famiglie e bambini. L’unica accortezza è scritta sul menù: di bere con moderazione.

Altra particolarità del locale è il modo in cui si viene serviti, molto carino: si consegna il proprio menù con indicati i panini scelti e le bibite e lo si firma col proprio nome. Si paga successivamente quando il piatto sarà pronto, si verrà chiamati col microfono dalla/dal cuoca/o, che nel piatto insieme ai panini butterà dentro una valanga di patatine fritte, tipo San Carlo.

Io mi firmo Pablo Escobar, è stato emozionante sentirsi chiamare in quel modo ed alzarsi fiero sotto lo sguardo curioso degli astanti, ritiro sei paninetti assortiti, rigorosamente scelti a casaccio, più una jarra di birra, alla quale successivamente seguiranno due jarre di Tinto del Verano, l’unico vino al mondo che mi piaccia.
Poco prima delle 22 esco dal locale un po’ barcollante ma felice, il dolce alcool allevia i dolori e li anestetizza.

Per qualche minuto e un paio di sigarette mi fermo davanti un bar per guardare un po’ la partita della Liga del Malaga contro non so chi, ma desisto presto a causa della stanchezza.

Faccio in tempo a fare una sosta al mini market per la spesa. Solita sestina di CruzCampo, acqua e biscotti per la colazione di domani, che dovrà essere rapidissima, dato che avrò un bordello di cose da fare.

In stanza non mi resta che guardare un film alla psp ed ascoltare un po’ di musica, è la mia ultima notte in Andalucia. All’una metto in carica tutto quello che mi serve e mi metto a dormire con in testa, ricorrente, una canzone dei Doors…Spanish Caravan

Carry me Caravan take me away
Take me to Portugal, take me to Spain
Andalusia with fields full of grain
I have to see you again and again
Take me, Spanish Caravan
Yes, I know you can

Trade winds find Galleons lost in the sea
I know where treasure is waiting for me
Silver and gold in the mountains of Spain
I have to see you again and again
Take me, Spanish Caravan
Yes, I know you can

24 settembre DA MALAGA A LLORET DE MAR, TERRORE AD ALTA QUOTA!
Gran bella dormita mi sono sparato sta notte, la sveglia alle 09.00 squilla puntuale ma io sono già in piedi che faccio colazione con una scatola di Oreo, curioso il fatto che scopro che sono prodotti a Nantes, nello stabilimento LU, curioso perché ci sono stato meno di un anno fa e questo particolare mi ha ricordato quei giorni glaciali.

Oggi quello che mi aspetta è in larga parte un giorno di transumanza, dalla Costa de Sol alla Costa Brava, dall’Andalucia alla Catalogna, vabbè sì, in breve da Malaga a Lloret de Mar. Il mio volo è schedulato per le 13.50, quindi ho un po’ di tempo per gironzolare per le vie di Malaga, prima di dirigermi alla stazione dei bus per prendere la navetta A, direzione aeroporto Picasso.

Il check out dal Goartin è rapido, come sempre, dato che io pago sempre subito la camera, un po’ mi dispiace lasciare questo posto, difficilmente l’hotel di Lloret sarà così confortevole.

Il programma della mattinata non prevede nulla di speciale, ho lo zaino in spalla e le scarpe in una busta, quindi non mi azzardo a percorrere grandi distanze, sempre per la questione della schiena.

A proposito, vediamo il bollettino medico sta mattina cosa riporta:
condizioni schiena – soddisfacenti
postumi della caduta sul castello di ieri – assorbiti
stomaco – apparentemente ristabilito
piedi – in via di guarigione, ma non posso infilarmi le scarpe senza gridare dal dolore
Bè, tutto sommato sono ok.

Il tempo è cambiato nuovamente, sta mattina c’è un sole da paura e un caldo africano, già alle 09.30 si suda. Ho due ore abbondanti da spendere, decido di fare un giro nel solito El Corte Ingles, che si presenta enorme, con 6 o 7 piani. Non è che debba comprare qualcosa, ma un giretto ce lo faccio volentieri, sapete, è un posto frequentato prevalentemente da donne, più o meno giovani, quindi si è in buona compagnia.

