Saragozza

Tre giorni a Saragozza

Era una calda giornata estiva, (del 2009), quando “comprai”, un biglietto a/r Ryanair (e chi altrimenti?!); Roma Ciampino – Saragozza, data 19 – 21 gennaio 2010. Il prezzo pagato, è stato ancora una volta ridicolo, 2€. La meta evidentemente è stata scelta da Ryanair, essendo Saragozza l’unica opzione, in offerta, che non avevo ancora visitato. Una mia massima cita: va dove ti porta Ryanair e non rompere!

Il viaggio è stato effettuato in solitaria, condizione che mi ha permesso di fare una miriade di giri, altrimenti impensabili in coppia, quindi i 3 giorni sono stati sfruttati a dovere, anzi, avrei potuto fare anche qualcosina in più, ma ad un certo punto mi son voluto frenare. Prima di passare alla cronaca, ecco le consuete info.

Aeroporto di Saragozza
L’aeroporto è piccolino, ma edificato, nel senso che è stato costruito da muratori con materiale edile, non da artisti circensi con tendoni e fil di ferro o dalla Protezione Civile con container e polistirolo. Il traffico aereo è scarso, quindi l’aeroporto è ordinato. Una volta sbarcati dall’aereo, per raggiungere l’uscita, basta percorrere a piedi pochi passi, dalla parte delle Partenze troverete una caffetteria e i bagni. Prima di salire sul mezzo che vi porterà in centro, fermatevi un momento ad un banchetto informazioni, prendete mappa e depliant delle attrazioni che intenderete visitare. Oltre le biglietterie, la Hertz, un paio di banchetti informativi e la caffetteria, non c’è altro, all’esterno troverete ad attendervi una fila di taxi e un bus.

Trasferimento Aeroporto - centro
Due le opzioni; la prima, il taxi, se avete soldi da buttare accomodatevi, anche se in Spagna, generalmente, i tassinari hanno dei prezzi umani, la distanza per il centro è di circa 10km, credo si facciano pagare circa 20€.

La seconda opzione: il bus. C’è solo un bus, (Aeropuerto – Plaza – Saragozza), parte e torna davanti l’uscita degli Arrivi, impossibile sbagliare, il percorso non è esattamente quick, fa diverse fermate prima del capolinea in centro; alcune nella zona commerciale Plaza, alcune nella periferia della città e una alla stazione ferroviaria Delicias.

Durata del tragitto 45 minuti circa, capolinea Paseo Maria Agustin 7 (siete davanti Puerta del Carmen), costo corsa singola 1.60€. Vi consiglio di munirvi di soldi spicci, preferibilmente contati, perché il biglietto si fa a bordo, dall’autista, come consueto in Spagna, se arriverete con le vostre banconote da 50€ fresche fresche, sarete rimbalzati a cambiare da qualche parte (a me non ha voluto cambiare nemmeno 20€). La frequenza delle corse è alta, 2 ogni ora, dalla mattina alle 6 fino alla sera alle 23, nei festivi la frequenza scende ad una corsa ogni ora.

Muoversi in città
Personalmente non ho usato nessun mezzo pubblico nell’arco del mio soggiorno, ma non ho potuto fare a meno di notare la massiccia presenza dei bus in circolazione, notte compresa. Quindi per muovervi bus, niente metro o tram a Saragozza. Poi ci sarebbero i taxi, ne girano centinaia, evidentemente costano il giusto, potreste azzardarvi a prenderlo senza essere spogliati di ogni vostro avere. Comunque la città non è grande, a piedi ce la si fa a muoversi, se siete normodotati fisicamente.

Sistemazione
I costi degli alloggi a Saragozza sono piuttosto bassi, almeno a gennaio, la singola in molti hotel 4 stelle ve la buttano a 40/45€ a notte, su booking.com si trovano diverse sistemazioni economiche, oltre che in hotel, anche in hostal (l’equivalente delle nostre Pensioni). Io ho optato per un hostal, venivo dal salasso di Nantes (e mi aspetta il salassone di Amsterdam), quindi la parola d’ordine era “risparmio”.

L’hostal in questione è il Paraiso, categoria 2 stelle.

Mini-review:
Hostal Paraiso, Paseo Pamplona 23.
Situato a 50 metri dal capolinea del bus per l’aeroporto, 500 metri dalle vie del centro, un km dalla Basilica del Pilar e un paio scarsi dal Palazzo dell’Aljaferia.La reception (aperta 24h), non è al piano terra, l’hostal è situato negli ultimi 2 piani dell’edificio, 4° e 5°, c’è l’ascensore.

