New York

Una settimana a New York

Central Park

Periodo: Aprile

Da tutta la vita i tre luoghi che più desideravo visitare erano Londra, Parigi e New York. A 27 anni ero riuscita a realizzare i primi due, mancava il terzo. Incapace di convincere nessun amico/amica a venire con me.. troppo costoso, difficile far combaciare le ferie, volo troppo lungo, forse ci vado a Natale con il fidanzato, etc... Scuse che stavano rimandando il mio viaggio.

Ad aprile 2012 il mio capo mi dice che se voglio prendermi una settimana di ferie (l’ultima era stata ad agosto dell’anno precedente) questo era il momento. Pensando che sarei finita con il fare la solita settimana relax in casa, vado su Edreams e  inizio a guardare voli a caso, per sognare un po’. Guardo per gioco i voli per New York. Volo diretto  a/r Malpensa – JFK con American Airlines circa 370€. Partenza 18 aprile. Tra un mese. Guardo e riguardo incredula. Inizio a chiamare amiche a caso nella speranza che qualcuna voglia cogliere la palla al balzo. Raccolgo solo dei forse.
Ma è troppo allettante e inizio a pensare che sia un segno. Prenoto. Da sola. Per me e basta.

Inizialmente mi dico che tempo un mese troverò qualche compagno di viaggio ma, una volta prenotato, la felicità è troppa e inizio a pensare solo per me. E infatti parto da sola, nervosa e superfelice come un superfan a di fronte al suo attore preferito.

Ora devo capire dove dormire. Hotel e B&B troppo costosi da sola. Ostelli apparentemente da film dell’orrore. Chiedo aiuto ad una conoscente che ci era stata tempo prima. Scopro il sito Airbnb. Appartamenti, stanze, divani in affitto per un giorno o per mesi in tutto il mondo. E puoi vedere le recensioni di chi ci è già stato per non andare del tutto alla cieca in casa con sconosciuti.

Dopo alcuni giorni in cui contatto vari proprietari, scelgo il mio appartamento.

Stanza singola in appartamento con altre tre persone, quinto piano, East Village, nella Lower Manhattan.  Circa 50€ a notte, onestissimo.

Passo un mese tra web e guida Lonely Planet, studio tutto il possibile e mi preparo un dettagliatissimo piano di battaglia per vedere tutto quello che voglio vedere senza sprecare soldi e tempo. Una settimana a New York spendendo meno di 1000€ tutto incluso, si può fare e ne sono la prova. Così il 17 aprile con la mia valigia vado a Milano a dormire da un’amica.

GIORNO 1 – MERCOLEDì 18 APRILE

Il mattino presto prendo il treno per Malpensa e, in anticipo come al mio solito, mi ritrovo all’imbarco bagagli (avevo già fatto il check in online), passo la dogana e finalmente salgo in aereo. Ore 10.30 decollo. Primo volo oltreoceano, primo volo da sola. Le circa otto ore di volo passano in fretta, due film, una dormita e l’eccitazione fanno scorrere le ore. Il fuso orario non mi tocca troppo. Prima di atterrare compilo il modulo per la dogana da consegnare al JFK. Poi l’aereo si abbassa e inizio a vedere i grattaceli.. senza parole. Ora newyorkese 13.30 circa: atterriamo. Incredula scendo dall’aereo.

Passati i mille controlli doganali americani (impronte digitali, dichiarazioni varie, foto e domande sul lavoro che faccio, sul perché io sia là sola e cosa abbia intenzione di fare..) cerco l’Airbus che collega aereoporto a Metropolitana. Costa solo 5€, poi farò la tessera della metro per una settimana, 26€ circa, per potermi spostare in liberà e nel modo più cheap. Scesa dall’Airbus salgo in Metro. Le persone sono socievoli, molto più socievoli e gentili che in Italia.

Chiacchiero, me la cavo abbastanza bene con l’inglese, e mi danno consigli utili.

Quasi un’ora di viaggio nella Metro sopraelevata tra i quartieri di Queens e Brooklyn dove inizio ad osservare il lato meno fashion e forse più vero della città. Sembra di essere in un altro mondo e io credo di sognare. La Metro torna sottoterra poco prima di arrivare a Manhattan. Scendo e finalmente tocco con i piedi il suolo della brulicante isola.