In effetti è zeppo di belle ragazze che fanno shopping e qui apro una parentesi; raramente all’estero ho trovato brutte ragazze, se non a Parigi, a Francoforte e a Dublino. Qui in Spagna la percentuale di bellezza al femminile è molto alta, nello specifico di Malaga è molto più difficile scovare una busta di fave che una bella ragazza. La divisa quasi standard della tipica guapa andalusa è composta da: shorts di jeanz cortissimi, canottierina, infradito, capelli raccolti con fermaglio appariscente, orecchini tondi. La fisionomia è piuttosto aggraziata, bei visi, corpi snelli, non molto alte ma nemmeno nane. Meritano il podio nella mia speciale classifica europea.

Mi dispiace che non abbia informazioni sull’uomo andaluso, tendo a renderlo trasparente al mio sguardo, sapete com’è, ma comunque direi che non sia da buttare, non mi pare ne un tossico ne un alcolista, quindi anche per le donne dovrebbe esserci materiale interessante da cacciare.

Tornando a me, dopo la passeggiatina al Corte Ingles, mi dirigo verso il lungo fiume.

Sì, Malaga è attraversata, almeno in parte da un fiume o due addirittura, ma è più un rigagnolo melmoso a ben vedere, il Gualdamedina.

Nulla da segnalare durante il cammino, se non la presenza, in un piccolo parco, di una decina di cani accompagnati da un unico dog-sitter. Poveraccio, ne ha cinque che all’unisono sono in “downloading” a pochi centimetri dalle sue scarpe, chissà che piacere nel raccogliere tutti quegli escrementi.

Ormai il mio tempo a Malaga è scaduto, non resta altro che prendere il bus e raggiungere l’aeroporto. L’autista è lo stesso dell’andata, l’Alonso della c.o.t.r.a.l. spagnolo, quindi il tragitto è un flash. Arrivo in aeroporto alle 12, ho preferito stare qua un due ore prima del volo perché l’aeroporto è bello grosso, non si scherza quando si ha un volo, bisogna calcolare bene i tempi. Come previsto la coda ai controlli è lunga, impiego circa venti minuti per entrare e raggiungere il mio terminal.

Un particolare mi insospettisce immediatamente: tutti i voli hanno esattamente 30 minuti di ritardo, vorrei sapere il perché, ma non sento alcuna comunicazione, quindi l’unico modo per sapere cosa sta accadendo è investire 20 centesimi in una postazione internet. 20 centesimi 2 minuti di navigazione, tanti me ne bastano per collegarmi sul sito Ryanair ed apprendere dello sciopero francese, in effetti ne ero al corrente, ma avendo un volo interno in Spagna non pensavo di avere ripercussioni, ed invece 30 minuti di ritardo se li becca anche il mio volo per Girona. Inganno l’attesa mangiando due tramezzini e vagando qua e la per i terminal, c’è tantissima gente in attesa come me.

Arriva il momento di partire, per salire a a bordo mi rimetto le scarpe trattenendo le grida di sofferenza, si accumula un’altra mezz’ora di ritardo non si sa per quale motivo, morale della favola, ci alziamo in volo diretti verso la Costa Brava, alle 15.

Ah, i controlli Ryanair sul bagaglio a mano a mano in questa occasione sono stati abbastanza duri, ma non totalmente inflessibili. Il volo dura circa 1 ora e 20 minuti, è leggerissimamente più lungo del Roma – Girona.

Questo è il mio 62° volo, tengo il conto, durante la prima ora nulla lascia presagire che questo volo me lo sarei ricordato per tutta la vita! Prima di tutto accade che, mentre sono tranquillo tranquillo a farmi i fatti miei con la psp, oda un boato a pochi centimetri dalle mie spalle, tutti i pax, me compreso, si girano sbiancati in faccia, personalmente pensavo si fosse aperto il portellone (maledetti film americani!), quello che vediamo però è una assistente di volo per terra con tutti i cassettini del suo carrello della spesa riversi al suolo, ci guarda come per dire: “mbè, che cosa volete? Sono caduta e allora?? Fatevi i fatti vostri!” Ho il cuore in gola ma mi rassereno, (anche se il peggio deve ancora venire).