La palazzina, sia esteriormente che interiormente, non è propriamente lussuosa, ma è comunque decorosa. Mi è stata assegnata la stanza 401, ultimo piano, doppia uso singola, sulla strada. La camera è di dimensioni medio/piccole, il bagno piccolissimo. Ho evacuato di sbieco, con la porta aperta (impossibile fare altrimenti), certo se siete da soli non è un grosso problema, ma in compagnìa non sarebbe molto elegante. E dire che non sono nemmeno prestante fisicamente, 1.78 per 65kg, un uomo di dimensioni maggiori potrebbe sfondare tutto! La tazza scricchiolava sinistramente. Per non parlare degli odori, nel bagno non c’è finestra ne aeratore.

I confort della stanza sono basici: tv lcd, bagno con saponetta e docciaschiuma, fine. Non c’è possibilità di fare colazione, ma meglio così direi. Nei dintorni si trovano diversi posti dove mangiare e bere qualcosa con pochissimi euro. Quello che ho apprezzato molto è stata la vista dalla mia camera, direttamente sulla Porta del Carmen su Paseo Pamplona. Essendo uno stradone a 6 corsie un po’ di traffico arriva anche al 5° piano, ma nulla di trascendentale, la finestre coi doppi vetri lavorano benissimo. Per il resto, la pulizia è più che buona, la stanza è stata calda e tutto funzionava a dovere. Costo totale per 2 notti, 60€.

Primo giorno (19 GENNAIO 2010)
Dopo le levatacce notturne del 2009 per prendere voli ad orari da metronotte, questa volta mi sono trovato finalmente un volo comodo, sia per l’andata, che per il ritorno.

Partenza da Roma Ciampino per Saragozza alle 13.20, questo mi permette di alzarmi da casa alle 9.30, prendere il treno bestiame delle 10.00 e la navetta per l’aeroporto alle 12.00. Sulla navetta c’è un simpatico tizio sardo, un tantinello stretto coi tempi, deve prendere il volo per Alghero delle 12.35 e alle 12.20 siamo ancora sul raccordo anulare intasato

Per fortuna il suo volo era in ritardo, è riuscito a saltare la coda dei controlli, ed ha preso l’aereo all’ultima chiamata, bravo (ma non imitatelo)! Io invece sono in perfetto anticipo, quindi fumo una sigaretta nel parcheggio, faccio i controlli placidamente e mi accomodo al gate di Saragozza con un’oretta di anticipo.
Questa volta si parte con qualche minuto di ritardo, una ventina (cosa inconsueta per Ryanair), la traversata scorre tranquilla, faccio addirittura spese a bordo (un Bounty da 1€, la cosa meno costosa in assoluto).

Accanto ho seduta una coppia di ragazzi italiani che scarta panini e pizzette a profusione, comprate nell’alimentari sotto casa, tutto avvolto nella carta da pane col prezzo scritto a penna. Magnano senza ritegno davanti lo sguardo severo delle hostess che passano coi loro carrelli bar. L’odore di mortadella avvolge come una nube tossica metà velivolo, in molti si girano verso la nostra fila per capire chi stesse mangiando sta roba, addirittura un signore della fila dietro ha chiesto alla hostess gli stessi panini dei ragazzi avanti! Una figura zarroide colossale, ma loro niente, continuano imperterriti il pic nic, dopo panini e pizze passano ad una busta di patatine, chiaramente del discount, dal formato famiglia, ne divorano rumorosamente il contenuto e crollano subito dopo nel sonno.

Io intanto per fare il vago decido di vedere qualcosa con la PSP, uno spettacolo teatrale di Simone Schettino mi ribalta dalle risate, non arrivo nemmeno alla fine dello show che siamo quasi arrivati e mi tocca spegnere.
Alla fine del volo il ritardo è sceso ad 8 minuti, quindi nessuna musichetta all’atterraggio con lo speaker che annuncia che Ryanair ancora una volta è arrivata on time e bla bla bla.

Messo piede a terra, mi reco al banchetto informazioni, prendo mappa e qualche depliant, fumo una sigaretta e monto sul bus delle 16.15 che in 40 minuti esatti mi scarica a 2 passi dall’hostal prenotato, il Paraiso.

Il clima è mite, 15°, il cielo irregolarmente coperto e non soffia (per ora) il temuto vento di Saragozza. Raggiungo l’hostal in 2 secondi, eseguo il check-in, pago e mi approprio della stanza 401.