Con la cartina raggiungo l’appartamento. Abito di fianco alla prima casa newyorkese di Madonna, quando ci venne nei rigogliosi anni ’80. Suono e mi apre un pittoresco ragazzo vestito solo dei suoi lunghi capelli e di una sorta di boxer/mutande. E’ il fratello della proprietaria, mi dà le chiavi e mi mostra la mia stanza. Lui dorme in tenda in soggiorno. Sì esatto. Tipo strano, ma è simpatico e gentile. Conosco le altre due inquiline e mi sistemo in camera.
Casa piccola ma molto carina, quinto piano senza ascensore ma, fortunatamente, dato che conto di fare molto shopping, la mia valigia all’andata è semi vuota. La mia stanza è molto piccola, un po’ incasinata ma perfetta per il suo scopo: dormirci soltanto.

Lasciati passare 5 minuti per realizzare che, sì sono davvero nell’East Village a New York, esco, la voglia di esplorare è troppa. Sono le 17.00, prendo la Metro e vado dritta a Times Square, nel cuore psichedelico della città.  Mi dirigo al Rockefeller Center, voglio salire subito sul Top of The Rock. Dall’Italia avevo già acquistato su Expedia il New York City Pass (circa 68$) che mi permetterà di vedere una serie di cose/musei/luoghi a prezzi molto ridotti e senza fare fila. Lo ritiro con il mio voucher stampato presso la biglietteria del Top of the Rock e salgo.

Sembra Gardaland.

Ascensore di vetro dove guardando in su puoi vedere, tra le luci, la velocissima salita attraverso lo scheletro del grattacielo. Il cielo non è limpidissimo ma la vista toglie il fiato. Di fronte a me l’Empire State Building, dietro Central Park. Sto un po’ sulla terrazza, chiacchiero con dei turisti francesi e poi incontro un simpaticissimo inserviente del palazzo che mi vede sola e decide di farmi un servizio fotografico con la mia macchina, affinchè io abbia delle foto con anche me.

Dopo una buona mezzora scendo, esploro e guardo cose fino ad ora viste solo nei film. Moltissimi dettagli attirano la mia attenzione. Soprattutto le persone. Le facce. Sono sorridenti, sembrano felici, sono rari qui i musi lunghi a quanto pare. Nessuna paura anche se sono da sola. Gente ovunque a qualunque ora. Anzi, mi sento molto meno sicura in Italia senza dubbio. Ragazze e donne da sole non esitate, viaggiate.

Mi siedo sulla scala rossa di fronte ai giganteschi cartelloni pubblicitari per guardare i grattacieli da quel punto, ma la mia attenzione viene catturata da un negozio di fronte a me: FOREVER21, catena di abbigliamento e accessori super moda e super low cost. Cinque giganteschi piani interrati di  pura tentazione. Impazzisco e, se un secondo prima avevo pensato di tornare a casa a dormire (dato che si stava facendo buio e dato che, con il fuso orario, era ormai l’una del mattino passata in Italia, ed ero quindi in piedi da più di 20 ore), cambio idea e decido di concedermi subito dello shopping ricostituente. Prezzo medio di un abito carino: 15$. Non sottolineo quanto quello store sia pura gioia per una donna..vi lascio immaginare. Vi informo che vendono anche online comunque..

Quindi perdo un’oretta là dentro, esco che sta tramontando il sole tra i grattacieli, bellissimo, chiacchiero con due fratelli newyorkesi che mi accompagnano alla fermata giusta della Metro e torno a casa.

A due passi dall’appartamento scopro di avere un gigantesco WHOLE FOOD MARKET, supermercato semi biologico, con qualunque cosa si possa immaginare, sopra al quale c’è una terrazza a vetri che dalla sulla Houston Street dove puoi fermarti a mangiare quello che acquisti. Compro un pollo alle fragole (volevo provare qualcosa di nuovo), latte e cereali per la colazione, e vado a casa. Mangio il pollo (semi-terribile) a letto e scrivo mail (c’è il wifi in casa) in Italia per avvisare che sono viva. E sono ormai le 22.00, sono in piedi da 24ore circa, mi addormento come morta.