Tutto ad un tratto, poco prima della fase di discesa, vedo all’esterno un muro di nubi nere mai visto prima, eppure ho viaggiato a tutte le latitudini europee, non ho neppure il tempo di preoccuparmi che ci entriamo dentro, giuro che non ho mai avuto tanta paura in quota! Immediatamente l’aereo si trasforma nel Blue Tornado di Gardaland, una ragazza seduta nella fila di fianco la mia comincia a sentirsi male e a dare di stomaco.

Si accendono i segnali delle cinture, il pilota comunica che stiamo entrando in una zona perturbata. Ma va??!! Non ce ne eravamo accorti! Magari la prossima volta avvertici PRIMA, non mentre...! Passo i dieci minuti più brutti della mia vita recente, ho la nausea, mi gira la testa, la ragazza a fianco continua ad avere conati e sento che non è l’unica, alcuni bambini piangono indemoniati, sembra di stare all’inferno.

Mi tappo le orecchie con le dita e nel contempo chiudo pure gli occhi pregando che tutto finisca il più presto possibile. Nei pressi della pista scendiamo finalmente sotto le nuvole, il tempo è veramente pessimo, siamo nel mezzo di una tormenta, lo avevo letto sul televideo ieri sera, ora bisogna restistere ed atterrare. L’atterraggio è tosto, addirittura a tre tocchi: BBBBUM, BBuumm, buuuuum e frenatona coi reverse a tutta forza sulla pista allagata. Mamma mia che bad trip!

Si apre il portellone e sono tra i primi a sgusciare fuori dall'aereo, il tragitto dalla scaletta al terminal è brevissimo, ma piove talmente forte che m’inzuppo completamente. Per asciugarmi ricorro agli aspiratori nei bagni. Successivamente mi seggo e smaltisco l’adrenalina accumulata fumando un paio di sigarette, stavolta l’esperienza mi ha segnato, spero di non avere ripercussioni negative in futuro.

Mi balena l’idea di fare un cambio di ticket e tornarmene a Roma col volo delle 19 e qualcosa, invece di andare a LLoret de Mar con sto tempo da lupi. Fa freddo e non accenna minimamente a calmarsi la tempesta, ma desisto appena vengo informato che comunque è necessaria una carta di credito per pagare l’operazione, carta che ovviamente non ho. Bisogna continuare col piano A, l’originale e prendere il bus per Lloret de Mar, quello delle 18.

Salgo a bordo insieme a qualche altra persona e pago il biglietto 8€, sola andata, dunque il tragitto a/r viene la bellezza di 16€ che non sono proprio pochi, calcolando che Barcellona ne costa 21€ ma è distante più del doppio dei km. Comunque è l’unico mezzo per Lloret, altrimenti c’è il taxi che di euro ne chiede 46! Il viaggio dura 30 minuti scarsi.

Vengo recapitato alla stazione dei bus, dove leggo la temperatura esterna, 16°. Purtroppo nemmeno mi posso rimettere le ciabatte, le strade sono allagate, i tombini pure, non mi va di bagnarmi i piedi con acqua di fogna gelata.

Previdentemente avevo prenotato un hotel in pieno centro, distante solamente 5 minuti di cammino dalla stazione, 5 minuti nei quali mi riinzuppo. Giungo in hotel alle 18.40 circa. Pago la mia tariffa, vengo fornito di mappa della città ed istruito alla bene è meglio dal tizio della reception che parla italiano e me ne salgo nella mia stanza 201.

Mini-review dell’hotel:
Hotel Norai, **, calle San Pedro
L’hotel è posizionato in una posizione eccellente, a pochi passi da tutto: discoteche, casinò, mare, stazione dei bus, vie del centro, market, parcheggio coperto. Appena fuori dall’inizio del percorso pedonale di Lloret. Immagino che in piena estate non sia un luogo tranquillissimo, ma se si vuole stare al centro di tutto, questo hotel è l’ideale.

La mia camera è una doppia uso singola e presenta: bagno con prodotti igienici, tv satellitare lcd (per la quale bisogna lasciare 10€ di cauzione per l’uso), A/C (stesso discorso della tv), frigorifero (vuoto), balconcino con finestre insonorizzanti e una guida di Lloret sulla scrivania (che non vi dovreste fregare). Complessivamente la stanza non è male, ma i letti sono veramente pessimi! I materassi sono spessi mezzo millimetro, si dorme praticamente sulle reti sfondate, inoltre l’insonorizzazione tra le stanze è pessima (e ne subirò le conseguenze stanotte). Il prezzo però è fenomenale, 27€ per una notte in doppia. Quindi non mi lamento affatto.