Dopo un rapido cambio di felpa, scendo per dare inizio al giro in programma, ho mezzo pomeriggio e una serata davanti per compiere l’opera. Si comincia con la Plaza de Toros, l’arena è molto piccola, ma è anche perfetta, pare una bomboniera, purtroppo non sono previsti spettacoli e l’interno non è visitabile, nemmeno questa volta sono riuscito ad accedere dentro un’arena spagnola!

Proseguo alla volta del Palacio de la Aljaferia, è ormai buio, non ho intenzione di fare la visita all’interno ora, voglio solo vedere com’è, illuminato dai suoi fari a sera, la visita completa è prevista per l’indomani. Prima di raggiungere il palazzo (o meglio, castello), mi rendo conto che oggi, apparte il bounty sul volo e una red bull in mattinata, non ho ingerito altro. Chiunque al mio posto si sarebbe fiondato in un locale ad ingozzarsi di tapas, ma io no! Fedele alla mia parola d’ordine, “risparmio”, opto per un pasto frugale, entro in un Simply (discount spagnolo alla Penny Market), compro due baguette al sesamo, una confezione di formaggio dal nome impronunciabile e una confezione di prosciutto crudo in super offerta, 200gr 1€. Pago 3.50€, acquisto una birra di Saragozza in lattina, l’Ambar, in un negozio di frutta secca accanto il Simply e mi avvio verso il parco circostante il Palacio de la Aljaferia.

Il parco è deserto, il palazzo illuminato è suggestivo, dopo qualche foto e video mi accampo su una panchina per cibarmi. E’ buio, ma mi sento abbastanza sicuro, il Palacio de la Aljaferia è per metà, sede del Parlamento Aragonese, quindi in giro si fanno notare alcune guardie in borghese.

Sfortunatamente il prosciutto è quello confezionato con la carta velina a separare le fette. Una maledizione! Dividere le fette del salume della carta velina, al buio e con le mani fredde è impresa titanica, in pratica mangio pane, formaggio, prosciutto e carta velina, tutto assieme! Un po’ la sputavo ma un po’ l’ho effettivamente trangugiata, avevo fame! Non ci sono state complicanze intestinali, evidentemente la carta era digeribile. La birra Ambar è soddisfacente, una onesta lager prodotta a Saragozza da 5.2 gradi alcolici, sarà la prima di una discreta serie.

Finito di mangiare mi rimetto in piedi per raggiungere il centro città, in particolare la Piazza del Pilar, con annesse Basilica di Nuestra Senora del Pilar, cattedrale La Seo e Murallas Romanes. Non impiego molto a raggiungere il posto, la città è piuttosto piccola, è piacevole da girare a piedi. Giunto a destinazione resto incantato dalla maestosità della Basilica del Pilar! Illuminata a giorno da potenti fari da stadio, è gigantesca. I resti delle mura romane non li considero, (capirai, abito vicino Roma, noi le colonne romane ve le damo insieme alle Panda [Maurizio Battista cit.]), quindi tutta l’attenzione è dedicata alla Basilica e alla cattedrale La Seo, meno scenografica esteriormente, ma comunque molto interessante.

Scatto diverse foto, cercare posti dove mettere la macchinetta per farmi le fotografie con l’autoscatto non è semplicissimo, bisogna perderci tempo e fare le prove. Lascio la piazza appena mi ritengo soddisfatto degli scatti effettuati. Si sta facendo tardi ed io ho l’imperativo categorico di rientrare in hostal per le 21.30, poi spiegherò perché. Risalendo verso Puerta del Carmen, percorro alcune vie del centro, vie abbaglianti, sembra di stare a Valencia, passo per Calle de Alfonso I, Plaza de Espana, Paseo de la Indipendencia, in giro c’è moltissima gente, i locali sono pieni, la temperatura è salita a 17° e il cielo è stellato, veramente una bella serata.

Appena in tempo entro nel negozio di frutta secca (in giro ce ne sono a decine) dietro l’hostal, chiude alle 21.30, devo acquistare la birra per la serata, ecco il motivo di cotanta premura.

Non avendo, questa volta, il frigo in camera, mi sono dovuto arrangiare, portandomi una borsetta termica, quindi le birre le devo prendere fredde, non posso che comprarle in un questo negozio, che chiude alle 21.30. Solitamente faccio spesa appena arrivo in città, nei supermarket, poi ficco tutto in frigo e finisce la questione, ma stavolta il disagio è inevitabile.