GIORNO 2 – GIOVEDì 19 APRILE

Forse causa fuso orario, forse per l’ansia di vedere, alle 6 sono sveglia. Colazione ed esco. Meta: Liberty ed Ellis Island. Scendo a Wall Street e vado verso Battery Park, ci sono solo alcuni lavoratori dei super uffici, la città sonnecchia ancora un po’. Nuvole in cielo. Incontro uno strano uccello gigante che passeggia per il parco (mi dicono che è un “Turkish”..boh), a me sembra un mega pseudo gallo cedrone. Mi chiedo che ci faccia lì. Passeggio sul lungo mare attendendo l’orario per prendere il battello e, nel momento in cui salgo, si apre il cielo e ogni nuvola scompare.

Il viaggio in battello è breve ma è molto bello vedere lo skyline di Manhattan da lontano. Sbarco a Liberty Island, splende il sole. Giro l’isola, osservo la Statua ma non salgo, mi godo lo spettacolo da sotto. Dopo meno di un’ora il traghetto riparte per Ellis Island, giro del museo e poi me ne torno a Manhattan.

Mi inoltro a Wall Street, passo dall’ex World Trade Center guardando il vuoto che lascia, ma intuendo la rinascita, di fatto i lavori del nuovo grattacielo stanno procedendo spediti.

Wall street è come nei film, palazzi imponenti e uomini ben vestiti con valigetta. Mangio uno dei molti hot dog con mostarda che mangerò a NY (la mostarda è molto più buona della nostra).

Altro negozio da vedere: CENTURY21, super outlet, quasi un supermercato, di abiti e accessori di ogni stilista esistente al mondo. Bisogna frugare con calma dato che è gigantesco e la gente infinita. A questo punto mi immetto sulla Broadway e la percorro per ore verso nord Manhattan attraversando Soho. Via caratteristica e interessante, molto street style, piena di negozietti carini dove fare shopping. Arrivata sulla Houston mi dirigo verso il Washington Square Park per riposare un attimo. Qui incontro un tipo argentino con cui inizio a chiacchierare e, chiacchierando (ve l’ho detto che qui sono tutti supersocievoli), attraversiamo Greenwich Village e il Meatpacking District per arrivare poi sulla High Line, la vecchia ferrovia sopraelevata ora trasformata in passeggiata/parco molto carino. Bevuto un Bloody Mary con l’argentino sotto la High Line, me ne torno a casa, è tardi. Tento il cibo Vietnamita..ma devo aver scelto male il ristorante..:/

GIORNO 3 – VENERDì 20 APRILE

Da super fan del mondo del cinema e dei luna park non posso che fiondarmi all’alba a Coney Island dopo circa un’ora di Metro. Mi accoglie un’atmosfera surreale e un cartello che dice “Little Russia on the sea”. In effetti come avrò modo di notare è il quartiere popolato soprattutto da gente dell’est, molto simpatica tra l’altro. Adoro che i passanti mi chiamino “Young lady” per darmi indicazioni o altro.. Ed ecco la spiaggia, Brighton Beach. Bellissima anche la passeggiata sul lungomare che fiancheggia il luna park.

Sto li a godermi il sole su una panchina per un paio d’ore, la vista toglie il fiato, poi risalgo in Metro, c’è ancora molto da vedere.

Scendo a Brooklyn, quartiere Dumbo, per fare un breve giro e per trovare l’accesso (meno facile del previsto, mi sono persa un paio di volte) al Ponte di Brooklyn perché voglio farlo a piedi fino a Manhattan per vederla avvicinarsi. Venti minuti con un buon passo, più lungo di quanto pensassi. Mi vengono in mente mille film. Il ponte è stupendo, vecchio stile, ma è imponente anche il Manhattan Bridge alla sua destra.