Il tempo di un’asciugata ai pantaloni col phone, (ne ho solo un paio con me), un cambio maglietta, una sciacquata, mi metto le infradito e via per le stradine di Lloret.

Purtroppo non ha smesso di piovere, ma un po’ si è quietato. Non ho grossi propositi da svolgere sta sera, il giro che mi interessa va fatto di giorno, sta sera mi girerò liberamene le stradine del centro e mi farò una malinconica passeggiata sulla spiaggia deserta battuta da questo clima nefasto. L’atmosfera è tipicamente fine-autunnale, devo dire che ha il suo fascino, sono solo su una enorme spiaggione, all’imbrunire, accompagnato dai gabbiani, dalle onde del mare e dal sibilo del vento. Non male come sensazione.

Ritorno sulle vie del centro, è pieno zeppo di pub e locali vari, compresi tanti negozietti di souvenir e roba tarocca di marca, mi colpisce una vetrina con degli stampi per t-shirt, alcuni sono geniali e mi fanno morire dalle risate. Unico monumento degno di nota, una chiesa in una bella piazzetta. Di gente in giro ce n’è, ovviamente sono tutti al chiuso.

Faccio una deviazione su uno stradone, qui si trovano diverse discoteche, è tutto molto simile, se non identico alle varie Playa del Ingles, Platja d’en Bossa, Magalluf, Palmanova, etc etc. Tra un giro e un altro spendo abbondanti due ore, Lloret non è che sia enorme, anzi, quindi la zona del centro la copro comodamente in ogni suo vicolo.

Prima di tornare in camera, sono circa le 22, faccio spesa per la serata. Qualcosa mi dice di comprare più alcol del solito, per tirare più avanti possibile prima di mettermi a dormire. E quindi prendo: 7 birre, tutte Estrella, 2 Bacardi rossi e un brick di sangria. Oltre al cibo per la cena: noccioline, salsicion e tonno. Rincaso, mangio il tonno con le mani, trangugio il salsicion, mi faccio una super doccia e finalmente mi butto a letto con la mia fidata psp.

La prima cosa che faccio è buttare la sangria, è veramente immonda, non so perché ogni volta che vengo in Spagna la compri, tanto sempre al secchio va a finire!

Il resto degli alcolici è di mio gradimento. Mi vedo qualche puntata dei Simpson e South Park, tutto sembra calmo, ogni tanto esco sul balconcino per fumare e vedo gruppi di ragazzini che fanno su e giù tra una disco e un’altra, nonostante sia fine settembre c’è parecchio via vai di notte, non pensavo. Ha anche smesso di piovere.

Verso le 2 sto per bere l’ultima birra, la n°6, la settima non mi va, sono stanco. Quando sto per mettermi a dormire fumando gli ultimi tiri della mia Winston, una nenia selvaggia risuona nella stanza; qualche tipa, probabilmente ubriaca marcia, sta intonando a squarcia gola una versione lirica di “Guantanamera”, vi lascio immaginare lo strazio di tale esecuzione.

I primi 5 minuti la sto anche ad ascoltare divertito, ma poi mi rompo e comincio a dare pugni al muro, credendo che la malata fosse nella stanza di fianco la mia. Ma così non è, i colpi al muro mi vengono restituiti, a sto punto esco in mutande e vago per i corridoi dell’hotel in cerca della stanza incriminata. Niente da fare, non è al mio piano, origlio tutte le porte. Torno in camera e cerco di individuare la stanza della tipa da fuori il mio balconcino. Ce la faccio, niente di meno la cantilena viene da una camera 2 piani sopra il mio! E dire che sembra che mi sia di fianco.

Cosa fare? Niente, abbozzare e nel frattempo scolarsi anche l’ultima birra. La maledetta continua un bel po’: Guantanamera, guajira guantanameeeeeera Guantanameraaaaaaa, guajiraaaaaa guantanameeeeeeraaaaaaa!!!!!
Ma dopo quasi un’ora collassa o muore. Finalmente posso dormire in pace, sicuramente domani patirò qualche sintomo da quasi post sbornia, ma pazienza, tanto fino adesso ho avuto praticamente tutti i mali del mondo!