Dunque, acquisto la mia sestina di Ambar, salgo in camera al volo, le infilo nella borsa termica, riscendo a fare un ulteriore giro del centro e verso le 22.30 rincaso. E’ l’ora di una doccia tonificante, in verità non ne avrei nemmeno bisogno, la giornata è trascorsa tutta liscia, troppo liscia, il volo è stato diretto, in tarda mattinata, quindi niente strapazzo; la navetta dall’aeroporto mi ha lasciato praticamente dentro l’hostal, quindi nessun problema per cercare la strada giusta, insomma, mi sento un po’ strano, non sono abituato a questa facilità di trasferimento.

Terminata la doccia mi sistemo sul letto e mi concedo un film sulla PSP, Blade Trinity, verso le 2 di notte, prima di mettermi a dormire, mi fumo una sigaretta in finestra e noto una cosa particolare: innanzi tutto circolano svariate auto, moltissimi taxi e bus, quindi c’è vita anche a quest’ora tarda, ma soprattutto noto che si fermano tutti ai semafori rossi, anche quando non c’è nessuno nel raggio di centinaia di metri. E non sono obbligati da videocamere di sorveglianza, ho controllato la mattina seguente! Dalle mie parti i semafori quando sono accesi non vengono rispettati nemmeno di giorno e dalle 22 in poi li staccano proprio. Vabbè, è tardi ormai, spengo tutto e mi metto a dormire, sveglia puntata alle 09.30.

Secondo giorno (20 GENNAIO 2010)
Suona la sveglia del cellulare. Sono le 09.30, la stanza ha le tapparelle serrate, quindi è perfettamente oscurata, non ho idea se fuori è bel tempo, vediamo...E vai!

Sole! Nemmeno una nuvola e vento leggerissimo, che fortuna! Mi preparo in fretta, ripasso il programma giornaliero che prevede nell’ordine:

Palacio de la Aljaferia (con visita all’interno)
Zona dell’Expo 2008, comprendente il Palazzo dei Congressi e La Torre del Agua
L' Acuario fluvial (con vista all’interno)
Puente de Pietra
Puente del Pilar
Museo Fluvial (con visita all’interno)
Catedral de La Seo (con visita all’interno)
Basilica di Nuestra Senora del Pilar (con salita orrorifica sulla torre e visita all’interno)
Calle de Don Jaime I
Centro commerciale El Caracol in Paseo de la Independencia (per un eventuale film al cinema)

Esco. Prima di raggiungere il Palacio de la Aljaferia mi fermo a fare colazione, sostanziosa perché deve carburare fino a sera. In un altro Simply acquisto ben sei barrette di cioccolata mista (mars, twix etc etc.), una goduria, questi sfizi me li tolgo solo quando sono all’estero. Il Palacio de la Aljaferia è visitabile per metà, l’altra metà è sede del Parlamento Autonomo Aragonese, quindi off limits per i turisti. Il biglietto d’ingresso costa 3€ normale, 1€ studenti, ed è quest’ ultimo il prezzo che pago.

L’interno è molto bello, lo stile architettonico è arabo, le volte sono tutte ricamate e sinuose, il patio è incantevole con quattro alberi di arancio che sembrano finti da come sono perfetti. L’oratorio è pomposo, la cappella luminosa e il corridoio circondato da splendide colonne. Nelle stanze non c’è nulla da ricordare, praticamente è un piccolo museo riguardante la storia dei residenti del castello e della politica di Saragozza.

Un ultimo punto d’interesse è rappresentato dalla Torre del Trovador, la massiccia torre prismatica che ispirò l’opera drammatica poi convertita in libretto per lirica, di Verdi, Il Trovatore.

In un’ora circa il Palacio de la Aljaferia si gira tranquillamente, è stato 1€ ben speso, ora do uno sguardo al Parco circostante, ben tenuto ma piuttosto scarno, circolano solamente anziani e gente coi cani, inutile fermarsi, meglio proseguire.

Per mia abitudine evito il più possibile di prendere i mezzi pubblici, quindi la zona dell’Expo la raggiungo a piedi anche se non esattamente dietro l’angolo. Non si può sbagliare direzione, una volta giunti a Plaza Europa, come punto di riferimento c’è l’imponente Torre del Agua. Attraverso il ponte sull’Ebro e purtroppo sono costretto a mettermi il doppio cappello, si alza il vento e sulla riva del fiume la temperatura percepita precipita.
La passeggiata è abbastanza gradevole, intorno a me non c’è nessuno. La zona Expo è ormai un ricordo, ci sono solo operai intenti a smontare gli enormi stand. La funicolare che collega la stazione Delicias alle porte del Palazzo dei Congressi è in disuso, peccato perché compie un giro niente male.