Mi fermo a guardare uno spettacolo di ballerini freestyle appena scesa dal ponte, dopodiché vado a destra, eccomi a Chinatown. Dopo aver esplorato il quartiere ed anche la ormai inesistente Little Italy (ridotta a Mulberry street) pranzo con una coppia di italiani con cui scambio informazioni. Qui bevo il mio miglior caffè newyorkese, freddo con ghiaccio, da Mac Donald’s… fate voi..:)

Nel pomeriggio mi dirigo a Union Square e al Flatiron District. Il Flatiron, situato dove la Fifth Ave taglia la Broadway, è un edificio dal design molto interessante, soprattutto considerando gli anni in cui è stato costruito. Esploro un po’ la zona, faccio la spesa, e poi mi dirigo a piedi verso casa, è più facile di quanto si pensi girare Manhattan. Ceno nel mio quartiere che è pieno di studenti e di locali, poi letto.

GIORNO 4 – SABATO 21 APRILE

Sono le 8, il sole è alto nel cielo e la temperatura è pre-estiva, perfetto per un bel giro a Central Park. Vado in Metro a Columbus Circle e mi inoltro nel parco con lo scopo di perdermi. Dopo un’ora non ne sono ancora uscita. E’ una sensazione unica essere in mezzo al parco e vedere sullo sfondo stagliarsi i grattacieli. Esco nel lato Upper East Side cercando di sentirmi un po’ nei panni dei personaggi di Gossip Girl e mi incammino sulla Museum Mile finchè non arrivo al Met, il Metropolitan Museum.

Immenso. Lo giro tutto, passando più velocemente alcune sale che trovo meno di mio gusto ma nel complesso è da urlo, se vi piacciono i musei. Da Mirò, a Renoir, fino a Monet e Pollock e con una divertente sezione di arte contemporanea. Proseguo per la Fifth Avenue passando da Tiffany e dall’Apple Store,devio un attimo per entrare alla Grand Central, stazione ferroviaria d’altri tempi, davvero da vedere. E poi mi dirigo alla New York Public Library che mi toglie letteralmente il fiato. Vorrei passare il pomeriggio lì dentro a leggere ma mi aspetta la salita sull’Empire Stante Building. Arrivata in cima all’edificio fa quasi freddo e il vento è molto forte ma mi gusto l’audioguida che racconta la storia di molti avvenimenti riferiti a palazzi che si vedono da lassù. Oggi il cielo è limpidissimo.

Torno a casa, doccia, mangio qualcosa ed è già tempo di uscire. Grazie al wifi mi metto d’accordo con un ragazzo di Milano, conosciuto su un forum di viaggi poco prima di partire e anche lui da solo a New York, per andare in uno splendido locale di cui mi avevano parlato: 230 FIFTH AVENUE. Proprio tra il Flatiron e l’Empire, al ventesimo piano (dove ti ci accompagna uno chauffeur in ascensore) una terrazza di 2000mq sospesa in mezzo ai grattacieli. Il panorama è mozzafiato, davanti a noi l’Empire illuminato dalle luci notturne. Beviamo un drink dal nome stranissimo, sentendoci come in Sex and The City, ma dopo un po’ le nuvole riempiono il cielo, lampi e tuoni, il temporale arriva. Così ci spostiamo al piano inferiore dove il locale diventa discoteca. Intorno a noi nessuna parete, solo vetrate che permettono di vedere tutto intorno.

Balliamo fino a tardi mentre dai vetri si vede la tempesta, atmosfera spettacolare. E’ notte fonda ed è ora di tornare a casa. Ci metto un po’ ma fermo un taxi sulla Fifth Ave sotto la pioggia. E fare questa cosa a New York con l’ombrello e i tacchi alti è fondamentale per sentirsi  come in un film.

GIORNO 5 – DOMENICA 22 APRILE

Mi sveglio un po’ più tardi del solito. Primo e unico giorno di pioggia. La temperatura è calata molto, tempo di colazione e poi museo. Vado in zona Rockefeller Center per fare colazione alla famosa Magnolia Bakery dove mi aspettano un sacco di varietà di cupcakes. Ne prenderei mille ma mi contengo e ne prendo due più un terrificante caffè. Le cupcake sono pura gioia e puro zucchero. Dopo una sono già sazia e lo sarò per tipo 20 ore, penso che una cupcake abbia le calorie di un pranzo natalizio, per quattro.