25 settembre DA LLORET A CASA, UN GIORNO TRANQUILLO!
Come auspicato, la serata precedente mi ha lasciato qualche sottile postumo negativo; testa pesante, bocca felpata e stanchezza generale.

Questa mattina mi sono svegliato presto, alle 08.30, in questo modo posso avere a disposizione quasi tre ore per fare quello che devo fare, nello specifico, un tour tra:

Platja de Lloret
Camì de Ronda
Es Castell
Platja de Fenals
Eremo di Santa Cristina

Uscendo dall’hotel, la prima tappa obbligata è nel primo mini-market, stranamente aperto già alle 9 del mattino, una Red Bull 0.50€ è quello che ci vuole in questi casi di stordimento artificiale post alcolico o semi tale. La Red Bull ha effetto corroborante immediato e sto subito meglio, mi accorgo solo ora che è una giornata stupenda! Sole e caldo e in giro c’è già un sacco di gente!

Durante la notte il clima è cambiato per mia fortuna, quindi mi aspetto che la mattinata sia positiva e che magari anche il volo di ritorno per Roma non sia “agitato” come quello di ieri. La scomodità è che ho lo zaino in spalla e la busta con le scarpe in mano, non posso ancora indossarle, le ferite ai talloni si stanno cicatrizzando e non mi va di riaprirle per la decina volta. Seconda breve tappa in un tabaccaio per acquistare quattro pacchetti di Winston, al costo di 3.40€ a fronte dei nostri 3.80€. In tasca mi sono rimasti circa 20€.

Scendo alla Platja de Lloret e trovo addirittura una lunga coda di gente in attesa di imbarcarsi su una barca col fondo di vetro che fa il giro della costa fino a Blanes. Poi c’è gente che prende il sole, che fa il bagno, gli stabilimenti sono aperti, si affittano lettini, pedalò, sdaio, ci sono i bagnini in postazione, tutto quanto insomma, sembra di stare in pieno agosto piuttosto che a fine settembre! Il caldo si fa sentire e ben presto mi costringe e spogliarmi, di felpina e maglietta, ottimo.

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Dato il periodo, la popolazione non è esattamente quella che uno si aspetta a Lloret de Mar, infatti intorno a me brulicano anziani dai 78 anni in su, evidentemente nord ed est europei, di italiani nemmeno l’ombra e meno male.

Attenzione, la bellezza femminile non manca, basta scansare dalla vista gli ottuagenari, che si scorgono delle stupende ragazze molto probabilmente russe o giù di li, il meglio che l’Europa possa offrire secondo il mio modesto parere! Ce ne sono alcune da impazzire, uno spettacolo per gli occhi, credetemi!

Ecco, io starei qua anche tutta la mattinata, a proposito, il mio bus per l’aeroporto di Girona, l’unico, è per le 11.45, quindi non posso assolutamente perderlo, a malincuore seguo quello che è il mio programma, dunque, mi incammino per i sentieri su per le scogliere che partono dall’estremo est della spiaggia di Lloret. Il cammino è abbastanza semplice, tant’è che mi precedono gruppi di arzilli vecchietti, ma ad un certo punto, dopo un belvedere che offre una bella panoramica del lungo mare, le cose cambiano. Il percorso diventa più irto, scivoloso e pericoloso. Non ci sono assolutamente protezioni dal dirupo, bisogna tenere gli occhi ben aperti e non distrarsi perché è un attimo volare 50 metri sugli scogli sottostanti.

Il cammino secondo le mie fonti dovrebbe chiamarsi, Camì de Ronda e culmina dopo alcuni scorci favolosi sotto un castello, nel quale non entro per mancanza di tempo. Non mi aspettavo che Lloret offrisse simili panorami, complice la giornata assolata, scatto le migliori foto della “vacanza”.