La Torre del Agua è internamente vuota, è stata il simbolo dell’Expo, la costruzione è notevole e singolare, ma ormai è inservibile, forse troveranno il modo di renderla utile, chissà. Si alza un vento gelido pazzesco, non è il caso di sostare molto qui intorno, dopo le foto di rito decido di raggiungere l’unica attrazione superstite dal 2008, ovvero l’ Acuario Fluvial.  Premetto che l’anno scorso sono stato all’Oceanografico di Valencia, una cosa meravigliosa, quindi già ero preparato ad una mezza delusione entrando in questo acquario e infatti così è stato. Il paragone non esiste proprio! Il biglietto è anche salato, 10€ con sconto studenti.

All’interno ci sono solo io, incredibile!

Posso fare quello che mi pare, foto, video (altrimenti vietati), gli unici animali che mi attraggono sono i coccodrilli e le anaconda, per il resto fuffa. Bisogna dire però che la struttura è fatta bene, per carità, gli ambienti creati sono particolareggiati, di pesci ce ne sono un’infinità, le lontre sono simpaticissime, le informazioni esaustive. Se non avete visitato l’Oceanografico di Valencia, questo acquario lo apprezzerete sicuramente.

All’uscita mi attende un buona nuova, il tempo è tornato bello, il vento ha spazzato via le nuvole e il cielo è più blu che mai. Ora, chiunque avrebbe preso un bus per raggiungere la zona del centro città (casco vejo), ma io non sono chiunque, quindi parte la lunga passeggiata sulla riva dell’Ebro che mi porterà in poco più di un’ora al Puente de Pietra. Prima di attraversarlo 2 volte, (una per fare il video e una per fare foto), opto per una pausa semi-ristoratrice e mi addentro nella Saragozza al di qua del fiume, quella “vera”, i negozi sono quasi tutti chiusi, sono le 15.00 e questi aprono con comodo alle 16.30, per rinfrescarmi sono costretto a infilarmi in un supermercato, dove compro succo d’arancia e red bull calda. La red bull calda è pessima, ma non ho alternative, d’altronde io non bevo caffè, un minimo di sprint me lo do esclusivamente con questo tipo di bevande energetiche.

All’uscita del supermercato noto alcuni barboni e qui compio un gesto che nella vita avrò fatto sì e no, 3 volte. Do un euro ad uno di loro! Ancora oggi non mi spiego l’improvvisa magnanimità, forse la red bull calda mi ha dato alla testa, boh.

Giunto sul Puente de Pietra lo attraverso una prima volta per entrare in centro, ma immediatamente torno indietro per le foto, non è molto lungo, anzi, il traffico è esclusivamente ristretto ai mezzi pubblici, è il ponte più antico della città, risalente ai tempi dei romani.

Il ponte successivo è il Puente del Pilar, identico ad uno che attraversai a Francoforte esattamente un anno fa, pedoni al centro ed auto ai lati, tutto in ferro. Una volta oltrepassato mi addentro finalmente nei Casco Vejo, nei suoi vicoli stretti e sinistramente deserti. La luce del pomeriggio è particolare, entra nei vicoli fioca, dona alla città un’aria antica, ci sono solo io in giro qui, mi dicono, si ravviva in serata/nottata la zona, le strade divengono il punto di ritrovo dei giovani che tirano avanti fino a tardi passando da un locale ad un altro.

Dopo un po’ di giri senza meta, raggiungo la prossima tappa in programma, ovvero il Museo Fluvial. Fortunatamente non mi mangio le mani perché l’ingresso lo pago solamente 2.50€. All’interno sono ancora una volta l’unico visitatore, si trovano quattro colonne romane di numero, un modellino che rappresenta il porto fluviale ai tempi dei romani e una mini sala cinematografica dove viene proiettato un filmato di 15 minuti che mostra e spiega la storia del fiume Ebro, come venne sfruttato, dove sfocia etc etc. Il filmato è in inglese, l’audio ad alto volume quindi non capisco praticamente nulla!

Un po’ deluso vado via, attraverso la piazzetta ed entro nella Cattedrale La Seo, ticket 3€. Qui resto meravigliato. E’ una cattedrale enorme, inizialmente edificata in stile romanico, ma nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche, la luce all’interno è incredibile, tutta naturale, l’organo è grandioso, ci sono diverse cappelle, un affresco sul portale d’ingresso e un bellissimo altare scolpito.

Capisco e giustifico il pagamento dei 3€. Non si possono fare foto all’interno, ma io approfitto di un momento di distrazione della guardia alle mie costole e qualche scatto lo rubo.