Tempo di Moma, Museum of Modern Art. Salto la fila con la mia fida tessera ed entro. Parto dalla mostra speciale di Cindy Sherman per poi scendere: Van Gogh, Klimt, Braque, una stanza intera con delle gigantesche ninfee di Monet (credo di esserci stata seduta per un’ora), Warhol e mille altre cose. Il meglio insomma. Lo giro con calma, si sta bene lì visto il tempo fuori.

Quando esco piove ancora, così mi faccio un bel giro sotto la pioggia sulla Fifth Avenue dove trovo un po’ di regali per le amiche. Giro senza meta e mi perdo nelle vie, cosa che amo.. Quando non so più dove sono mi cerco sulla cartina. Permette di scovare luoghi nascosti davvero carini. Viene sera cerco  un posticino dove mangiare, poi crollo a letto.

GIORNO 6 – LUNEDì 23 APRILE

Penultimo giorno.

Voglio andare nell’Upper West Side, al Natural History Museum, quello dei dinosauri. Devo ammettere che non mi ha fatto impazzire ma andava visto. Uscita mi perdo nei vicoli ma poi un amico italiano, casualmente anche lui a New York quel giorno per lavoro, mi chiama. Ci troviamo a Times Square, mangiamo della super carne in un ristorante, poi giretto a Central Park nelle zone più wild, quelle che se ti inoltri troppo ti sembra di essere in mezzo a un bosco e non a New York City. Poi torniamo in zona Broadway guardiamo i cartelloni e ci lasciamo tentare, acquistiamo due biglietti per vedere il musical Chicago (70$ meritatissimi). Nell’attesa andiamo in un pub lì vicino dal sapore molto retro, LILLIE’S. L’arredamento è nostalgico e propone un’atmosfera primi ‘900, spettacolare. Ordiniamo due gin tonic e chiacchieriamo a lungo.

E’ il momento di dirigersi verso il teatro, lo spettacolo sta per iniziare. Puro divertimento, ne valeva davvero la pena. Finito il musical passeggiata a Times Square che la notte è più affollata del giorno. Delle cheerleader fanno uno spettacolino in mezzo alla folla. E’ tardi ormai e torno all’appartamento.

GIORNO 7 – MARTEDì 24 APRILE

Ultimo giorno. Sento già il dispiacere della partenza ma sono felice di essere riuscita a gustare tutto quello che desideravo di più. Vago per Manhattam per perdermi ancora un po’. Torno sulla Broadway per gli ultimi acquisti e inizio a temere il peso della valigia all’imbarco.

Vado al Madison Square Park, dove, seduta su una panchina, vengo assalita da un simpatico squirrel, uno scoiattolo. Pure loro sono amichevoli qui. Torno a Union Square dove c’è la New York Film Accademy e mi siedo tra gli artisti di strada.  Un uomo gentile che sta lavorando nel giardino mi regala una pianta di viole.  Ultima passeggiata è tempo di andare a chiudere la valigia.

Saluto i miei coinquilini, in verità visti pochissimo perché ero sempre fuori, e prendo la Metro per tornare al JFK. Assaporo l’ultimo spettacolo di Brooklyn dall’alto, non voglio perdere nulla. Arrivata in aereoporto scopro che check in e imbarco bagaglio si fanno in modalità self service. Cioè scannerizzi il passaporto, ti stampi la carta di imbarco, ti pesi la valigia, stampi l’etichetta e la vai a mettere sul rullo generale, tutto questo da solo. Un super risparmio di tempo. Un pò di timore di sbagliare. Passata anche la dogana mi siedo ad aspettare. Mangio qualche ultimo snack americano e prendo qualche rivista locale da leggere in volo.

Ore 18 e qualcosa si decolla. Mangiate le lasagne con pesto (?!) della American Airlines provo a dormire. Non ci riesco a quanto pare. Film. Leggo. Atterro a Milano alle 8.30 del mattino. La mia valigia atterra. Evvai.  Prendo il treno per tornare a casa.  Non so perché ma in treno ho la sensazione di essere wonder woman. Mi sento felice, speciale forse. Mi sembra di aver compiuto una bellissima impresa. Da sola a New York. Il mio sogno.

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