Riscendendo dopo una decina di minuti ci si trova in un’altra zona della città, a Platja de Fenals, a mio parere più bella di quella di Lloret, perché un po’ più raccolta in un’insenatura. La sabbia è dorata, il mare molto pulito (incredibile), gli spazi enormi e c’è anche qua parecchia gente, molti bambini e ancora delle incantevoli ragazze nordiche!

Da qui parte o continua, il percorso che porta all’Eremo di Santa Cristina, ma il cartello recita: 35 minuti di cammino.

Al che mi vedo costretto a rinunciare se non voglio perdere il bus. In pratica, camminando camminando su questi sentieri panoramici, si raggiunge Blanes, posta a 6 km da Lloret, mi rode veramente non poter intraprendere l’escursione, a me piacciono molto questo genere di scampagnate, vabbè, sarà per la prossima volta.

La mattina sta volando, sono già le 11, ho giusto il tempo per tornare alla stazione dei bus. Per raggiungerla faccio un’altra strada e torno tra le vie pedonali del centro, che sono pienissime di gente, evidentemente la stagione da queste parti non chiude i primi di settembre come nelle mie zone, ma si concluderà non prima di ottobre.

Alle 11.30 giungo in stazione, la biglietteria è chiusa essendo sabato, il biglietto dovrò farlo a bordo.
Il tragitto di ritorno per l’aeroporto è un po’ triste, proprio adesso che sta uscendo il bel tempo e che sembro tornare in condizioni fisiche umane, mi tocca tornare a casa, che peccato, mi rincuora il fatto che tra 11 giorni partirò per Fuerteventura.

Ed eccomi di nuovo nell’aeroporto di Girona: mi sa che è la 12°volta che capito qua, sono le 12.30, il mio volo è previsto e confermato per le 15.50, ho 3 ore di tempo di attesa. Decido di fare subito i controlli ed accomodarmi su una sedia per guardare un po’ di psp. Per pranzo due hamburger da Mc Donald. Una cosa positiva di questo aeroporto è che ha due terrazze fumatori, molto ampie, quindi si può eventualmente sfumacchiare fino a due minuti prima di salire a bordo del proprio aereo.

Gli ultimi sprazzi di follia li apprezzo al momento dei controlli del bagaglio da parte del personale Ryanair. In molti sforano col bagaglio a mano, mentre alcuni facendo delle commedie che nemmeno Eduardo De Filippo avrebbe osato, si scambiano i bagagli, si mettono addosso di tutto, una signora addirittura un abito rosso da ballerina di Siviglia, altri sganciano i 35€ di tassa per l’eccesso, pagando con carta di credito.

Dal canto mio , sono costretto ad infilarmi per l’ultima volta le scarpe, ma per cinque secondi, me le tolgo appena entro in cabina.

L’aereo è uno dei primi che Ryanair acquistò, non ne vedevo da sette anni, da un mio viaggio a Londra, ci sono i sedili di stoffa blu coi portaoggetti a retina e le poltroncine reclinabili. Roba d’altri tempi, comunque non avrà più di dieci anni. Sono teso a causa del volo di ieri, il tempo è buono, ma in partenza qualche scossone lo accusiamo, resta il fatto che il pilota tiene acceso il segnale delle cinture per quasi un’ora, tenendomi sulla corda come un disperato! Senza avere turbolenze di sorta. Si atterra puntuali, non mi resta che prendere la navetta per la stazione ferroviaria di Ciampino e successivamente il treno regionale sfigato per casa, tutto il resto è storia.

Ma facciamo un sunto dei mali che mi hanno colto durante questi quattro giorni: mal di schiena, torcicollo, coliche, diarrea, aerofagia fulminante, vesciche ai piedi, lacerazioni cutanee a ginocchio e talloni, nausea e mal di testa. Wow, un bollettino di guerra!

Però, tornando indietro, lo rifarei, nonostante le sfortune fisiche e climatiche, è stato comunque un viaggio interessante, con la sua storia, la sua gente, le sue emozioni. Sicuramente è stato quello riuscito peggio della mia vita, fino ad ora, ma una cosa è certa, meglio aver visto questi posti, anche malaticcio, che aver rinunciato restando a casa a recriminare. Parlando invece di Malaga e Lloret de Mar, bè, sono rimasto di nuovo stupito e soddisfatto dal fascino della Spagna, la mia nazione preferita!!!

The end...

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