La Seo è in contrapposizione alla Basilica del Pilar, nella vasta piazza del Pilar, proprio di fronte il Museo del Foro, che salto, figuriamoci se uno di Roma deve anche pagare per vedere dei ruderi romani, tze. Purtroppo si fa l’ora del terrore. Le 17.30. Del terrore perché? Perché il programma prevede una cosa che aborro e che temo; la salita in una delle torri della Basilica del Pilar! Per uno che soffre di claustrofobia e vertigini è un passo difficilissimo da compiere, ma voglio farcela! Visito rapidamente l’interno della basilica, con la madonnina vestita, in realtà è la colonna vestita non lei, l’ingresso è gratuito e mi avvio timoroso verso la porticina che ospita l’ascensore per la torre.

Ingresso 2€. Chiusura alle 18, quindi sono appena in tempo, lo avevo previsto ed ero preparato, l’idea era proprio quella di scrutare Saragozza dall’alto al tramonto. Pago l’ascensorista e in pochi secondi vengo scaricato circa a ¾ di torre, il resto va percorso a piedi ed è un percorso trappola per topi, che via via va restringendosi fino alla cima, raggiungibile mediante una strettissima scala a chiocciola. Sono indeciso se salirla o meno, fortuna vuole che non c’è nessuno, quindi non rischio di restare bloccato a metà, chiudo gli occhi, mi faccio coraggio e salgo la scaletta alla velocità della luce!

In cima lo spazio calpestabile è minimo, più di cinque persone non si stanno, ho il cuore a 3000, le imprecazioni si sprecano, mi tremano le ginocchia, ma riesco comunque a godere di questo paesaggio.

La città dall’alto al tramonto è affascinante, voglio ricordarla così, quindi prima di scendere scatto foto e giro video, raggiungo il limite di sopportazione dopo tre minuti circa e sono costretto a lanciarmi per le scale per raggiungere la zona ascensore e chiamare il tizio. L’uomo sale appena pigio il bottone di chiamata. Scendo sudato come un kebab, ma ne è valsa la pena per due motivi, primo: ho di nuovo vinto le mie peggiori fobie, secondo: il panorama ammirato mi resterà per sempre nel cuore.

La salita sulla torre mi è costata un discreto spreco di energie fisiche, ma soprattutto nervose, devo recuperare le forze e non c’è niente di meglio che un sano pasto fast e una birra. Salendo per calle de Don Jaime I, una delle vie commerciali della città, piena di negozi di souvenir e cagatine simili, mi addentro di nuovo nel centro per uscirvi in zona Plaza de Espana e per salire su Paseo de la Indipendencia, uno stradone porticato trafficatissimo di gente, si trovano qui infatti decine di negozi, un centro El Corte Ingles, un multisala e un centro commerciale particolare, El Caracol. La particolarità del Caracol è che si sale tra i vari piani seguendo un percorso a chiocciola, niente di straordinario, ma lo avevo in programma come punto di ristoro.

Dunque mi accomodo in un locale e prendo: tortilla di patate, due tramezzini al formaggio, una tortina di non so cosa e una birra Ambar, onnipresente. Ci voleva questa cenetta, me la prendo comoda, tanto che all’uscita mi rendo conto che è piuttosto tardi, le 20. Il mio problema è comprare le birre per la sera prima che il negozio di frutta secca sotto l’hostal chiuda, alle 21.30. Il tempo c’è, decido quindi di fare un ulteriore giro per le vie intorno l’hostal, strade molto sfarzose, con casinò, sale da bingo, hotel a 4 e 5 stelle.

Ora accadrà un fatto increscioso, che un po’ mi rovinerà la giornata.

Mentre camminavo tranquillo fumando una sigaretta, all’altezza dell’hotel Sol Melìa 5 stelle, sento qualcuno gridare fermamente: EHIII, OOHH!
Però non mi giro, per prudenza all’estero, soprattutto quando viaggio solo, mi faccio i fatti miei e non mi fermo a guardare eventuali casini (vedi risse, gente ubriaca o strafatta e via dicendo), ne tanto meno do confidenza a chicchessia. Le grida aumentano di decibel e percepisco dietro di me gente che corre. A sto punto mi fermo, ma non faccio in tempo a girarmi che ho addosso a muso duro due enormi agenti della Guardia Civil! Uomini abnormi, non come i poliziotti italiani stile commissario Winchester dei Simpson! Uno di loro impugna minaccioso un manganello, l’altro mi spinge verso un portone.

Cominciano a farmi il 3° grado in aragonese stretto, ovviamente non capisco quasi nulla, se non “documento”. Gli porgo la mia carta d’identità, uno dei 2 la prende, mi guarda schifato e fa: “i.t.a.l.i.a.n.o. ehhh!!, mui bien!” e se ne va in auto. L’altro mi fa capire che devo essere perquisito, si prende lo zaino e il giubbotto e davanti a centinaia di persone accende la sua torcia blu per controllare tutto minuziosamente, la gente intorno mi osserva allibita, la pessima figura è biblica, ma non è questa che mi preoccupa, piuttosto temo di essere portato, per non so quale motivo, in un carcere di massima sicurezza spagnolo! Destino ha voluto che nemmeno 3 giorni prima, avevo visto L’Angolo Rosso con Richard Gere, un film che narra la storia di uno straniero ingiustamente catturato e processato in Cina.

La tensione è alle stelle, la guardia mi chiede a raffica, in inglese stavolta, il motivo della mia permanenza in città, dove alloggio, con chi, fino a quando, se sono solo, se ho amici e quando sono arrivato.

Rispondo diligentemente a tutto e dopo qualche interminabile minuto di colloquio con un collega al walkie talkie, mi viene restituita la mia roba e la carta d’identità. Entrambi mi dimettono con una pacca sulla spalla e vanno via sgommando con la loro auto colorata. Sono molto scosso, meglio fare dietro front, fare la spesa e salire in camera, così faccio. Prendo una dose extra di birra, otto lattine, salgo in stanza, le infilo nella mia borsa frigo e ne bevo un paio alla goccia per calmarmi. Nel frattempo fumo una sigaretta dopo l’altra.

E vabbè, cose che capitano, ma se capitano all’estero, quando sei solo, di sera, non è mai bello, credetemi.
Una volta recuperata la serenità accendo la PSP, vedo un film inutile, poco prima delle 2 di notte metto in carica tutto l’armamentario e mi metto a nanna.

"Now I lay me down to sleep;
I pray the Lord my soul to keep.
If I die before I wake,
I pray the Lord my soul to take.
Take me baby, love me all night long"

Terzo giorno  (21 GENNAIO 2010)
Stamattina resterei a dormire di più, ma non è possibile, apro le tapparelle assonnato e una splendida giornata mi da il buon mattino. Faccio lo zaino in maniera tattica, cioè piego tutto all’inverosimile, in verità ho poco e nulla, ma devo far spazio alle sigarette che dovrò acquistare. In Spagna le Winston Blu vengono vendute a 3€ al pacchetto, a differenza dei 3.80€ italiani. Due stecche quando sono da ‘ste parti le ho sempre comprate. Effettuato il check out dall’hostal, mi metto in marcia, verso gli ultimi due obiettivi in programma: l’Università e il Parque Primo de Rivera.

La città è molto movimentata, percorrendo la Gran Via si vedono nugoli di operai al lavoro, per la realizzazione della tramvia che dovrebbe essere pronta entro un paio di anni, anche qui i cinesi gestiscono minimarket e negozietti di abbigliamento sospetti, mi fermo in uno dei loro market per la colazione, oggi più blanda dato che debbo volare: red bull e pacchetto di cookie al cioccolato.

Nel frattempo che sgranocchio i biscotti ricordo di avere nel portafogli una scheda telefonica internazionale, acquistata a settembre 2009 su un volo Ryanair ed usata una volta solamente, a Valencia per 2 minuti di chiamata. Trovo velocemente una cabina, (all’estero ce le hanno ancora, non sono come da noi che le abbiamo fatte sparire), infilo la scheda convinto di fare una telefonata veloce a casa, ma resto inchiappettato. La scheda è scaduta. E che diavolo, meno male che mi avevano assicurato che non aveva scadenza! 10€ buttati.

Intanto che impreco, raggiungo la città universitaria. L’ingresso pare Cinecittà in piccolo e le facoltà all’interno sono distribuite in stile Sapienza, in effetti mi sembra di stare a Roma, c’è casino, gente che sciopera e sporcizia random. Una puntatina a Lettere e Filosofia non me la faccio scappare, sono curioso di vedere come stanno messi qua, da me regna sovrano il caos.

Scopro che qui tutto è più pulito e ordinato; le aule, i corridoi, le scale. Gli studenti parlano a bassa voce, le stanze dei prof sono tutte allineate, gli orari delle lezioni sono chiari (anche per me che sono italiano), non ci sono in giro fogli volanti, salendo all’ultimo piano si possono trovare addirittura affreschi sulle pareti e poltrone di pelle fuori la segreteria! Roba che a Roma ti sogni la notte.

Meglio andare via va, basta rosicare, tanto ormai ho praticamente chiuso con l’università, ad aprile (2010) mi laureo, onestamente mi mancheranno i casini, le lezioni saltate, i ricevimenti sballati, gli esami passati in modo fortunoso a e tutto il resto. Ma bando alla nostalgia, la mattinata è ancora a metà, il bus per l’aeroporto parte da sotto il mio hostal alle 12.30 e ho ancora il tempo necessario per visitare l’ultimo punto d’interesse, il Parque Primo de Rivera.

Non è molto distante dall’università, è di fianco lo stadio di calcio.

Il parco è esteso per lungo, la prima parte è caratterizzata dalla presenza di diverse fontane, che secondo le mie fonti, propongono un discreto spettacolo coreografico a sera (stile fontana magica di Barcellona, forse), la seconda parte comincia con una lunga ed alta scalinata che porta in cima ad un bel belvedere dal quale si domina tutta la zona botanica sottostante. Non male, purtroppo il cielo si è un po’ coperto, quindi le foto vengono malino, nel frattempo che ho percorso tutto il parco, si è fatta ora di tornare in zona bus.

E’ arrivato il momento di tornare indietro, verso il centro, verso la fermata del bus. Prima però faccio i miei acquisti, prendo le due stecche di Winston a 60€, mi vengono regalati un plaid e un accendino. Ora le stecche entrano nello zaino, ma il plaid assolutamente no, opto per non buttarlo, spero che all’aeroporto non facciano storie e magari mi facciano passare anche con una busta in mano oltre che con il bagaglio (regola che Ryanair spesso trasgredisce, o meglio i passeggeri spesso trasgrediscono a volte senza conseguenze).

Alle 12.30 in punto parte il bus per l’aeroporto. Il percorso è ovviamente lo stesso dell’andata, ma stavolta sono seduto davanti in posizione favorevole per qualche foto e video. Alle 13.15 sono in aeroporto, molto in anticipo, ma va bene così, meglio in anticipo che in ritardo, questa è una mia ferrea regola. Il mio volo è alle 15.50, l’idea era quella di passare i controlli ed entrare nella zona dei gate per sistemarmi a vedere qualche puntata dei Griffin sulla PSP. Sfortunatamente i controlli in questo aeroporto possono essere passati solamente un’ora prima della partenza del volo, quindi vengo allontanato e mi viene consigliato di attendere in caffetteria, sì certo perché io sto a regalare soldi per caffè e cornetti puzzoni.

L’aeroporto è totalmente desolato, a parte me e una famiglia di cinesi.

I voli in partenza per tutta la giornata sono 4 solamente. Roma, Francoforte, Bergamo e mi pare Madrid. Un’ora prima dell’imbarco comincia ad arrivare gente, io sono tra i primi a passare i controlli (molto blandi) e senza fretta mi accomodo dinnanzi il gate 5. Al momento dell’imbarco assisto a scene di panico, gli addetti Ryanair qui non scherzano con le misure del bagaglio a mano, sono inflessibili e non permettono nemmeno una bustina in mano oltre allo zaino o al trolley.

Sto per disfarmi del plaid quando ho un’idea: lego la busta alla maniglia dello zaino, così da renderlo invisibile una volta messo in spalla. Davanti a me, ogni passeggero sborsa recalcitrante 35€ di multa per bagaglio in eccesso, le gabbiette stampo sono impietose, io passo in scioltezza senza essere considerato. Meno male, la profondità del mio zaino a ben guardare è oltre le misure consentite a causa del plaid, roba di poco ma è comunque fuori misura per profondità, lo ammetto. Il meglio lo danno quei pax che piuttosto che pagare 35€ o peggio, restare a terra, si infilano addosso 8 maglie, 3 jeans, 5 cappelli, 2 giubbotti. In pratica salgono in aereo goffi e gonfi come l’omino Michelin, mi fanno troppo ridere!

Una volta a bordo non riesco ancora a rilassarmi, c’è un problema con la scaletta, non viene su, questo fa accumulare circa 10 minuti di ritardo ma comunque il guasto viene risolto e si parte. Arrivo a Roma con 10 minuti di anticipo, ho un bel passaggio ad attendermi, quindi niente sfacchinata finale massacrante tra bus e treno. Ancora una volta è andato tutto secondo i piani, a parte il brivido Guardia Civil, la città di Saragozza merita sicuramente una visita, a patto che sia breve e possibilmente gratuita con Ryanair.

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